I funerali ai mafiosi, condannati in via definitiva e che non si siano mai pentiti delle loro azioni. È un tema che da anni fa discutere e interroga anche la Chiesa. Nel 2013, la diocesi di Acireale si è espressa con una decisione che di fatto vieta funzioni funebri per quanti si siano macchiati del reato di associazione mafiosa. Anche l’Arcidiocesi di Catania, adesso, valuta questa possibilità. Mons. Luigi Renna lo ha detto in un’intervista al mensile d’inchiesta “S”, che gli ha dedicato la copertina nell’edizione della Sicilia orientale.
«Che una diocesi vicina, come quella di Acireale, si sia espressa in tale senso conforta perché vuol dire che è necessario farlo. Da quando ci sono io – specifica Renna al giornalista Vittorio Fiorenza – non mi risultano situazioni “particolari”. Ma ritengo giusta la linea intrapresa da altri confratelli vescovi e sarebbe da fare propria nella diocesi di Catania».
In ogni caso, in situazione specifiche, la linea è quella della discrezione. L’Arcivescovo puntualizza: «Con una messa funebre si affida alla Misericordia di Dio qualunque persona abbia sbagliato, però senza dare solennità e rilevanza. Tutto va concordato con le autorità competenti perché ci sia l’essenziale del rito funebre, senza discorsi e senza altre manifestazioni che possano essere permeabili. Bisogna mantenere un livello di grande sobrietà».
L’intervista a mons. Renna è inserita in uno speciale di 12 pagine, che prende spunto dai contenuti delle omelie di Sant’Agata che hanno toccato temi politici, sociali e di etica pubblica, anche in vista delle elezioni amministrative di fine maggio. Alle prese di posizione del capo della Chiesa catanese è dedicato un approfondimento di Natale Bruno, che dà atto della linea di cambiamento intrapresa dall’Arcivescovo.
Spazio anche, in un articolo di Roberto Immesi, agli interventi di altri vescovi siciliani – quelli di Mazara del Vallo, di Palermo e di Acireale – con un messaggio univoco contro Cosa Nostra: la mafia e la mentalità che la foraggia sono incompatibili con il Vangelo. Un messaggio che il clero siciliano rivolge ai mafiosi, accompagnato da un aut-aut: “O Cristo o il crimine”.