La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle Periferie in visita a Catania. Ecco cosa è emerso nel viaggio a Librino, San Giorgio, Fossa Creta e San Cristoforo
Nell’ambito di un progetto governativo nato di recente e mirato alla riqualificazione delle periferie urbane più a rischio, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, il 26 e 27 febbraio è venuta a Catania per incontrare non soltanto le autorità locali e l’Arcivescovo metropolita, ma anche e soprattutto per entrare a contatto con le realtà di decadenza e di povertà presenti nei quartieri della periferia catanese.
Nel pomeriggio del 26 la commissione si è recata nei quartieri di Librino, San Giorgio-Fossa Creta e San Cristoforo, dove ha visitato, tra gli altri, il Centro Formativo “Rosario Livatino” (San Giorgio) e gli oratori salesiani “San Giovanni Paolo II” (Librino) e “San Giovanni Bosco” (San Cristoforo). Questi quartieri sono il cuore pulsante della Catania di periferia, le aree dove più a lungo lo Stato e le autorità locali sono state spesso distanti e la loro presenza inefficace. Il fatto stesso che a salvare i bambini dalla povertà familiare e culturale e dal degrado sociale siano prevalentemente realtà ecclesiali lo conferma. Ciò che di buono è stato fatto in questi quartieri è frutto di un instancabile lavoro di rete. Una rete forte e articolata che vede protagonisti volontari di ogni genere, non soltanto preti e suore, ma anche la Caritas Diocesana, la Misericordia, la Fratres, la cooperativa La Fenice, l’istituto comprensivo San Giorgio, l’associazione Talita Kum e tanti altri ancora. Una rete è una maglia forte che sostiene il peso di oltre 70.000 persone, alle quali manca tutto: il cibo, lo studio, una vita sociale normale. Circa 100 i bambini che frequentano l’oratorio Giovanni Paolo II. Molti di loro sono aiutati nello studio dai volontari, mentre all’oratorio Livatino opera l’associazione Amici di Rosso Malpelo, promossa dall’Arcidiocesi. Ma molti di più restano tagliati fuori perché i volontari sono insufficienti e lo stato non fornisce supporti adeguati.
“Dieci anni ho dovuto aspettare per ottenere i locali di questo oratorio – dichiara Don Fabio Vassallo, parroco della chiesa Maria Ausiliatrice e San Domenico Savio – mentre giacevano in stato di abbandono da oltre trent’anni. Come anche molti altri edifici di proprietà del comune che sono ancora chiusi e che invece molto potrebbero offrire ai nostri giovani!” Per non parlare della fortissima accelerazione dello spaccio e del consumo delle droghe sintetiche in questi quartieri, come denunciato dalla direttrice della locale associazione Talita Kum.
Diversamente da come si potrebbe pensare, la presenza di congregazioni religiose in queste aree urbane non sempre è vista di buon occhio dagli abitanti che si sentono minacciati nella loro libertà di svolgere i loro loschi affari. Non sono mancate le minacce e gli atti intimidatori. Ci sono voluti anni perché queste persone si rendessero conto che le suore facevano del bene ai loro stessi figli. Le parole dell’Arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna, hanno dimostrato l’importanza di dare valori sani in cui credere: “La scelta del nome Livatino per l’oratorio parrocchiale non è casuale, ma sottolinea l’esempio di un siciliano che ha promosso la dignità dell’uomo. Fare Rete è fare sinergia col comune, con la scuola, con la pastorale carceraria e scolastica e con tutti i volontari laici e religiosi. Occorre che lo Stato favorisca queste sinergie per trasformare le città in bellissimi giardini da cui non occorre fuggire. Le attività sussidiarie e il terzo settore possono fare tanto, ma molto di più può fare lo Stato con una progettualità che promuove davvero la cittadinanza anche nelle periferie.”