In un mondo in cui tutti constatano il degrado dei costumi socio-familiari e la confusione tra cultura, sapere e informazione, in un mondo in cui le istituzioni -anche quelle di settore- appaiono lontane e disattente, ci chiediamo se esista ancora qualcuno davvero interessato al futuro dei giovani.
Per loro il futuro è prima di tutto lavoro. Ma il lavoro implica conoscenze, abilità e competenze reali acquisite a scuola e nel mondo della formazione superiore.
Molti docenti lamentano che in questi ultimi decenni l’istruzione sia scolastica che universitaria è cambiata, che il livello di preparazione degli alunni si è abbassato e che è sempre più complicato per i docenti portarli ad un grado di competenza adeguato al mondo del lavoro, il quale invece richiede livelli sempre più alti di professionalizzazione.
Infatti, stando agli ultimi dati ISTAT e a quanto affermato dall’attuale Ministra del Lavoro, nel 2023 si sono resi disponibili circa 500.000 posti di lavoro dei quali solo 250.000 sono stati occupati, mentre gli altri sono rimasti vacanti per mancanza di figure professionali adeguatamente specializzate, soprattutto tra i giovani. In questo gli istituti tecnici italiani dovrebbero essere più competitivi rispetto ai licei, ma non sempre è così.
Si assiste ad un forte scollamento tra le conoscenze teoriche acquisite dagli studenti al termine del percorso scolastico e le abilità e competenze realmente richieste dal mercato del lavoro. Tanto è stato recentemente rilevato dalla Senatrice della Repubblica Dott.ssa Ella Bucalo in una sua conferenza presso l’Istituto Aeronautico “A. Ferrarin” di Catania, dove si è recata in occasione di un incontro su “Le istituzioni incontrano le scuole: il valore della scuola pubblica di eccellenza nel territorio e nel Paese”. Dopo lo stallo economico e culturale causato dalla pandemia, l’Unione Europea ha promosso i finanziamenti PNRR puntando soprattutto sulle abilità STEM e sull’inglese. L’utilizzo di queste fonti finanziarie da parte delle scuole vuole essere un ponte verso il futuro, una risorsa per avviare i giovani delle scuole secondarie superiori ed in particolare degli istituti tecnici e professionali ad acquisire competenze nuove e all’avanguardia ma soprattutto immediatamente spendibili nel mercato del lavoro.
Da parte delle istituzioni sia nazionali che locali si è compreso che è fondamentale collegare l’istruzione scolastica al mondo lavorativo odierno. Perché, se i giovani sapranno di andare a scuola non per acquisire solo conoscenze teoriche, ma anche – e forse soprattutto – abilità e competenze altamente professionalizzanti, allora essi andranno a scuola più volentieri e saranno più disposti a mettersi in gioco. Questo deve essere il mondo della scuola oggi. All’incontro citato erano presenti diverse autorità nazionali e locali, coese nella convinzione che potenziare le eccellenze scolastiche sia il fondamento di una società moderna e competitiva. Investire sulla scuola significa favorire grossi investimenti aziendali e quindi far sì che i giovani restino nel loro territorio anziché andare via. Occorre un cambiamento di prospettiva globale.