Intervista al Prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, cardinale Marcello Semeraro
Nel saloni dell’Arcivescovado di Catania il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, si ritrova a casa. Uomo del Sud, pugliese di nascita, il cardinale è giunto ai piedi dell’Etna ospite dell’Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna, per celebrare il solenne pontificale in onore della patrona, Sant’Agata. Il cardinale accetta volentieri di rispondere alle nostre domande.
Eminenza, Catania è una città storicamente ricca di Santi e di Beati, da Sant’Agata al Beato Cardinale Dusmet, da Madre Maddalena Morano a sr Anna Cantalupo, per finire con la serva di Dio, Giuseppina Faro. Ma perché oggi giovani e meno giovani fanno fatica a comprendere che la santità è un fatto di tutti i giorni e alla portata di tutti purché mossi dalla vera dedizione a Dio?
La santità è una vocazione universale, come scritto nell’Enciclica Lumen Gentium. Essa tradizionalmente viene identificata con forme eroiche di virtù che giungono poi alle altezze della Santità o della Beatitudine. La fede, le opere e i miracoli di questi grandi Santi superano le barriere del tempo e dello spazio e fermate negli Acta e nella Innologia cristiana si ergono a modelli sempiterni di virtù.
Ma esistono poi dei modelli più spiccioli che Dio manda dall’alto della sua Sapienza affinché ci diano degli esempi di vita più quotidiana. Sono i santi della porta accanto. Perché la santità è fatta anche di piccoli gesti. Di piccoli esempi di Carità e di Fede che non assurgono alle glorie degli altari ma fanno santi tanti cristiani silenziosi.
La santità di Agata è grande. I devoti catanesi devono chiedersi per quale ragione essa è così forte e si è estesa fino a Roma e persino oltre i confini nazionali. Perché se una santa supera l’oblio del tempo e la forza del suo martirio giunge fino a noi, allora ella è appunto quell’eroina che in ogni tempo può insegnare il messaggio della santità e della fede incondizionata.
In questi giorni la festa è stata macchiata da un evento raccapricciante quale quello della violenza su una fanciulla innocente di soli 13 anni, la stessa età di Sant’Agata. La sofferenza di ieri e di oggi…
Non dobbiamo dimenticare che nella storia di sant’Agata figura San Pietro che le apparve di notte nel carcere e la guarì dalle ferite causate dal taglio delle mammelle. Così come Pietro, tutti i pastori della nostra chiesa devono aiutare coloro che vivono le ferite della violenza o la sessualità in modo errato a guarire dal loro dolore o dalle loro deviazioni. Tutti noi siamo chiamati ad aiutarli e a pregare il buon Dio per loro. La fede infatti è miracolosa e guarisce tutte le ferite.