In occasione della Messa dell’aurora l’Arcivescovo ribadisce la sua aperta condanna dell’etica della violenza e ricorda a tutti i catanesi che solo la Carità cristiana vince.
Questa mattina, come ogni anno all’alba del 4 febbraio,il nostro Arcivescovo metropolita, mons. Luigi Renna, ha aperto con la Santa Messa il triduo delle celebrazioni agatine in Cattedrale. Alle 5 in punto il sacro Sacello dove sono custodite le reliquie della nostra santa è stato aperto e la nostra amata martire ha fatto il suo ingresso trionfante sull’altare maggiore.
Sant’Agata è martire sempre attuale. Non trasformiamola in un mito pagano, perché ella è martire di Cristo, fedele nell’amore e nella donazione totale a Lui. I martiri siciliani come sant’Agata e padre Pino Puglisi ci insegnano che chi crede in Dio e nella sua luce si mette al servizio degli altri fino alla morte. “Sant’Agata ha fatto la sua parte, don Pino Puglisi anche; ora tocca a noi, i cristiani di questo tempo”, afferma il nostro Arcivescovo durante l’Omelia. Per mettersi a servizio non serve esser santi o martiri. Si può cominciare anche dalla propria famiglia. Il marito e la moglie scambievolmente. I genitori con i loro figli: “Un genitore che ama il proprio figlio gli mette in mano un libro, perché il sapere rende liberi e saggi. Lo manda a scuola per tenerlo lontano dalle grinfie della malavita e dello sfruttamento. Ma un padre che mette in mano al proprio figlio una pistola non lo ama perché gli insegna la morte. Se vogliamo una Catania migliore mettiamo nelle mani dei nostri figli un libro ed insegniamo loro la Carità.” Queste in sintesi le parole che stanno al cuore dell’Omelia pronunciata oggi dal nostro Arcivescovo.Queste parole hanno una grande profondità: un padre genera la vita del proprio figlio, ma se gli mette in mano un’arma gli insegna l’etica dell’odio, della prevaricazione, della morte. E’ la negazione totale dell’amore! Perché è solo con l’amore che si costruisce una società migliore!
Sua eccellenza nel commentare il vangelo odierno ci invita a fare come Gesù che non si riposa nemmeno il sabato, ma si rimbocca sempre le maniche e lavora per aiutare chi è nella sofferenza e nella malattia. E se l’amore e la fede guariscono i mali del corpo ogni figlio di Dio deve mettersi al servizio degli altri per salvare altre anime e costruire un mondo migliore, come ha fatto nel vangelo di Marco la suocera di Pietro, dopo essere stata guarita.
Ancora una volta il nostro Arcivescovo non usa mezzi termini per condannare l’operato abietto di alcuni siciliani e per indicare chiaramente la via del bene. Ad un’etica dell’egoismo, del denaro e della violenza deve sostituirsi un’etica del servizio e dell’amore. Sua Eccellenza si appella alle famiglie colte e sane di questa città perché si rendano utili nell’unione della coppia ed a supporto delle famiglie meno fortunate. In questi dueanni trascorsi a servizio della nostra comunità cittadina il nostro vescovo non ha mai perso un’occasione per evidenziare il grave disagio sociale che vivono molti quartieri urbani e per ribadire l’importanza del servizio per il bene comune. Molte sono state le iniziative promosse dalla nostra Arcidiocesi, da Un Cantiere per Catania all’Associazione Rosso Malpelo, dalla rinascita degli oratori all’accoglienza di Casa Betania e ai pranzi per i poveri. Il cammino è ancora lungo e irto di ostacoli, ma il Bene trionfa sempre se tutti camminiamo nella stessa direzione.
“Catania si salverà solo con la Carità!”