di Filadelfio Grasso
Presso la settecentesca Chiesa di San Camillo, sede dei Cavalieri della Mercede, nella cornice barocca di via Crociferi, è stato allestito un artistico Presepe, frutto del lavoro degli ospiti della Comunità Terapeutica Assistita Cenacolo Cristo Re di Biancavilla.
Creato con materiali di riciclo (cartone, carta, stoffe e legno) e rifinito con colori, colla e stucco, il Presepe è il risultato di un lavoro di cooperazione di quattordici pazienti, di età compresa fra i 27 e i 64 anni, che nell’arco di due mesi, all’interno di laboratori specifici, si sono cimentati nella realizzazione delle scenografie sacre.
L’opera è stata anche frutto di riflessioni sui significati della Festa del Natale e su temi cruciali inerenti alla società di oggi con particolare riferimento alla città di Catania.
Un progetto di comunità
La Comunità Terapeutica è strutturata come un unico grande setting dove, oltre ad essere garantita l’assistenza medica e farmacologica, sono previste molteplici attività integrate fra loro.
Le attività di laboratorio (espressive, manuali, relazionali e introspettive) costituiscono per i partecipanti una opportunità di confrontarsi con le proprie difficoltà per tentare di superarle, sviluppando o ritrovando capacità, abilità e predisposizioni perdute o represse con la malattia, e contemporaneamente valorizzare una immagine di sé, forse più modesta rispetto alle proprie illusioni, ma concreta e reale. Le caratteristiche principali, comunque, rimangono quelle di favorire la relazione con i compagni e con gli operatori e il contatto con le cose, gli oggetti e le idee per attivare sensazioni e sentimenti positivi e propositivi. Da qui scaturisce un processo psico-educativo che stimola i pazienti a pensare più in là del presente e costruire una nuova quotidianità.
L’arrivo delle feste di fine anno, però, nell’animo di chi si trova all’interno di una struttura di riabilitazione, costituisce un periodo di malinconica osservazione di ciò che accade fuori da quelle finestre, lontano da quei cortili e da quegli ambienti dove tuttavia vengono offerte cure, attenzioni e dove si ha la possibilità di trovare sicurezza, conforto e opportunità di reintegrazione sociale.
La realizzazione di qualcosa che varchi quelle mura e dia voce a chi spesso viene confinato fuori dalla società, diventa quindi un progetto ambizioso e gratificante per chi decide di investire in esso tempo, energie, parte di sé.
Un’opera particolare
Nel Presepe di San Camillo ai Crociferi, la Sacra Famiglia è stata collocata in una casa diroccata (riproducente un reale rudere sito nelle campagne di Biancavilla), ai piedi dell’Etna, innevata e maestosa.
Alcuni edifici con muri rustici e coperti dalle caratteristiche tegole in terracotta, circondati da muretti a secco in pietra lavica e collegati da stradine di acciottolato, richiamano il paesaggio tipico dei paesi siciliani.
La scelta di questa ambientazione è stata voluta con lo scopo di ricordare che Cristo nasce ancora oggi nelle nostre strade, nelle nostre città e in ogni luogo della terra dove ci siano uomini di buona volontà disposti ad accoglierlo.
Oltre alla stella cometa, agli angeli e ai personaggi tipici, sono stati aggiunti degli elementi che richiamano attributi simbolici riferiti al Salvatore e sui quali sono stati riportati dei cartigli con i relativi riferimenti biblici.
A sinistra si vede una Roccia: Cristo è la rupe in cui ogni uomo trova salvezza. Accanto a questa è stata collocata la statuina del Buon Pastore, una delle immagini più belle e significative riferite a Gesù: Egli prende in braccio ogni uomo così come il pastore fa con la pecorella smarrita e confusa.
A destra, in primo piano, si trova la Donna al Pozzo, chiaro richiamo al brano della Samaritana nel Vangelo di Giovanni. Gesù è l’acqua che placa la sete di ogni uomo. Chi si rivolge a Lui con fiducia, riceverà in dono l’acqua per appagare ogni necessità.
Dalla stalla della Natività partono delle Stradine: rappresentano Cristo, la vera Via da seguire e la meta più importante da raggiungere.
Il Signore viene dove il buio è più fitto
Il nostro arcivescovo Luigi, un anno fa, nell’omelia della Notte di Natale diceva: “… il buio di questa notte e di ogni notte dell’umanità viene illuminato da una luce che raggiunge un popolo che camminava nel buio: come non vedere in queste parole la condizione dell’umanità intera che tante volte brancola nell’oscurità di ogni tipo?”
Traendo spunto da questa riflessione, a sinistra della scena sacra, all’interno di una miniatura degli “Archi della Marina” di Catania, sono state poste delle installazioni fotografiche, esito delle considerazioni fatte all’interno dei gruppi di discussione della Comunità a seguito della lettura dei giornali e delle notizie riportate sui social e nei tg.
I temi affrontati e descritti sono: i problemi delle fasce giovanili, il bullismo, la delinquenza minorile e la dispersione scolastica (primo arco); la povertà e la ricerca di un lavoro dignitoso (secondo arco); i conflitti e le guerre nel mondo – il dramma degli immigrati (terzo arco); la violenza in ambito familiare (quarto arco).
Il Signore viene nella quotidianità dell’uomo, ma è ancora più presente in quei contesti di “buio” per fare luce, di dolore per dare gioia, di aridità per portare calore e fecondità.
Dare voce a chi cammina inascoltato tra la gente
Un presepio, quindi, per manifestare la voce (o forse il grido) di chi molte volte non viene ascoltato ma anzi messo ai margini perché ritenuto fardello nella società efficientista e frettolosa del nostro tempo. A questi fratelli e a tutti gli uomini, amati dal Signore, il Bambino Gesù si presenta come Via, Verità e Vita; si mostra come Buon Pastore, come solida Roccia in cui trovare riparo, come il datore di ogni consolazione.
Un presepio per ricordare a tutti che quel Bimbo con le braccia protese chiede di essere abbracciato e viene ogni giorno a illuminare ciascuno con la sua luce e a donare ad ogni cuore speranza, servendosi, oggi come sempre, delle mani, del cuore e della volontà di altri uomini per compiere il suo disegno di amore.