di Giuseppe Di Fazio
Natale 2023. La città è illuminata a festa come non mai e si prepara ad ospitare grandi eventi. Le piazze vuote e le chiese chiuse di appena due anni fa, quando eravamo nel pieno della pandemia, sembrano un ricordo.
Ma la frenesia degli ultimi acquisti, il clima di euforia ritrovata, l’entusiasmo per i potenti vantaggi dell’Intelligenza artificiale cozzano con la realtà, sia a livello locale sia internazionale. Le famiglie povere nella nostra Isola continuano a crescere e non diminuiscono i casi di minori arruolati dalla criminalità organizzata. Dall’inizio dell’anno, inoltre, sono oltre 2500 i migranti morti nel tentativo di raggiungere l’Europa. Storie di tragedie personali e familiari coperte dall’oblio e dall’indifferenza.
In Ucraina civili e bambini continuano a morire sotto i bombardamenti russi mentre la guerra prosegue senza soste. E nella Striscia di Gaza e in Israele in poco più di due mesi e mezzo sono già oltre 20mila i morti (di cui 8mila minori) di un conflitto assurdo, innescato da un feroce attacco terroristico di Hamas e allargatosi a dismisura per una reazione fuori misura del governo israeliano, che ha raso al suolo intere aree della Striscia di Gaza, senza risparmiare neanche gli ospedali e gli edifici di culto.
In questo Natale, se restiamo coi piedi per terra, non ci verrà difficile perciò, guardando il presepe, immedesimarci coi pastori di Betlemme. Con la loro povertà, con i loro bisogni e domande. Ci basti pensare all’unica parrocchia cattolica della Striscia di Gaza, quella della Sacra Famiglia, dove in queste settimane – senza luce e senza acqua – più di 600 persone, fra cui 60 minori con handicap, vivono accuditi dai volontari e dalla Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta.
Il mondo del Terzo Millennio appare spiazzato dalle ferite profonde che lo contraddistinguono. Quelle ambientali, che minacciano l’autodistruzione del pianeta. Ma anche quelle belliche: siamo alla Terza Guerra Mondiale, anche se molti fanno finta di nulla. E nella gestione dei rapporti politici e fra i popoli prevale la logica dello scontro, dell’annientamento dell’avversario. L’altro è diventato qualcuno da cui guardarsi, se non un nemico da distruggere. In Ucraina, a Gaza, in Israele, nella crisi delle grandi migrazioni, ma anche nelle nostre periferie ci ritroviamo incapaci di dare risposte, di vivere come fratelli.
“La sola buona notizia di tutte queste crisi che stiamo attraversando – scrive il teologo Adrien Candiard che vive al Cairo – è che ci rivelano la nostra povertà e la nostra impotenza”. Perciò non ci resta che domandare, e offrire il poco che abbiamo. E ancora, se vogliamo vivere con umanità questa condizione dobbiamo imparare a vedere “dentro ogni giornata, dentro ogni circostanza il bene che c’è”, come ci suggeriva Laura Salafia in un brano del suo diario. “Ma per vederlo – aggiungeva Laura – dobbiamo essere certi di avere sempre con noi un Grande Amico” che ci insegna il suo sguardo sul reale. Perché il bene c’è anche sotto le macerie così come nella condizione di una tetraplegica ridotta all’immobilità dalla stoltezza degli uomini.
A Natale, davanti al presepe – ci ricorda l’arcivescovo Renna – possiamo “educare” il nostro sguardo e imparare a guardare la realtà dal punto di vista di Gesù. Egli è entrato nella condizione umana, l’ha condivisa, ne ha conosciuto la bellezza, ne ha patito l’orrore fino alla morte in Croce, assumendosi tutto il peccato degli uomini e ci ha insegnato un nuovo punto di vista da cui guardare noi stessi e il mondo. Ci ha fatto capire che non siamo monadi in un grande Nulla, ma figli, ci ha insegnato che abbiamo un Padre buono e misericordioso, il quale non solo ci ha dato la vita, ma che ce la dona ora in ogni istante e attende il sì della nostra libertà per entrare in relazione con noi. E se lo riconosciamo ci riscopriamo fratelli fra noi.
Per comprendere pienamente la nostra vita e la storia, perciò, dobbiamo seguire Gesù, immedesimarci con il Suo sguardo, capace di scorgere un briciolo di bene anche nel più spregevole fra gli uomini. La fede – ci ha ricordato Papa Francesco – è proprio la partecipazione al modo di vedere di Gesù. Questo ci darà speranza anche dentro tutte le difficoltà del momento presente e ci aiuterà a offrire il nostro contributo per un mondo più giusto, aperto all’accoglienza e alla solidarietà.
Buon Natale!
La Redazione di PROSPETTIVE