Quattro gioielli musicali, quattro appuntamenti con la musica sacra più rara e ricercata organizzati in sinergia da quattro partner legati dall’amore per la bellezza. Domenica 18 settembre prende il via a Catania il Festival Sacre Armonie organizzato dall’Associazione culturale Anfiteatro in sinergia con l’Arcidiocesi della città etnea, la Camerata Polifonica Siciliana e il Teatro Massimo Bellini, nell’ambito del progetto “Palcoscenico Catania. La bellezza senza confini” del Comune di Catania, nato per incrementare e sviluppare un’offerta culturale diffusa.
Si tratta di quattro appuntamenti di grande prestigio, dedicati alla musica sacra, che saranno ospitati nella chiesa barocca della Santissima Trinità – in via Vittorio Emanuele II 346 – fatta eccezione per l’ultimo dei concerti in programma che, trattandosi di un grande evento (oltre che di una prima esecuzione assoluta) sarà ospitato in Cattedrale venerdì 14 ottobre.
«Sono molto contento che i luoghi della Chiesa che parlano un linguaggio artistico, ospitino questa rassegna che abbina un percorso intimo e non scontato nella musica sacra – ha detto Mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania, durante la conferenza stampa che si è svolta stamattina nella Sala dei Vescovi dell’Arcivescovado -. Il contesto offre spunti importanti: penso ad esempio alle opere d’arte barocche che grazie alle armonie proposte creeranno un’atmosfera unica. Mi auguro che questa collaborazione continui nel tempo, e che gli organi delle chiese del centro storico, anche le più piccole, nel tempo possano tornare a risuonare di musica sacra. La nostra città non ha bisogno di cercare bellezza altrove, deve solo svelare quella che c’è».
«Un bando che abbiamo potuto realizzare grazie a fondi ministeriali – ha detto Giovanni Grasso, presidente della Commissione cultura del Comune – per valorizzare persone e siti, sopratutto quelli concentrati nelle periferie, e devo ammettere che con il Festival Sacre Armonie l’Associazione culturale Anfiteatro ha perfettamente centrato il nostro obiettivo, proponendo un progetto di alto profilo culturale».
Il Festival Sacre Armonie si propone come l’unico festival siciliano, fatta eccezione per quello di Monreale, a proporre un repertorio esclusivamente dedicato alla musica sacra.
«In tutta Italia i festival dedicati alla musica sacra si possono contare sulle dita di una mano, perché è un genere caduto in disuso – ha detto Giovanni Ferrauto, direttore artistico del Festival Sacre Armonie -, eppure la storia della musica parte proprio dalla musica sacra. Questo festival nasce grazie ad una sollecitazione fornitami da Mons. Luigi Renna, ma si è potuta concretizzare grazie a una serie di coincidenze fortunate ma, soprattutto, per merito di una proficua collaborazione tra pubblico e privato. In questi quattro appuntamenti proporremo alcuni pezzi mai eseguiti in Sicilia o che mancano da oltre 30 anni, come il dramma Ludus Danielis, per fare un esempio, o Lodi al Creatore, eseguite a Catania solo una volta nel 2003, in occasione dell’insediamento dell’Arcivescovo emerito Salvatore Gristina».
Il Festival Sacre Armonie sanciscepoiil ritorno sulle scene, dopo oltre vent’anni, del Coro della Camerata Polifonica Siciliana, fondato da Giovanni Ferrauto e attivo dalla fine degli Anni ’80 ai primi anni del 2000. La formazione nel giro di appena un decennio riuscì ad arrivare alla ribalta delle cronache grazie a una intensa attività artistica che ha visto il gruppo esibirsi per i più importanti Enti e le più prestigiose Associazioni concertistiche nazionali. Tra i loro fiori all’occhiello il nutrito catalogo discografico che annovera alcune prime registrazioni assolute degli Stabat Mater di Alessandro Scarlatti e Emanuel Rincon d’Astorga, della Missa pro defunctis di Giuseppe Geremia e della Messa in sol minore di Vincenzo Bellini.
Il primo appuntamento del Festival Sacre Armonie, domenica 18 settembre alle ore 19, vedrà insieme il Coro della Camerata Polifonica Siciliana e l’orchestra della Camerata Strumentale Siciliana, con Maria Solozobova al violino solista, diretti dalla bacchetta di Giovanni Ferrauto. Il programma si aprirà con l’esecuzione del Concerto n. 3 in Sol maggiore K216 per violino e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart, e proseguirà con il Te Deum in re maggiore H.146 del parigino Marc-Antoine Charpentier, per soli, coro, orchestra e basso continuo, al quale prenderanno parte il soprano Jennifer Schittino, l’alto Francesca Aparo, il tenore Alberto Munafò Siragusa e il basso Daniele Bartolini.
Dalle note di Aldo Mattina, musicologo e presidente della Camerata Polifonica Siciliana: il Te Deum è un grand motet composto alla fine degli anni 80 del Seicento ed eseguito la prima volta intorno al 1692, con molta probabilità nel Collegio dei gesuiti della chiesa di Saint Louis-le Grand in Rue Antoine. Si tratta del più maestoso tra i quattro Te Deum pervenutici di Charpentier e l’unico a prevedere un organico strumentale ricco di trombe, timpani, fiati, archi e basso continuo. Il Te Deum laudamus è un antico inno cristiano che veniva cantato durante le celebrazioni legate al ringraziamento, in particolare durante alcune solennità o dopo l’elezione di un Pontefice. Lungamente attribuito a San Cipriano di Cartagine, oggi si è più propensi accreditarlo a Niceta, vescovo di Remesiana alla fine del IV secolo.
Domenica 25 settembre alle ore 19 la chiesa della Santissima Trinità ospiterà l’Ensemble Medievales Aetnei diretto da Salvatore Coniglio – ensemble di riferimento per il repertorio di musica sacra e profana nel Medioevo – per la prima esecuzione a Catania del dramma sacro Ludus Danielis, considerato il più antico esempio di teatro musicale, composto nel XII secolo dagli studenti della cattedrale di Beauvais (Alta Francia). Si tratta di un dramma liturgico ispirato agli episodi dell’Antico Testamento e incentrati sulla figura del profeta Daniele. Dalle note di Aldo Mattina: se nella prima fase del Medioevo nacque e si sviluppò il canto gregoriano, intorno all’anno Mille si possono cominciare a trovare le prime commistioni fra sacro e profano, dapprima con gli Uffici drammatici e successivamente con i drammi liturgici. Una prima versione del Ludus Danielis si deve al chierico Ilario, allievo di Abelardo, scritto intorno al 1140 per essere rappresentato in forma processionale. Quella arrivata fino a noi, interamente musicata, è frutto di una creazione collettiva, testimoniata dai versi contenuti nella quartina d’introduzione all’opera che contiene una grande varietà di melodie (una cinquantina) che abbracciano l’intero spettro della monodia medievale, dagli Inni alle Sequenze alle Antifone, desunti dalla tradizione liturgica e, soprattutto, brani di libera invenzione.
Il programma del Festival Sacre Armonie prosegue domenica 9 ottobre alle ore 19 con l’esecuzione della rarissima Lodi al Creatore di André Gouzes (musicista domenicano francese, classe 1943, considerato tra i principali compositori di canti liturgici del nostro tempo), liturgia corale di cui firma la regia Donatella Capraro. In scena il Coro della Camerata Polifonica Siciliana, diretto dal M° Giovanni Ferrauto, e l’attore Gianni Salvo, voce recitante dei testi adattati da padre Carmelo Signorello. Il concerto a cappella, si avvale anche della proiezione di immagini scelte dai più famosi cicli musivi della creazione, è “organizzato” come un annuncio-meditazione sul mistero della creazione e sulla sua comprensione attraverso la storia della salvezza.
Sarà infine la Basilica Cattedrale di Catania ad ospitare, venerdì 14 ottobre alle ore 20.30, il grande evento conclusivo del Festival Sacre Armonie che vedrà insieme il Coro lirico del Teatro Massimo Bellini diretto dal Maestro Luigi Petrozziello e la Camerata Strumentale Siciliana perla prima esecuzione assoluta della Messa di requiem in Re minore K 626 di Mozart, l’ultima struggente composizione dell’autore austriaco, rimasta incompiuta, completata nelle sue parti mancanti dalle musiche originali del M° Giovanni Ferrauto, che dirigerà l’orchestra.
Dalle note di Aldo Mattina: l’esecuzione di questa edizione si avvale del rifacimento di Sanctus, Benedictus e Agnus Dei in sostituzione di quelle interamente aggiunte da Franz Xaver Süssmayr. Si tratta di un’operazione dall’interessantissimo valore culturale che mira a dare una nuova unità e organicità al Requiem, intervenendo sulle parti ritenute dalla musicologia le più deboli del completamento di Süssmayr. La parte finale, Lux aeterna, riprende invece la versione di Süssmayr che, di fatto, riutilizza la musica originale di Mozart, scritta per la parte iniziale e per il Kyrie, secondo una logica di circolarità che potrebbe essere stata indicata dallo stesso autore – per collegare l’inizio con la fine e per ribadire il principio di eternità -, in quanto già impiegata in altre composizioni.
«Questo recupero così importante e storico della musica sacra è un evento di forte impatto – ha detto Giovanni Cultrera, Sovrintendente del Teatro Massimo Bellini – e quindi una sinergia tra istituzioni non poteva mancare. La partecipazione del nostro Coro porterà lustro a una composizione eterna come il Requiem, la cui incompiutezza l’avvolge in un’aura di magia e mistero, e la Cattedrale non sarà “cornice” ma cassa armonica di un grande concerto. Si tratta di un’operazione molto ambiziosa, ma la musica richiede ambizione e coraggio. Ci teniamo infine a sottolineare che con Giovanni Ferrauto abbiamo deciso di dedicare quest’ultimo concerto alla memoria di Marcello Giordani, illustre cantante oltre che stimato amico, che ha anche formato tanti nuovi talenti e alcuni elementi del nostro coro».