Prospettive

Museo Diocesano, Cantiere Festival della Missione 2022: Vivere per-Dono

La CIMI (Conferenza degli Istituti Missionari Italiani) e la FONDAZIONE MISSIO ITALIA, promotori dell’iniziativa del “FESTIVAL DELLA MISSIONE”, che quest’anno si svolgerà a Milano, dal 29 settembre al 2 ottobre, hanno invitato a preparare territorialmente un PRE-FESTIVAL e un POST-FESTIVAL: iniziativa accolta con entusiasmo dal UFFICIO MISSIONARIO DIOCESANO DI CATANIA, in collaborazione con l’UFFICIO PER LA PASTORALE DELLE MIGRAZIONI e con il COPE che hanno organizzato il 10 settembre alla CORTE DEL MUSEO DIOCESANO DI CATANIA un incontro in preparazione al tema del festival: “VIVERE PER DONO”.

L’evento, presentato dal dott. Franco Greco del nostro ufficio missionario, è stato aperto dal direttore PADRE DEODATO MAMMANA, che ha accolto tutti i partecipanti con la musica coinvolgente del coro missionario “Maria Immacolata”, della parrocchia di “Santa Lucia al Fortino”: il coro ha eseguito dei canti sacri, guidati dalla voce vibrante di Padre Stefano Dimbw Ngand CFD, sacerdote missionario di origine del Congo. Nel corso dell’evento si è esibito anche il coro etnico mauriziano “Zenfants des zites” (in creolo mauriziano “Figli delle isole”), di cui è responsabile il sig. Kaliapermal.

Le testimonianze

Padre Deodato Mammana, missionario della nostra diocesi associato al PIME, che ha svolto la sua opera soprattutto in Messico, con il suo sorriso disarmante e ricco di semplicità amorevole, nell’accogliere i relatori al CANTIERE DEL FESTIVAL DELLA MISSIONE, ha voluto dire poche ma quanto mai incisive parole, che hanno introdotto il tema della serata: “L’essenza del Cristiano è ESSERE MISSIONARIO, così la Chiesa è Vera Chiesa solo se è MISSIONARIA”.

Proprio sulla scia di queste parole, Padre D. Mammana ha lasciato il palco a Padre Sebastiano D’Ambra, ospite inaspettato, ma quanto mai gradito da tutti. Padre Sebastiano D’ambra, missionario del Pime, che nelle Filippine è stato precursore del dialogo con l’Islam fondando nel 1984 il movimento “SILSILAH” che oggi dirige, ha dato il suo contributo nel declinare il tema “VIVERE PER DONO”: “Tutti siamo nati per Amare e siamo nati per AMORE, e siamo Missionari, nelle diverse forme della nostra vita. Per questo dobbiamo aprire il nostro cuore ad ogni uomo per ritrovarci nell’AMORE. In questo percorso nasce l’azione interconfessionale e il dialogo, nello scambio vicendevole del DONO DELL’AMORE”. Padre D’ambra ha espresso in poche frasi un percorso di oltre trentacinque anni di attività missionaria, tratteggiando l’opera di cui si è occupato sempre con il sorriso, regalando la serenità del “DONO”. Ha poi lasciato il palco, come in una staffetta, al diacono don Giuseppe Cannizzo, Direttore dell’ufficio per la pastorale delle migrazioni di Catania.

L’Ufficio per la Pastorale delle Migrazioni, chiamato comunemente Ufficio Pastorale Migrantes, fa capo alla Fondazione Migrantes, organismo costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana con lo scopo di assicurare l’assistenza religiosa ai migranti italiani e stranieri. Ha come obiettivo di promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti ed opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, stimolare nella stessa comunità civile la comprensione e la valorizzazione delle loro identità in un clima di pacifica convivenza rispettosa dei diritti della persona umana.

L’Ufficio Migrantes svolge il proprio ambito pastorale a servizio di singoli, famiglie e comunità coinvolte dal fenomeno della mobilità umana e in particolare agli immigrati stranieri, ai migranti interni italiani, ai rifugiati, ai profughi, agli apolidi e richiedenti asilo, agli emigranti italiani, alla gente dello spettacolo viaggiante, ai Rom, Sinti e camminanti.

Per quanto riguarda gli IMMIGRATIl’Ufficio svolge l’attività pastorale in quattro grandi campi di azione: L’EVANGELIZZAZIONE che assicura ai nostri fratelli nella fede l’annuncio del vangelo e della buona notizia, favorisce la formazione cristiana e la catechesi; LA FORMAZIONE DI COMUNITÀ DI FEDE E DI CULTO dove gli immigrati possono aggregarsi, formare gruppi di famiglie, socializzare nella solidarietà, celebrare i Divini Misteri secondo la loro lingua e tradizione, nel rispetto della loro cultura;L’INTEGRAZIONE ECCLESIALE E SOCIALE della comunità multietnica, dove la diversità si armonizza nell’unità e diventa ricchezza per tutti;LA CONDIVISIONE DEL PANE QUOTIDIANO anche di quello materiale con gente che è costretta ad emigrare perché povera e spesso a causa di ingiustizie e squilibri sociali.

La Pastorale esercitata tra la gente dello SPETTACOLO VIAGGIANTE (Circensi, Fieranti e Lunaparchisti) è molto importante perché promuove l’accoglienza e l’attenzione verso gli esercenti dello Spettacolo Viaggiante,  che  con l’ausilio di operatori pastorali ben formati, coadiuva l’attività pastorale dei parroci interessati alla sosta della gente del viaggio nella loro parrocchia.

Per quanto concerne la pastorale dei ROM, SINTI E CAMMINANTI, la Chiesa, oltre ai programmi socio-economici e politici, si deve adoperare affinché Zingari e gadje ( i non zingari) siano capaci di considerare l’un l’altro come figli di Dio, degni del reciproco rispetto, impegnandosi a rimuovere i tanti pregiudizi che tutt’ora persistono, nonché l’emarginazione, il rifiuto e la sofferenza che questo popolo per secoli ha subito.

Hanno preceduto l’atteso intervento di Padre Marco Bennati i rappresentati del COPE (Cooperazione Paesi Emergenti), che è collegato alla Conferenza Episcopale Siciliana attraverso il Vescovo incaricato per la Cooperazione tra le Chiese, ed è nato nel 1983 come O.N.G. (Organizzazione Non Governativa) siciliana a Catania, dalla volontà di un gruppo di giovani desiderosi di operare nell’ambito della Cooperazione allo Sviluppo Internazionale con l’obiettivo di realizzare modelli di rapporti più giusti e solidali tra Nord e Sud del mondo, ed oggi, il COPE è membro del FOCSIV (Federazione Organi Cristiani Servizio Internazionale Volontariato).

Per primo, ha parlato il prof. Augusto Gamuzza che ha sottolineato la connessione dell’ufficio missionario con l’azione missionaria delle attività del COPE, che ha come scopo la realizzazione dell’AUTOSVILUPPO e l’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA GLOBALE: “L’azione del COPE cerca di ricucire la società, riprendendo la TESSITURA DI DIO”. Poi ha lasciato la parola a Renata Cardì, Vicepresidente del COPE, che si è aggiudicata il 27° Premio del Volontariato promosso dalla Federazione Volontari nel Mondo, nella categoria riguardante l’impegno profuso durante il periodo di lockdown in Italia. La signora Renata Cardì è stata in particolare premiata per lo spirito solidaristico e l’approccio positivo con cui ha condotto delle attività di raccolta e distribuzione di aiuti alimentari, in collaborazione con amici e altri volontari delle associazioni catanesi, nell’ambito del progetto CataniaAiuta: ma la sig.ra Cardì ha voluto regalare una breve testimonianza legata alla sua missione in Africa, in Guinea- Bissau, un paese piccolissimo e poverissimo.

“All’inizio della mia attività di missione negli anni ’80, mi sentivo inadeguata e impreparata, mi sentivo piccola: noi qui, andiamo di fretta, tutto è organizzato, mentre lì non è così. Nella semplicità del loro vivere povero, tutto va bene, mentre qui, tutto per noi non corrisponde ad uno schema e tutto va malissimo: così ho riscoperto nel poco e nella semplicità, la gioia della Messa, che lì è gremita ed è un momento di festa e unione. Lì, ho riscoperto il senso del DONO: infatti, lì, dove vi è solo una povertà assoluta, si vive nella gioia. Dopo un certo tempo, loro mi hanno voluto regalare una gallina: per noi una banalità, ma per loro è un bene prezioso, che hanno voluto donarmi per AMORE E GRATITUDINE. In questo gesto, semplice, è racchiuso il senso del DONO: dare col cuore ciò che è prezioso per me.” La sig.ra Cardì, lascia il palco alla guida della serata che ha completato il “racconto” del Dono: PADRE MARCO BENNATI.

Padre Marco Bennati, sacerdote MISSIONARIO, in Costa D’avorio dal 1994 al 1999 e poi per altri undici anni in Amazzonia, animatore al PIME di Mascalucia (CT) dal 2017 e in contemporanea direttore dell’ufficio diocesano per pastorale missionaria della nostra diocesi.

Oggi ritornato nella diocesi di Milano opera nel carcere di Pavia, nella scuola e continua il suo servizio in Croce Rossa.

Padre Marco ci HA RICORDATO L’URGENZA DI RINNOVARE LO SPIRITO MISSIONARIO, per questo ci ha presentato il Festival della missione che si svolgerà nel capoluogo lombardo tra il 29 settembre e il 2 ottobre 2022. IL FESTIVAL È UN TEMPO E UNO SPAZIO DI FESTA, RIFLESSIONI, ESPERIENZE, PER TUTTA L’ITALIA UN MOMENTO DI INCONTRO E DI RINNOVAMENTO DELL’AZIONE MISSIONARIA. Promotori di questa importante iniziativa sono la CIMI (Conferenza degli Istituti Missionari Italiani) e la Fondazione MISSIO Italia della CEI. Nel 2017 il primo Festival avvenne a Brescia, con il titolo MISSION IS POSSIBLE. Purtroppo, il Covid ci ha fermati, così sono passati cinque anni per realizzare la seconda edizione che ha come titolo; VIVERE per-DONO.

“Parlare oggi del DONO e dell’atto di DONARE è fuori moda” – ha iniziato padre Marco – “perché viviamo in una società in cui ognuno persegue il proprio interesse, dove la normalità è il guadagno, il profitto e l’accumulo; dove i rapporti risentono di un individualismo crescente che mette al primo posto l’interesse dei singoli e dove ogni azione trova giustificazione dentro la logica del vantaggio. Allora ha ancora senso parlare di Dono? LA DEFINIZIONE DI DONO È DARE AD ALTRI liberamente e senza compenso qualcosa di utile o gradito.

Partendo da questa definizione, cosa rende un dono davvero prezioso? Ci sono 4 fattori importanti: chi ti ha fatto il regalo, perché te lo ha fatto, quali sacrifici ci sono dietro a quel dono e se ne avevi davvero bisogno.

Siamo abituati a confondere le parole, a usarle come sinonimi, perché tali sono nella lingua italiana, ma se leggiamo bene, ciascuna ha un significato preciso: DONO, GRATUITÀ, GENEROSITÀ, ALTRUISMO, NOBILTÀ D’ANIMO …

Gli altruisti sono coloro che compiono azioni che implicano un costo personale a favore dell’altro, mentre il generoso compra e dona, senza che ci sia necessariamente un sacrificio. Il comportamento altruistico è tendenzialmente associato al concetto di empatia cioè quell’immediata intuizione e partecipazione emotiva dello stato affettivo altrui.

Il dono non è solo uno scambio di merci, sola donazione di ciò che si possiede, ma ha la capacità di rapportarsi con gli altri, di entrare in relazione con l’umanità donando sé stessi e ciò che si è. E questo è il vero dono che ha nella gratuità la sua essenza, che è capace di produrre gioia a chi dona e alimenta l’amore verso gli altri.

Nella nostra società, se guardiamo con occhi attenti, non mancano esempi di persone capaci di donare in modi diversi, senza l’attesa della ricompensa. Si pensi al volontariato, all’economia del non-profit, a chi fa dono del tempo, a chi dona sangue, organi e tessuti … L’essere umano è capace di donare perché è capace di rapporto con l’altro, è un donare sé stessi e non solo di dare ciò che ha, e ciò è possibile quando c’è vera empatia nei confronti dell’altro.

Il dono permette alla persona di testimoniare concretamente ciò che la distingue da ogni altro essere, ossia la libertà: che è la capacità di fare ciò che è giusto non perché siamo costretti da una norma positiva o da varie forme di pressione sociale, ma semplicemente perché lo si vuole fare. Attraverso il dono è possibile dare un senso al proprio agire e vivere quelle emozioni autentiche di cui tutti sentiamo un crescente bisogno e che il solo benessere materiale difficilmente può soddisfare.

Ha concluso il suo prezioso intervento padre Marco: “ABBIAMO RICEVUTO TANTO SIA DA DIO CHE DALLE PERSONE CHE LUI CI HA MESSO SUL CAMMINO DELLA VITA E QUANDO SI RICEVE UN DONO NON SI PUÒ RIMANERE INDIFFERENTI … come minimo c’è gratitudine, commozione, affetto … Donare è un’azione che idealmente comunica stima e affetto e può sostituire tante parole. Se impariamo a vivere la vita come atto di gratitudine riusciremo a lasciare nel «tempo» il segno vivo della nostra presenza. Questo è il momento, più che mai, in cui siamo chiamati ad essere grati e a diventare amanti della vita. PROVIAMO A NUTRIRE LA NOSTRA ANIMA CERCANDO DI ASSIMILARE QUELLO CHE GESÙ CI DICE E CI DONA OGNI GIORNO, E POI TENIAMO A MENTE QUELLO CHE GESÙ HA FATTO E FA PER NOI.

Ha concluso la serata UN CANTO E UN BALLO ETNICO che ha coinvolto tutti i presenti.

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