di Rossella Lorena Puglisi
Domenica 20 novembre, in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia, si è svolta, presso il salone parrocchiale della chiesa “San Giuseppe in Ognina” di Catania, la presentazione del libro della dott.ssa Rossella Puglisi, “Quando l’orco è in casa”, in cui vengono narrati episodi reali di violenza intra-familiare a danno dei minori.
Alla manifestazione ha preso parte il prof. Dott. Giuseppe Maira, pedagogista clinico e mediatore familiare, l’Avv. Remigia D’Agata, matrimonialista e responsabile STM Arcidiocesi di Catania, già Presidente nazionale dell’Associazione italiana Avvocati per la Famiglia e Marcello Pidatella, responsabile territoriale di Meter, di Don Fortunato Di Noto.
L’Avv. D’Agata, che ha fatto da moderatrice all’incontro, prendendo inizialmente la parola, ha sottolineato come il termine abuso sui minori, nonostante nell’immaginario collettivo si configuri nell’abuso sessuale, in realtà, può esprimersi in varie modalità, come il maltrattamento, l’incuria, l’ipercura.
Le conseguenze giuridiche di tali reati sono prima di tutto penali, ma possono anche denotarsi effetti civili, quali la perdita della responsabilità genitoriale, se a compiere tali condotte abbiette sono i genitori.
Le cause dei maltrattamenti e degli abusi familiari che, oggi, purtroppo, si realizzano nell’ambiente domestico e che stanno prendendo sempre più corpo, proprio da parte di chi è chiamato a proteggere e a prendersi cura dei soggetti deboli, vanno ricercate in un senso di inadeguatezza del ruolo genitoriale che si sta affievolendo nel corso degli ultimi anni.
La perdita dei valori, come anche la scomparsa graduale della famiglia tradizionale, quale luogo di ascolto e di partecipazione alla vita domestica, la mancanza di cultura e soprattutto l’essere stati vittima di abuso, secondo il Prof. Maira, sono altrettante cause di produzione di tale fenomeno, che determina una totale perdita di fiducia nei confronti di chi si ha vicino, oltre a provocare sentimenti di rabbia e di frustrazione in chi lo subisce.
A Catania, come anche in tutte le diocesi d’Italia, esiste, da qualche anno, su volere di Papa Francesco, in seguito alla scoperta dei numerosi casi di abusi perpetrati, in tutta Europa ed oltre, anche da ecclesiastici a danno dei minori, un Ufficio pastorale diocesano, di cui è responsabile l’Avv. D’Agata, che ha il compito di diffondere, attraverso l’organizzazione e la creazione di incontri con gli altri uffici della diocesi, ma, anche autonomamente, la cultura della tutela dei minori e delle persone vulnerabili.
Tale servizio di accoglienza è affiancato da un centro di ascolto, per chi avesse necessità di far conoscere le situazioni di abuso ed avere delle risposte, che fa capo ad un centro di ascolto regionale, di cui il responsabile è Don Fortunato Di Noto, il quale, già da parecchi anni, con la sua associazione Meter, si batte contro la pedo-pornografia on line.
L’intervento di Meter durante la conferenza, nella persona di Marcello Pidatella, dopo avere ricordato le parole di Papa Francesco sulla pedofilia, definita come “omicidio psicologico”, perché quel bambino non sarà più tale nel suo percorso di vita, si è incentrato sulla “precocizzazione” dei minori e sui diritti dei bambini, che, durante la storia non sono stati mai considerati, se non con l’avvento del cristianesimo (in cui i bambini sono considerati i prediletti da Dio ed i primi ad entrare in Paradiso); diverranno soggetti di diritti da tutelare, nel 1959, con la Dichiarazione dei diritti del bambino, approvata dall’ONU a New York il 20 novembre.
Inoltre, Pidatella, facendo leva sui numeri degli abusi commessi ogni anno in Europa ed in Italia, ha evidenziato come Meter fa un report annuale, ossia un lavoro di osservazione che si può ritrovare sul rispettivo sito: 18 milioni sono i bambini abusati in Europa ogni anno, 80 mila italiani partono ogni anno per recarsi all’estero per “turismo sessuale” su minori, 7000 sono i minori scomparsi ogni anno in Italia, 23 milioni sono le fotografie denunciate sul web, 1500 chat, 14.669 i link dark web.
L’incontro si conclude con l’intervento finale dell’autrice, che, dopo aver esposto le motivazioni personali della stesura del testo, riconducibili al desiderio di diffondere il tema e di creare rete tra le diverse agenzie formative (parrocchie, scuole, oratori, gruppi etc), ha affermato che è utile formare un processo culturale attraverso cui sconfiggere tale crimine, per non rischiare di partecipare, anche indirettamente, col silenzio, a tali condotte devianti, poiché, quando l’orco agisce nel buio e nell’indifferenza… è già una colpa per la collettività, in quanto l’orco, nell’indifferenza degli altri si fortifica.