Prospettive

Istituto Boggio Lera, l’Arcivescovo ai ragazzi: avere grandi sogni, per puntare sempre in alto

di don Giuseppe Longo

“Così come ci sta a cuore la formazione cristiana dei nostri ragazzi, non possiamo eludere la loro mancanza di istruzione che, non poche volte, scade in un degrado morale e lascia i giovani alla mercé di una malavita che li ammalia con le sue promesse”. Con queste parole, riportate nella sua prima lettera pastorale, Mons. Luigi Renna lascia intendere quanto sia importante l’istruzione dei ragazzi quale opportunità per il futuro.

Infatti dall’inizio del ministero episcopale l’Arcivescovo non si è risparmiato nel far visita ai diversi istituti scolastici della nostra Diocesi. Di recente si è recato al Liceo Scientifico Statale “Enrico Boggio Lera”, dove è stato accolto dal Preside Donato Biuso e dagli Insegnanti di Religione, mentre il resto del corpo docente lo attendeva nell’Aula Magna e nelle singole classi collegate in video conferenza.

Dopo la rappresentazione di una lezione, improntata su un ipotetico dialogo di Don Milani e Rosso Malpelo, alternato a dei brani musicali, ad opera di un gruppo di studenti, l’Arcivescovo si rivolge all’assemblea denunciando di essersi reso conto che la dispersione scolastica nella nostra città è veramente rilevante dopo aver incontrato diversi giovani, spesso risucchiati dal vortice dei molti problemi familiari.

La scuola non interessa più perché magari non gratifica il ragazzo, che spesso si sente valorizzato in diverse situazioni anche criminose o pericolose.

“A volte molti compagni escono, in punta di piedi sin dalle elementari, dai nostri occhi e dalla vita sociale, e, seppure non entrano più nel nostro sguardo, dobbiamo comunque sentire che fanno parte del nostro mondo”.

Mons. Renna, dopo una breve introduzione, invita al dialogo i ragazzi, che non si sono lasciati sfuggire l’occasione per conoscere le scelte di vita fatte dall’Arcivescovo e, soprattutto, sul perché oggi si debba aderire alla fede in un contesto dominato dalla sofferenza delle guerre e dalle continue notizie di truffe e malaffare.

Alla domanda posta da un alunno: perché sia diventato prete? Mons. Renna risponde: “La vita sacerdotale non è una scelta ma una risposta, come è una risposta il sì al matrimonio.

Ho sentito crescere dentro di me la domanda se volessi essere una persona al servizio degli altri e di Dio. Per me è stata una risposta ad una domanda rivoltami da Dio.

Io ho scelto pochissimo nella mia vita, il più delle volte mi sono lasciato scegliere. Ho sempre avuto davanti a me questa espressione di S. Francesco di Sales: nulla chiedere e nulla rifiutare.

La propria vita è una risposta ad una questione di amore”.

“A volte la fede non interessa perché non la si conosce bene. Un giovane si avvicina alla fede se incontra persone credibili e se scende in profondità. Credibilità significa coinvolgersi e fare esperienza di amore”, è stata la risposta alla domanda: come avvicinare i giovani alla fede?

L’Arcivescovo, rispondendo alla provocazione sul come riuscire ad accettare le malattie, dice che Dio ci ha lasciati liberi e “tanti problemi li creiamo noi”.

Il Dio, nel quale crede è “il Dio di Gesù Cristo inchiodato sulla croce. Dio sta sempre dalla parte delle vittime. Io la fede l’ho ricevuto in dono. La mia fede l’ho vista respirare in queste tre realtà, nella mia vita, nel modo di vivere, nella polis, che non è semplicemente la città, ma anche le persone che mi stavano attorno e la stessa Chiesa. Perciò è bene aspirare alla politica perché non è sporca, è sporco chi ha le mani in tasca”.

A sua volta Mons. Renna pone ai ragazzi tre domande: 1) Cosa desiderate veramente nella vostra vita? 2) Quanto gli altri rientrano nei vostri sogni? 3) Ti piacerebbe fare politica, servire il bene comune?

E continuando, l’Arcivescovo esorta gli alunni ad avere dei grandi sogni, perché bisogna sempre puntare in alto, non perdendo di vista la strada della storia, per poter aspirare ai beni che superano l’orizzonte spazio-temporale.

Bisogna sempre ricordare che “la Chiesa non è opera degli uomini, ma c’è qualcosa di soprannaturale. La Chiesa è una realtà teandrica, dove il divino si inserisce nell’umano”. Ecco perché Cristo, il Dio incarnato, risulta credibile, in quanto è al di fuori degli schemi umani, non un potente, ma umile come un qualsiasi uomo.

In chiusura Mons. Renna lancia la proposta di adesione ad un progetto che partirà a gennaio prossimo, “Il club degli amici di Rosso Malpelo”. Invita i ragazzi a dedicare due ore alla settimana per fare un pò di ripetizione a dei coetanei in alcune suole della città.

Exit mobile version