di Mons. Alfio Russo
La scorsa domenica la comunità di Fleri ha potuto rivivere un’esperienza di ritrovata comunione ecclesiale durante la benedizione della Chiesa Maria SS. del Rosario a completamento dei lavori di restauro, necessari per riaprire al culto in piena sicurezza ed efficienza, dopo il terremoto di oltre quattro anni fa. Di seguito il discorso introduttivo di mons. Alfio Russo:
Popolo santo di Dio, eccellentissimi arcivescovi qui convenuti, Mons. Salvatore Gristina e Mons. Salvatore Pappalardo, Sig. Sindaco, gentili autorità civili e militari, S.E. Salvatore Scalia Commissario governativo per il terremoto, S.E. reverendissima Mons. Luigi Renna Arcivescovo di Catania che per la prima volta incontra questa Comunità di Fleri, a tutti voi rivolgo il mio deferente saluto.
Oggi si riapre il complesso parrocchiale dopo oltre quattro anni del terremoto che il 26 dicembre del 2018 lo ha reso inagibile.
È stato faticoso restaurare parte del complesso parrocchiale ed oggi voglio ringraziare quanti hanno collaborato alla soluzione dei problemi che si sono incontrati.
In primo luogo ringrazio il Signore che ci ha sostenuto e guidato lungo tutto il camino, poi ringrazio l’architetto Giuseppe Amadori che con l’avvocato Rosario Grasso e il Professore Giovanni Santoro hanno risolto tutti i problemi con l’istituto assicurativo ed hanno fatto in modo che si potessero realizzare i lavori.
Ringrazio la Ditta Saitta, esecutrice dei lavori, per la disponibilità e professionalità dimostrata nella esecuzione delle opere.
Sono stati anni segnati da grande disagio per le condizioni in cui abbiamo vissuto, e la Comunità parrocchiale è venuta a trovarsi in brevi attimi a causa degli eventi sismici.
La vita parrocchiale ne ha risentito per la frammentazione per un lungo periodo negli alberghi e poi per l’autonoma sistemazione che ha trovato posto nei paesi vicini.
L’anno successivo si è verificata la pandemia cha ha travolto tutta l’umanità ed ha sconvolto ulteriormente questa Comunità, creando nuovi disagi.
Tutto ciò in cui credevamo di porre la nostra sicurezza è stato travolto.
In breve tempo abbiamo capito che bisognava rifare tutto da capo ed in modo diverso, abbiamo capito che i valori veri non stanno in quello che fino ad ora abbiamo pensato, ma consistono nel ricercare l’essenziale della esistenza ed a cui va rivolto tutto il nostro impegno.
Abbiamo, al meglio delle nostre forze fatto in modo che la nostra Comunità ancora una volta, non si disperdesse, facendo di tutto per essere presenti negli alberghi dove si trovavano alloggiati i nostri parrocchiani, e, per quanto possibile, con le celebrazioni domenicali non solo nella sede parrocchiale.
La diocesi ci è venuta incontro con il supporto dei suoi uffici, le debite autorizzazioni, per il ripristino della chiesa, che è avvenuto in maniera autonoma ed a spese dell’Assicurazione con cui era stata stipulata adeguata polizza; ci è stata sempre presente attraverso la vicinanza di Mons. Gristina Salvatore, allora Arcivescovo di Catania, che ha messo a disposizione gratuita, fino al ripristino del complesso parrocchiale, i locali di Casa Dusmet di proprietà dell’Opera Diocesana Catanese per il Culto e la Religione siti in Via Vittorio Emanuele 77.
Di questo siamo particolarmente grati, perché ci ha permesso di continuare al meglio, le nostre attività parrocchiali, il culto, le riunioni, il grest, il catechismo.
È necessario ora restaurare la Comunità, perseverando nell’unità e cercando insieme di vivere la fede in Cristo, nostra salvezza.
Occorre ripartire e creare nuove forme di fraternità, occorre non rifare le stesse cose allo stesso modo, ma trovare insieme nuove strade per vivere ciò che edifica e dà vita.
Fleri ha bisogno di nuovo vigore, di fiducia e speranza, Fleri deve riconquistare il suo essere comunità.
La delocalizzazione, anche se in qualche caso necessaria ed opportuna per maggiore sicurezza, in altri meno, non ci ha fatto un buon servizio, ha contribuito alla fuga ed alla frammentazione della comunità, fenomeno già in atto per svariati motivi.
Occorre ricostruire non solo le case ma soprattutto le persone, occorre dare un futuro credibile ed una speranza costruttiva alla nostra comunità.
Dobbiamo uscire dall’atteggiamento del “si è fatto sempre così” e dal disinteresse e indifferenza per la comunità.
Non basta che nella nostra famiglia abbiamo di che nutrirci e dove abitare, ci serve aprire gli occhi e vedere le necessità degli altri, ci serve darci forza e coraggio, non ci serve continuare a piangerci addosso, non ci basta un momento in cui sembriamo uniti, ci occorre costruire con fatica l’unità attorno alla vera fede in Cristo e vivere secondo il vangelo.