di Francesco Riggi *
C’è stata una consonanza, all’inizio di questo nuovo anno, tra il messaggio di Papa Francesco per la 57° Giornata Mondiale della Pace e il messaggio che il Presidente Mattarella ha voluto indirizzargli proprio in occasione di questa ricorrenza. Non è certo un’occasione da poco, se il tema centrale di questo dialogo è stato il nesso che lega indissolubilmente le nuove tecnologie digitali, le potenzialità offerte dall’Intelligenza Artificiale, alla possibilità concreta di contribuire alla costruzione della pace nel nostro pianeta.
Certamente, come Papa Francesco ricorda all’inizio del messaggio, l’intelligenza è una prerogativa della nostra condizione umana, espressione di una dignità che ci caratterizza come persone. La scienza e la tecnologia, i cui progressi vediamo sempre più rapidi con il passare del tempo, rappresentano una straordinaria possibilità per l’uomo, non solo per conoscere il mondo intorno a noi, ma per migliorare le condizioni di vita, per rendere dunque la vita più pienamente umana, e questo avendo di mira non appena il nostro orticello ma le condizioni dell’intero pianeta Terra. Bisogna dunque essere grati e riconoscenti per queste potenzialità che ci sono state offerte, e allo stesso tempo cogliere la grande responsabilità che tutti noi abbiamo per evitare di sprecarle. Il tema specifico su cui si è soffermato questo messaggio riguarda qualcosa che è letteralmente esploso negli ultimi mesi, pur se di Intelligenza Artificiale si è iniziato a parlare da ancor prima che i computer venissero inventati.
È sotto gli occhi di tutti la varietà di possibili applicazioni che le tecniche di Intelligenza Artificiale promettono di affrontare, e in alcuni casi già affrontano, nei campi della comunicazione, dell’istruzione, dell’economia e dei consumi, della medicina, dei trasporti, solo per citarne alcuni. Come per tutte le promesse, è importante valutare cosa la realizzazione di queste promesse comporterà per la gente, come sta per essere modificato il modo in cui affrontiamo i problemi, quali saranno le soluzioni ai problemi già esistenti. È in altri termini il problema dell’etica di fronte alle tecnologie possibili, un problema non nuovo nella storia dell’uomo, ma che le tecniche di Intelligenza Artificiale hanno velocizzato e generalizzato, coinvolgendo virtualmente ogni abitante del pianeta Terra.
Solo per citare uno dei tanti aspetti sui quali siamo chiamati a riflettere, pensiamo alla questione dell’apprendimento, che è alla base del funzionamento di questi algoritmi, ciò che viene denominato machine learning. Si tratta di “imparare” dall’esperienza passata, da ciò che sono i dati disponibili, così come il bambino impara dalle prime esperienze di vita e modifica il suo comportamento sulla base di ciò che ha vissuto e ha giudicato come un bene o come un male. I dati da cui gli algoritmi debbono imparare, tuttavia, sono talmente tanti che non tutti potranno essere utilizzati, e la selezione inevitabile di una parte di questi dati potrebbe comportare un bias, una sorta di pregiudizio che porta a privilegiare certi dati o certi comportamenti. È in fondo, se ci pensiamo bene, il problema dell’educazione, sempre al cuore di ogni esperienza umana. Come è possibile, infatti, migliorare le condizioni di vita personali, quelle della nostra città, quelle dell’intero Paese in cui viviamo, se non mettendo in gioco la questione educativa? E la questione educativa implica sempre qualcosa, qualcuno da cui imparare, rimanda sempre ad un soggetto dal quale val la pena imparare per crescere.
Per questo, anche a proposito di Intelligenza Artificiale, è sempre più urgente capire da quali fonti verranno le risposte prodotte dagli algoritmi che sempre più spesso utilizziamo. Si dice frequentemente che le macchine imparano da sole, ma quanto è confusa questa affermazione, visto che alla base del machine learning c’è attualmente un vasto repertorio di ciò che l’uomo ha prodotto in questi secoli! E così come avviene, o dovrebbe avvenire, nell’insegnamento e nell’apprendimento umano, occorre un discernimento critico per saper valutare, anche tra quanto è realtà di fatti storici, ciò che è stato un bene per l’uomo e ciò che ha rappresentato un male. Allora, non basta crescere nella consapevolezza del funzionamento e delle potenzialità di questi strumenti: non possiamo non accompagnare questa maggiore consapevolezza con il discernimento che può aiutarci a capire come utilizzarli.
E’ un compito al quale non può rinunciare la famiglia, con una compagnia adeguata ai ragazzi da parte dei genitori (e forse anche dei nonni); è un compito al quale non può rinunciare la scuola, con un’educazione intelligente all’uso di queste risorse, che faccia vedere la potenzialità dello strumento senza illudere che possa sostituirsi all’impegno personale sia dello studente che dell’insegnante; è un compito al quale non può rinunciare la società, con una individuazione oculata dei luoghi e delle professionalità in cui questi strumenti possono realmente concorrere a determinare il bene comune. Molto su cui lavorare, a cominciare da adesso.
* già ordinario di Fisica Sperimentale all’Università di Catania