Nella mattinata del 27 marzo, l’Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna, ha riunito i giornalisti locali nel salone dei vescovi per gli auguri pasquali consueti. Poiché il mondo è dilaniato da numerose guerre, ha posto al centro del suo messaggio augurale la parola “Pace”. Una pace con la P maiuscola, perché non è solo assenza di guerra; è anche gioia, fratellanza, solidarietà, giustizia e co-responsabilità nelle decisioni. Con queste quattro parole – responsabilità, amore disarmato, e solidarietà – il vescovo ci ricorda che basta porre al centro della nostra vita la Parola Evangelica per comprendere il senso profondo della pace.
“Ri-impariamo il senso della responsabilità entrando nel cenacolo”, come Cristo che si è messo al servizio di chi era al di sotto di lui e ha trasformato la sua vita in un dono consapevole. “Ri-impariamo la pace, entrando nel Getsemani”, dove Gesù si è consegnato disarmato a coloro che venivano a prenderlo con spade e bastoni, come un bandito, e ha fatto riporre la spada a chi voleva difenderlo, esaltando così il valore eterno della pace come “amore disarmato”, dice Mons. Renna. Solo un tale amore può darci tutte le energie necessarie per educare i giovani alla pace, alla responsabilità e alla solidarietà. La solidarietà è Amore puro, è donare senza avere, è aiutare l’altro sulla via della croce a reggere il peso di una sventura che potrebbe essere troppo pesante per lui, senza neppure conoscerlo. Amore è unire le forze per dare di più a chi ha meno, è creare una fraternità che non ha confini.
Ci chiediamo quale sia la distanza tra autonomia differenziata e corresponsabilità o solidarietà. Che relazione può esserci tra autonomia differenziata e Unione Europea, proprio mentre ci prepariamo a rinnovare il parlamento europeo che si adopera per mantenere la pace e ridurre le disuguaglianze. Può sembrare che queste nostre libere riflessioni siano lontane dal concetto di Pasqua o di Pace, ma a pensarci bene non è esattamente così. Qualunque sia la nostra religione, Pasqua significherà sempre e comunque gioia, e gioia significherà pace, e pace significherà amore, e amore significherà donazione gratuita. E dunque torniamo al punto di partenza: riscoprire il testo evangelico nel cenacolo, nel Getsemani e sulla via della croce per reimparare la responsabilità, l’amore disarmato e la solidarietà.
Intervistato dai giornalisti presenti, l’Arcivescovo metropolita ribadisce anche il significato autentico della parola “Vita”: non sta nella sua qualità, ma nella sua dignità, perché tutte le vite hanno pari dignità, anche nei luoghi di guerra, di fame e di ingiustizia. A Catania non c’è la guerra e forse non c’è la fame, ma ci sono continui atti di prepotenza e delinquenza voluti da padri che mettono in mano ai loro figli delle pistole. Tuttavia, cambiare si può se rileggiamo il messaggio evangelico pasquale e partecipiamo alle funzioni religiose della passione, non per vedere uno spettacolo o fare turismo, ma per far scendere la Parola nei nostri cuori.