Prospettive

Conclusa la manifestazione in quattro tappe delle “Notti di Nicodemo. Storie di ordinario riscatto”

di Don Antonino La Manna

Nella suggestiva cornice del CUT (Centro Universitario Teatrale) di piazza Università ha avuto luogo l’ultima tappa delle “Notti di Nicodemo. Storie di ordinario riscatto”, cui ha presenziato l’Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna.

Era stato proprio lui a proporre l’iniziativa a dicembre, durante la celebrazione di inaugurazione della cappellania universitaria nella Chiesa di San Michele ai Minoriti, chiamandomi in causa personalmente quale suo Vicario per la cultura.

Qualche giorno più avanti, ad una riunione per la preparazione di un evento culturale diocesano incontrai la professoressa Arianna Rotondo, presidente del Corso di Studi di Filosofia e docente di Storia del cristianesimo all’Università di Catania, con la quale abbiamo parlato dell’iniziativa delle Notti, cercando di individuare le eventuali modalità di realizzazione. Pochi giorni dopo, sulla base di quanto discusso insieme, la prof. Rotondo mi ha proposto uno schema in quattro tappe, modulato sulle emozioni prevalenti in quattro testi giovannei: il dubbio (Un incontro notturno: i passi di Nicodemo, Gv 3,1-15); la paura (Una notte tempestosa: senza orizzonte in balia delle onde, Gv 6,16-21); il tradimento (Il cuore di Giuda: smarrirsi nei sentieri della notte, Gv 13,21-30); la speranza (Rivedersi ancora, dall’altra parte del lago, Gv 21,1-19). Il sottotitolo “Storie di ordinario riscatto” prevedeva una lettura esistenziale del brano partendo dalla vita della gente, da quelle ordinarie occasioni in cui avviene la liberazione da un’esperienza negativa o quanto meno il suo trasformarsi in serbatoio di energia positiva e quindi in occasione di rilancio del proprio sguardo verso nuovi orizzonti.

Conclusa la progettazione dell’iniziativa, ci si è impegnati a viverla non secondo uno schema confessionale o proselitistico, che prevedesse prediche o esercizi spirituali, ma come un momento di ascolto reale del testo biblico e delle domande o reazioni che esso suscita, intrecciandolo anche con altri testi, uno poetico e uno musicale, coinvolgendo diversi docenti dell’Università e dello Studio Teologico San Paolo, e soprattutto dedicando la parte preponderante della serata al dialogo tra i presenti, evitando risposte preconfezionate e lasciando spazio alle domande, ai suggerimenti, alle proposte, alle riflessioni di ciascuno.

Ed è così che l’esperienza ha preso corpo partendo dalla prima “Notte” di martedì 7 marzo scorso, nel Coro di notte dello splendido ex monastero dei Benedettini di piazza Dante, ora sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche (DISUM). Con trepidazione e col fiato sospeso abbiamo visto la sala man mano riempirsi e, dopo la lettura del brano di Gv 3 da parte di una giovane universitaria, la professoressa Rotondo ha proposto un breve ma intenso commento, cui ha fatto seguito un intervento molto interessante del professor Rosario Faraci, docente ordinario di Economia e Impresa all’omonimo dipartimento dell’Università di Catania, che ci ha parlato di dubbio e progettazione, anche riguardo alla vita, come anche delle possibilità e dei rischi di chi si affida alle soluzioni dell’intelligenza virtuale. È poi partito un dialogo animato, seguito infine dalla lettura eseguita da Lorenzo Rapisarda, del Centro di poesia contemporanea, della poesia “UTAH, Da East Canyon Road” tratta dal libro “La maggioranza delle stelle” di Pietro Federico. La prima serata si è conclusa con il canto “Viandante nella notte”, di G. D’Agostino e G. Sanfratello, eseguito da Giuseppe Sanfratello, ricercatore al DISUM che, chitarra alla mano, ha coinvolto tutti i presenti.

La seconda serata si è svolta nel salone delle conferenze del Convento di Santa Maria di Gesù il 14 marzo. La lettura di Gv 6 è stata seguita da un agile e suggestivo commento di don Antonino Sapuppo, Direttore dello Studio Teologico San Paolo di Catania e Responsabile Diocesano della Pastorale Universitaria, e dalla testimonianza di riscatto dalla paura del bullismo ai tempi dell’infanzia da parte del sottoscritto. Particolarmente vivace il dialogo di questa seconda serata, che ha visto l’esprimersi di autentiche testimonianze di vita, oltre a riflessioni più generiche e ha creato nella sala una forte vibrazione e comunicazione. La poesia “Palos de la Frontera 3-8 Agosto” tratta dal libro “Verso le stelle glaciali” di Tommaso Di Dio, interpretata da Angelo Santangelo del Centro di poesia contemporanea ha concluso il momento del dialogo. Infine, nell’incantevole spazio del chiostro appena restaurato del convento, fra’ Massimo Corallo che ci ha ospitato ha proposto, al semplice suono della sola chitarra, il canto da lui composto “Dove sei”.

La terza serata ci ha visti nella chiesa di s. Orsola di piazza Scammacca il 21 marzo. La lettura del testo di Gv 13 sul traditore, seguito da un mio breve commento, ha dato occasione di testimonianza difficile ma coraggiosa a Giovanna Zizzo e Vera Squatrito, mamme rispettivamente di Laura, uccisa a 12 anni dal padre, e di Giordana, uccisa a 20 anni dal compagno da cui si era separata. Tradite negli e dagli affetti più cari e private della vita delle proprie figlie – circostanze che avrebbero potuto distruggere totalmente le loro esistenze – queste due donne eccezionali vivono il proprio riscatto nella testimonianza che danno ai ragazzi e ai giovani delle scuole, per contribuire alla formazione di coloro che oggi crescono e saranno gli sposi e i genitori di domani e per evitare che orrori simili si verifichino ancora. È immaginabile la tensione creatasi davanti all’esporsi di un dolore tanto grande che ha investito gli ascoltatori con la forza di un forte vento. Il dialogo ha fatto emergere, tra le altre cose, la difficoltà del perdono, per nulla scontato, proprio perché dono e non pretesa. Per testimonianza di molti, è stata la serata più difficile, come se un po’ di quella notte che inghiotte Giuda avesse mostrato il suo terribile aspetto tenebroso senza volto. La poesia “E la colpa rimane” di Paolo Lisi letta da Pietro Cagni, sempre del Centro di poesia contemporanea e la canzone “L’uragano non ci prende” di Giovanni Mazzarà hanno concluso la serata.

Infine, il 28 marzo, l’affollatissima sala del CUT ha visto iniziare l’ultima “Notte” sulle note de “La speranza” di Gioacchino Rossini eseguita dal Coro di Ateneo UniCt diretto dal Maestro Paolo Cipolla. La professoressa Maria Rosa De Luca, musicologa e delegata del Rettore dell’Università di Catania per i Rapporti con il Territorio e le Realtà culturali, ha quindi rivolto il saluto di benvenuto all’Arcivescovo Mons. Renna a nome del Magnifico Rettore dell’Università di Catania, prof. Francesco Priolo, in trasferta negli USA per motivi istituzionali. La lettura del brano di Gv 21, commentata in “stereofonia” da me e dalla prof. Rotondo, è stata seguita da un commento-testimonianza dell’arcivescovo, che ha sottolineato, fra le altre cose, la fattività concreta che la speranza, autenticamente intesa, suscita nel cuore di ognuno. Particolarmente toccante la rievocazione del gesto profetico del venerabile Mons. Tonino Bello che, in piena sessione di chemioterapia per il tumore che lo avrebbe portato alla morte di lì a poco, ha voluto farsi trasportare quale pellegrino di pace e speranza a Sarajevo, allora assediata dalla guerra (dicembre 1992). Animato il dialogo che è seguito all’intervento dell’Arcivescovo, conclusosi con la recita della poesia “Lasciami partire”, tratta dalla raccolta “Il canto di Cecilia e altre poesie” di Laura Corraducci, interpretata da Lorenzo Rapisarda. A conclusione il Coro di Ateneo UniCt ha fatto il suo ingresso dal fondo del teatro recitando il Padre Nostro in aramaico e infine, sul palco, ha eseguito il canto “Padre che sei lassù” tratto dal musical “I Promessi Sposi” di Flora e Guardì, diretto dal Maestro Franco Lazzaro. Un applauso “esplosivo” ha manifestato l’ampio apprezzamento dei presenti per la pregevole esecuzione.

La domanda “A quando la prossima Notte di Nicodemo?” posta dalla quasi totalità dei numerosi presenti ci ha resi consapevoli dell’utilità dell’esperienza, un’occasione propizia di incontro e di scambio, in un mondo sempre più ripiegato su sé stesso e sugli strumenti della comunicazione digitale, suscitata dalla testimonianza di quel dialogo ininterrotto che intercorre tra l’uomo e il Mistero che lo ha posto in essere: il testo della Sacra Scrittura. E quindi c’è anche Qualcun Altro cui essere grati per la bellezza sperimentata in queste “Notti di Nicodemo”…

Il Vicario episcopale per la cultura

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