«Le candelore sono nate per essere segni di devozione a Sant’Agata. E noi vogliamo recuperare la tradizione più autentica, i cui nemici sono la perdita di fede, l’individualismo, l’esibizione». Queste sono state le parole dell’Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna, durante la celebrazione eucaristica con le Associazioni e i portatori delle Candelore che si è svolta nella chiesa di San Nicola l’Arena a Catania domenica 21 gennaio 2024. L’arcivescovo ha anche sottolineato che le candelore sono il segno di una devozione collettiva, “il segno di una civiltà che ha voluto sconfiggere l’individualismo”. Per questo motivo “la candelora non può essere di un privato”.
Purtroppo in tempi recenti della storia della Festa di Sant’Agata, alcune candelore sono state criticate a causa di comportamenti dei devoti non consoni alla vita cristiana e al culto di Sant’Agata. Non troppo tempo fa c’è stata addirittura un’inchiesta dei carabinieri per contatti sospetti con ambienti criminali per via di alcune soste, ovvero “annacate”, davanti alle abitazioni di noti malviventi. L’inchiesta è stata poi archiviata poiché nel corso delle indagini non sono emersi fatti da poter perseguire. Oggi c’è molta attenzione su questo tema.
«Le candelore devono essere attente a non perdere i loro caratteri di devozione festosa, ma vanno eliminati segni equivoci». Questa l’esortazione fatta dai S.E. Mons. Renna con riferimento al concetto di “religione capovolta” di cui parlò al forum di Justitia et pax europea di Berlino a luglio 2023. Un fenomeno complesso che ha origini nella leggenda popolare: “la religiosità del mafioso si esprime in forme nelle quali prevale l’ostentazione della devozione, attraverso donazioni per feste popolari, in una predilezione per momenti pubblici quali le processioni. Una fede distorta inculturata in un mondo fatto di violenza, di adorazione del denaro e del culto della personalità forte che non ha nulla a che vedere con il Vangelo”.
La vera Festa di Sant’Agata, la vera devozione alla Patrona di Catania non vanno confuse con altro: «quella per Sant’Agata è una devozione legata allo sguardo, lo sguardo dell’immagine del Busto Reliquiario e lo sguardo del catanese: sguardi che s’incrociano e che producono conversione, gioia di vita, forza per affrontare la sofferenza, entusiasmo nella testimonianza della carità», ci ricorda Mons. Barbaro Scionti, Parroco della Basilica Cattedrale Sant’Agata V.M. di Catania.
Le candelore o cerei di Sant’Agata sono delle pregiate sculture in legno dorato che accompagnano il Fercolo della Santa Patrona durante la processione in città, portate a spalla da alcuni devoti. La candelora rappresenta un rituale cristiano con una tradizione ampia e molto antica, assorbita a Catania dalla festa della Santa Patrona. Infatti Festa della Candelora è il nome con cui è popolarmente nota in Italia la festa della Presentazione di Gesù al Tempio (Lc 2,22-39), celebrata dalla Chiesa cattolica il 2 febbraio.
Attualmente la Festa di Sant’Agata è caratterizzata da 14 candelore (pare si introdurrà la quindicesima candelora dedicata a Luigi Maina). Nel 17° secolo erano quasi 30. La maggior parte di esse sono legate a corporazioni di arti e mestieri.
La candelora, nella tradizione cristiana, simboleggia la luce di Cristo che illumina le persone e sconfigge le tenebre. In tal senso i devoti “portatori” rappresentano il mezzo per portare luce e gioia in città e nei cuori di quanti, nei giorni della Festa di Sant’Agata, rinnovano la propria Fede. Sulle loro spalle prende vita il movimento sinuoso che annuncia l’inizio delle festività agatine. Le loro spalle portano il peso, non solo materiale ma anche simbolico, dei peccati.
Tuttavia la processione delle candelore è anche un momento di devozione popolare, tramandato da generazione in generazione, che compie la meraviglia di unire giovani ed anziani, stratificazioni sociali ed economiche nei vari quartieri.
Inoltre la candelora è anche opera d’arte. Pensiamo ad esempio al Cereo degli Ortofluricoltori in stile gotico veneziano. Oppure al Cereo dei Pescivendoli in stile rococò di fattura ottocentesca. Poi c’è il Cereo dei Pizzicagnoli noto per il suo stile liberty con alla base quattro splendide cariatidi. E non si può non citare il Primo Cereo Rinoti, la più antica delle candelore che apre la sfilata (sono disposte in ordine di anzianità). Essa è organizzata con quattro ordini artistici: alla base troviamo quattro grifoni con le ali spiegate circondati da motivi barocchi, poi quattro angeli con simboli agatini, al centro le scenografie del martirio e in alto quattro statue di altri martiri catanesi. Un dono degli abitanti di San Giuseppe la Rena che per ben duecento anni hanno saputo, con non pochi sacrifici, portare avanti la tradizione.