si sono concluse le celebrazioni religiose per la Festa estiva di Sant’Agata, 897° anniversario della traslazione delle reliquie della Santa patrona di Catania. E se il 17 agosto 1126 la gioia dei cittadini fu per la riconsegna delle reliquie della Vergine e Martire, che erano state trafugate, in questo 2023 i fedeli hanno gioito, partecipando numerosi e commossi ai vari momenti delle celebrazioni, per il ripristino della venerazione personale con la possibilità di “baciare” le sacre reliquie.
«Prendiamoci cura della nostra città, tutti, perché il nobile nome di ‘cittadini’ che risuona al passaggio di sant’Agata, sia confermato dalla coscienza pura di chi dice che ha fatto tutto il possibile per la sua città. Sogniamo insieme un modo diverso di amare la città». Le parole dell’arcivescovo metropolita di Catania Luigi Renna, a conclusione della sua omelia in Cattedrale per la festa della traslazione delle reliquie di Sant’Agata, racchiudono il senso del messaggio che egli ha voluto affidare quest’anno a tutti i devoti di sant’Agata: prendersi cura delle loro persone, delle relazioni familiari e delle relazioni sociali.
I festeggiamenti estivi in onore di Sant’Agata avevano avuto inizio il 12 agosto con la memoria dell’altro patrono del capoluogo etneo, Sant’Euplio, diacono e martire, con una celebrazione al sito dell’antica chiesa a lui dedicata e distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ieri, invece, è stato esposto il miracoloso Velo di Sant’Agata che, dopo la messa serale in Cattedrale, è stato poi portato in processione. Oggi, poco dopo le ore 8:00, è stato aperto il sacello di Sant’Agata ed il busto reliquiario è stato esposto sull’altare della Basilica Cattedrale. Alle ore 10:00 c’è stata la Messa solenne presieduta da monsignor Luigi Roberto Cona, nunzio apostolico in El Salvador, e concelebrata da monsignor Gianfranco Gallone, nunzio apostolico in Uruguay. Alle 19:00 c’è stata la Messa solenne dell’Arcivescovo di Catania monsignor Luigi Renna, concelebrata insieme agli arcivescovi Giuseppe Baturi (segretario generale della CEI), Salvatore Pappalardo e Salvatore Gristina. Fra le autorità presenti il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi ed il Sindaco Enrico Trantino
Nella sua omelia, l’Arcivescovo di Catania ha lanciato un forte messaggio contro la violenza sulle donne: «A volte vediamo deturpate le relazioni con forme di violenza che ci fanno chiedere se sono state messe in atto da cristiani ed essere umani: sono le forme estreme che scaturiscono ad esempio in minacce e percosse verso la propria moglie, in femminicidio, uxoricidio, omicidio di una persona con la quale si stava vivendo una relazione che con leggerezza si chiama amore. No, quello non è amore: è violenza e va denunciata. E se uno veste il sacco e usa violenza alla moglie, sappia che fa un oltraggio non solo a sua moglie, ma a sant’ Agata: deve convertirsi!». Poi monsignor Renna sottolineato l’importanza della cura dei genitori verso i figli più piccoli e adolescenti affinché non brucino il loro futuro: «quando si trascura di mandarli a scuola, quando soprattutto alle ragazze, in prospettiva di un matrimonio o di una gravidanza che arrivano anche a quindici anni, vedono finire la loro adolescenza per colpa di genitori poco attenti anche nel fare discernimento sulle persone che le frequentano […] Dobbiamo prenderci cura dei nostri ragazzi: anche gli oratori dovrebbero riaprire tutti e noi, sacerdoti, suore ed educatori, stare un po’ più con loro, non importa se in strutture all’avanguardia o povere»
L’Arcivescovo di Catania si è in conclusione della sua omelia rivolto ai “cittadini” e devoti: «[…] Non diciamo mai “siamo in Sicilia”, lasciamoci alle spalle quei passaggi del noto romanzo “Il Gattopardo” con quella espressione rassegnata del Principe di Salina al delegato del governo piemontese: “Il sonno, caro Chevalleyè ciò che i siciliani vogliono”. No: i siciliani vogliono la qualità della vita e hanno smentito quella frase, con i loro Pino Puglisi, Rosario Livatino, Piersanti Mattarella, Pippo Fava, Biagio Conte. Sono gli esempi del prendersi cura, sono la vera immagine della Sicilia, non quella degli stereotipi che creano alibi. Sono quelli a cui voi giovani soprattutto, chiamati dal papa a Lisbona a brillare della luce del Cristo, siete chiamati ad ispirarvi. Prendiamoci cura della nostra città, tutti, perché il nobile nome di “cittadini” che risuona al passaggio di sant’ Agata, sia confermato dalla coscienza pura di chi dice che ha fatto tutto il possibile per la sua città e perciò può gridare: “Viva Sant’ Agata”. Vogliamo essere insieme buoni cittadini e devoti di sant’ Agata, mai una sola cosa senza l’altra».
Dopo la messa, si è svolta la processione del busto di Sant’Agata intorno all’isolato della Cattedrale, animata con preghiere e canti grazie ad un impianto di amplificazione lungo il tragitto. Infine il rientro della Santa patrona e la chiusura del sacello avvenuta in tarda serata.