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Solennità dell’Ascensione, il Papa esorta a comunicare cordialmente, toccando il cuore di tutti

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La domenica della solennità dell’Ascensione, nella quale si celebra la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, ha rappresentato per l’Arcidiocesi di Catania la tappa finale del 18° Festival della Comunicazione, ed a margine della Celebrazione Eucaristica, che per l’occasione è stata trasmessa da RaiUno, l’Arcivescovo Mons. Luigi Renna con un comunicato stampa ha voluto ringraziare quanti si sono adoperati per la riuscita dei diversi eventi posti in essere durante la durata del Festival. Di seguito si riportano il testo del comunicato e l’omelia proposta all’assemblea per la solennità dell’Ascensione:

Al termine del Festival della Comunicazione che si è tenuto a Catania in preparazione alla Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, celebrata nella solennità dell’Ascensione del Signore, il 21 maggio 2023, ed avente per tema “Parlare con il cuore e farlo con mitezza”, ispirato al Messaggio di Papa Francesco per la Giornata, sento di dover ringraziare tanti, con grande gioia perché ho incrociato tanti volti e tanti comunicatori che ispirano il loro servizio, la loro professione, semplicemente la loro umanità, a questo stile di vita. Ringrazio le Paoline i Paolini, che, interpreti dello spirito del beato Giacomo Alberione, ci hanno permesso di vivere il 18° festival della Comunicazione in Italia e ci hanno immesso in una rete di relazioni che ha arricchito la nostra Chiesa locale: grazie a suor Cristina Beffa e padre Giuseppe Lacerenza. Un grazie all’Ufficio diocesano comunicazioni sociali, guidato da don Giuseppe Longo e coadiuvato dal prof. Giuseppe Adernò e dal diacono Alessandro Rapisarda. Grazie a tutti coloro che per i Paolini e per la Diocesi hanno messo a disposizione le loro competenze e il loro tempo: Giacomo Salerno, Valeria Pisasale, Giuseppe Barbagallo, Arianna Rotondo. Grazie al Vicario generale mons. Salvatore Genchi, al Vicario per la pastorale don Giuseppe Raciti, all’Economo diocesano dottor Carmelo Squadrito. Tanta gratitudine va a parroci e rettori di chiese, gestori di teatro e luoghi pubblici, che hanno messo a disposizione gli spazi per gli eventi culturali, nonché a tutti i loro preziosi collaboratori. Grazie ai relatori che ci hanno raggiunto da tutta Italia e hanno portato la loro competenza e la loro esperienza di “comunicatori con il cuore” nella nostra Catania. Con animo grato salutiamo don Gianni Epifani e i suoi collaboratori dell’Ufficio Cei per la diretta della Messa su Raiuno del 21 maggio. Grazie infine ai numerosi sponsor che hanno permesso di affrontare con serenità le spese per l’evento, senza dimenticare che parte delle risorse sono frutto della nostra compartecipazione economica alle necessità ecclesiali con la firma dell’8xmille. Il festival ci ha lasciato molto e chiede un rinnovamento della nostra pastorale delle comunicazioni, perché coinvolga sempre più le grandi risorse di intelligenza e di cuore di cui la nostra Arcidiocesi dispone. Che lo Spirito Santo accompagni il nostro cammino.

 ✠ Luigi Renna, Arcivescovo metropolita di Catania

Omelia nella solennità dell’Ascensione del Signore

Carissimi fratelli e sorelle,

ogni esperienza umana di distacco e di saluto da una persona cara ha sempre i tratti di una sofferenza nutrita dalla speranza di rivedersi e riabbracciarsi. L’incontro del Signore Risorto con i discepoli prima della sua Ascensione al cielo, che ci viene annunciata oggi nel Vangelo e nel brano degli Atti degli Apostoli, ha invece le caratteristiche di un nuovo inizio. Ascoltiamo questo annuncio a quaranta giorni dalla Pasqua, nella consapevolezza che nella solennità odierna dell’Ascensione e in quella di Pentecoste domenica prossima, noi celebriamo l’oggi della presenza del Risorto e del dono dello Spirito nella Chiesa e nel mondo, la chiamata ad essere discepoli del Signore in ogni tempo. Anche se i nostri sguardi sono fissi al cielo, come quelli dei discepoli, l’annuncio pasquale ci rassicura che egli tornerà nella gloria e ci spinge a comprendere come rimane presente nella storia dell’umanità e come ci chiede di vivere.

Gesù incontra gli Undici fuori dal cenacolo, secondo l’evangelista Matteo in Galilea, dove era iniziata la missione del Messia, in una terra di confine. C’è una continuità tra la regione di Israele dove il Signore aveva iniziato a predicare il Regno di Dio e operare segni, e il luogo dove inizia la missione dei discepoli: è lo stesso, perché è la stessa missione, quella della Chiesa e quella del suo Signore. Non dovremmo dimenticarlo mai.

In questo incontro tra il Risorto e i suoi c’è un gesto di adorazione degli Undici – si prostrarono e lo adorarono -; ma anche l’affermazione che il dubbio abita i loro cuori. È una contraddizione? Forse gli Undici stanno fingendo? No, perché l’evangelista Matteo ha voluto farci comprendere che noi discepoli del Signore siamo fatti impastati di fede e di dubbio, di peccato e di grazia, di luminosa testimonianza e di opacità. Il Signore lo sa, e ci usa tanta misericordia. E anche noi apprendiamo con umiltà questa lezione, affinché possiamo essere in ogni circostanza quelli che dicono: “Signore, io credo. Aumenta la mia fede”.

Il Signore Gesù rassicura i suoi: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”. I discepoli hanno imparato dal mistero pasquale, che il potere di Gesù non è politico, che non dispone di eserciti armati, né è fatto di una forza che mostra i muscoli; è il potere umile di Colui che nel deserto aveva rifiutato le lusinghe di satana, che gli proponeva un potere dispotico, ingenti mezzi e prodigi mirabolanti per soggiogare le coscienze. Il Messia invece aveva scelto di nutrire i suoi non solo di pane, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio; di adorare Dio solo, senza compromessi con idolo alcuno; di non usare mai il nome del Creatore per abusare della libertà delle creature. Il suo è il potere dolce del Regno di Dio, dell’amore e della misericordia; è il potere del Crocifisso Risorto che dà la vita eterna.

Cosa chiede agli apostoli? Di andare e fare discepole tutte le nazioni, battezzandole nel nome della Trinità santa. Comincia da allora il cammino della Chiesa verso tutti i popoli e verso tutti i tempi. È un andare che porta agli uomini il Vangelo e la grazia di entrare nel mistero di amore della Trinità, in quella comunione di amore a cui abbiamo accesso nella vita sacramentale. Le ultime parole non sono di addio, ma rimarcano il senso di una presenza e di una missione: “Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Non sarà solo presente con loro in tutti i confini della terra, nell’incontro con i popoli che accoglieranno il Vangelo a tutte le latitudini, ma tutti i giorni. È bello riascoltare queste parole alla luce di una affermazione di papa Francesco: “Il tempo è superiore allo spazio. Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse.” Le situazioni difficili sono tante, ce n’é una per ogni persona e per ogni famiglia. In questi giorni riguarda un’intera regione, l’Emilia Romagna: vogliamo chiedere nella preghiera, per questo popolo provato dal nubifragio che ha mietuto vite umane e causato enormi disagi soprattutto agli anziani, una fede grande nel Signore che è con loro anche in questo momento buio, e li porta sulle sue braccia; che sentano la solidarietà dei fratelli e sorelle volontari, che danno energie e tempo in cambio di niente, con gratuità. Preghiamo perché sentano che il Signore è vicino anche coloro che si sentono soli nella loro missione, lontano dagli affetti nelle carceri, nei letti di ospedale, nel vuoto di tante case, sui gommoni della speranza e sulle rotte tra i boschi balcanici: il Signore è con noi fino alla fine del mondo. È la grande certezza che muove l’umanità alla speranza.

In questa giornata delle Comunicazioni sociali ci accompagna il Messaggio del papa: “Parlare con il cuore e farlo con mitezza”. Ci insegna a comunicare cordialmente, affinché possiamo raggiungere il cuore dei tutti gli uomini: “In un periodo storico segnato da polarizzazioni e contrapposizioni – da cui purtroppo anche la comunità ecclesiale non è immune – l’impegno per una comunicazione “dal cuore e dalle braccia aperte” non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma è responsabilità di ciascuno.” Sia il nostro impegno quotidiano e anche noi saremo discepoli che portano il Signore in questo tempo e in ogni luogo, con cuori disarmati, che non alzano muri, ma edificano ponti di fraternità con verità e carità.

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