di don Giuseppe Longo
Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo Papa Francesco ha celebrato la Messa in San Pietro durante la quale ha benedetto i palli che ha consegnato agli Arcivescovi metropoliti, nominati nel corso dell’anno, al termine della celebrazione.
Fra coloro che hanno ricevuto il pallio Mons. Luigi Renna, insediatosi nella Chiesa di Catania lo scorso 19 febbraio, al quale sarà imposto dalle mani del Nunzio Apostolico in Italia S.E. Mons. Emil Paul Tscherrig il prossimo 29 settembre 2022 nella Cattedrale di Catania.
Il pallio, simbolo di uno speciale legame con il Papa, costituito da una fascia di lana bianca con delle croci nere completata da due strisce di seta nera, riporta alla mente il buon pastore che si carica sulle spalle le pecorelle (l’umanità) sperduta.
I palli, posti, nei primi vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, in prossimità dell’altare della Confessione, vicino al luogo della sepoltura del principe degli apostoli, sono stati portati davanti a Papa Francesco che li ha benedetti all’inizio della Messa, dopo la formula di giuramento recitata da ciascun metropolita.
Durante l’omelia il Santo Padre esorta a non restare incatenati come Pietro “nella prigione dell’abitudine, spaventati dai cambiamenti e legati alla catena delle nostre consuetudini”, correndo “il rischio di tirare a campare anche nella vita pastorale, si affievolisce l’entusiasmo della missione e, invece di essere segno di vitalità e di creatività, si finisce per dare un’impressione di tiepidezza e di inerzia”.
Oggi più che mai è necessaria “una Chiesa libera e umile, che si alza in fretta, che non temporeggia, non accumula ritardi sulle sfide dell’oggi, non si attarda nei recinti sacri, ma si lascia animare dalla passione per l’annuncio del Vangelo e dal desiderio di raggiungere tutti e accogliere tutti. Non dimentichiamo questa parola: tutti”: ciechi sordi zoppi ammalati giusti peccatori: tutti, tutti!
“E qui mi vengono in mente due domande – prosegue il Papa -. La prima è: cosa posso fare io per la Chiesa? … Non lamentarsi della Chiesa, ma impegnarsi per la Chiesa. Partecipare con passione e umiltà: con passione, perché non dobbiamo restare spettatori passivi; con umiltà, perché impegnarsi nella comunità non deve mai significare occupare il centro della scena, sentirsi migliori e impedire ad altri di avvicinarsi. Chiesa sinodale significa: tutti partecipano, nessuno al posto degli altri o al di sopra degli altri. Non ci sono cristiani di prima e di seconda classe, tutti, tutti sono chiamati”.
La seconda domanda proposta dal Papa allora è: cosa possiamo fare insieme, come Chiesa, per rendere il mondo in cui viviamo più umano, più giusto, più solidale, più aperto a Dio e alla fraternità tra gli uomini? “… dobbiamo porre gesti di cura per la vita umana, per la tutela del creato, per la dignità del lavoro, per i problemi delle famiglie, per la condizione degli anziani e di quanti sono abbandonati, rifiutati e disprezzati. Insomma, essere una Chiesa che promuove la cultura della cura, della carezza, la compassione verso i deboli e la lotta contro ogni forma di degrado, anche quel degrado delle nostre città e dei luoghi che frequentiamo, perché risplenda nella vita di ciascuno la gioia del Vangelo: questa è la nostra buona battaglia, questa è la sfida”.
A conclusione Francesco saluta e ringrazia la delegazione del Patriarcato Ecumenico e consegna personalmente il pallio ad alcuni dei quarantaquattro arcivescovi metropoliti nominati nel corso dell’anno presenti in San Pietro.
Il nostro Arcivescovo Mons. Luigi Renna, al quale vanno gli auguri di un fecondo ministero episcopale dalla redazione e dalla Chiesa di Catania tutta, è stato accompagnato dai famigliari e dal Vicario generale Mons. Salvatore Genchi.