Prospettive

150 anni dell’Istituto Maria Ausiliatrice: Frutti che hanno ‘profumato il mondo’

di Giuseppe Adernò

Maria cammina in questa casa” è lo slogan proposto per le Celebrazioni del 150° della Fondazione dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) che ha avuto origine a Mornese, in provincia di Alessandria, nel 1872 quando Don Bosco affidò a Maria Domenica Mazzarello l’opera educativa per le giovani e il cammino iniziò con le prime 11 giovani suore che il 5 agosto professarono i voti religiosi costituendo la prima comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nove anni dopo, nel 1891, il Card. Giuseppe Benedetto Dusmet, chiamò le Suore a dirigere l’opera educativa di Trecastagni e con Madre Maria Maddalena Morano, ora Beata, le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno iniziato la missione educativa nella provincia di Catania e in Sicilia.

Quel piccolo seme è divenuto ora grande albero con rami, fiori e frutti che hanno ‘profumato il mondo’, presente oggi in 97 Paesi, e la ricorrenza dei 150 anni a Catania, è stata celebrata con la ‘Festa del grazie’, nel ricordo del dono dei tre cuori che fecero i ragazzi a Don Bosco nel giorno del suo onomastico.

Per la ‘Festa del Grazie’ a livello mondiale per il 2022 è stato scelto come tema l’espressione di Don Bosco “Sono mie figlie” attinta dal sogno di don Bosco, che raccontò di essersi trovato a Torino in Piazza Vittorio, dove vide un gran numero di ragazze che gli chiedevano aiuto. Egli non avrebbe voluto ascoltarle, ma vide una «Signora tutta risplendente in volto che gli disse: “Abbine cura, sono mie figlie!”» (Cronistoria I, 24-25).

La specifica connotazione di ‘Figlie’ di Maria Ausiliatrice accompagna le Suore nella vita e nella storia, percorrendo un cammino di vocazione e identità salesiana, segno del dinamismo interiore che spinge al dono ed al servizio e dà efficacia salvifica all’azione educativa ed evangelizzatrice.

L’Ispettoria siciliana ‘Madre Maddalena Morano’, con la guida dell’ispettrice Suor Angela Maria Maccioni, ha scelto come tema della ‘festa del grazie’: “Fili di speranza, trame nel futuro”.

Nell’incontro di accoglienza, presso la casa salesiana di Via Caronda, sono state presentate le realtà operative in cui si incarna il carisma delle FMA: la scuola, la comunità alloggio, l’oratorio e le associazioni del tempo libero PGS, CGS, TGS, la residenza universitaria, le associazioni di volontariato Cospes e Vides.

Momento centrale della giornata del primo maggio è stata la celebrazione della Santa Messa, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Luigi Renna, lieto di trovarsi ‘nella terra di Madre Morano’.

I giovani, gli studenti e gli ex allievi partecipanti hanno accolto con gioia il messaggio dell’Arcivescovo, il quale nell’omelia ha attualizzato il segno della rete della pesca miracolosa, con le reti ‘strumento di comunicazione’ non tanto reti virtuali e social, “spesso prigione di incomunicabilità”, bensì reti di relazioni di amicizia e di solidarietà, “operando in rete” tra scuola, oratorio, famiglia, società civile “nello stile amorevole di Don Bosco e di Santa Maria Domenica Mazzarello”

“La rete della fraternità non cattura, ha detto Mons. Renna, ma libera la nostra umanità”.

Commentando poi la triplice domanda di Gesù a Pietro “Mi ami?” l’Arcivescovo, rivolgendosi alle Suore, ha evidenziato il valore della vocazione e del generoso “Si” pronunziato nella cerimonia di consacrazione e che si rinnova ogni giorno dicendo con gioia. “Signore tu sai tutto, Tu sai che ti amo”.

La “festa del grazie”, dopo l’agape fraterna, alla quale ha partecipato anche l’Arcivescovo, si è conclusa con il musical ‘Main- come una rondine’, ricordando il nome dialettale con cui veniva chiamata Maria Domenica Mazzarello e raccontando la biografia della Fondatrice.

Per la comunità salesiana inizia così il mese di maggio che il giorno 24 celebrerà con solennità la festa di Maria Ausiliatrice e l’Arcivescovo ha raccomandato a tutte le famiglie di pregare per le vocazioni religiose e matrimoniali e di recitare il Santo Rosario tutti i giorni del mese di maggio.

Di seguito il testo dell’omelia dell’Arcivescovo:

Carissime suore, carissimi fedeli tutti, carissimi studenti e loro familiari,

oggi e per tutto questo 2022, da ogni parte del mondo si eleva un grande rendimento di grazie per il dono che lo Spirito Santo ha fatto alla Chiesa e all’umanità delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nate dal carisma di don Bosco e Santa Maria Domenica Mazzarello, a Mornese, in provincia di Alessandria.

Era infatti il 5 agosto del 1872, quando il Vescovo di Acqui presiedette alla vestizione delle prime Figlie di Maria Ausiliatrice. Da allora una grande storia di testimonianza e di educazione dei giovani, in cui queste donne consacrate al Signore sono state un dono per tanti ragazzi e ragazze, “ha profumato il mondo”! Nella nostra Chiesa di Catania il “grazie” al Signore è speciale perché, appena nove anni dopo la nascita della Congregazione, il beato Giuseppe Benedetto Dusmet, Arcivescovo di Catania, chiamò queste Suore a dirigere l’opera educativa di Trecastagni. Quando i santi si uniscono nel fare la volontà di Dio fanno meraviglie, perché la santità contagia: la prima direttrice di quell’opera fu Maria Maddalena Morano, la nostra beata Morano, più siciliana che piemontese, perché i santi non sono classificabili per la loro appartenenza geografica, ma per quella al Regno di Dio e alla Chiesa. Quando ho lasciato Cerignola, le care Figlie di Maria Ausiliatrice mi hanno detto: “Ora vai nella terra di madre Morano!” Ed eccomi qui, per ringraziare il Signore, ma anche per chiedere che il Suo Amore rinnovi i Suoi prodigi nel nostro tempo.

La Terza Domenica di Pasqua illumina questo anniversario con il dono della Parola e dell’Eucarestia. Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato, ci presenta alcune apparizioni del Risorto nel Vangelo secondo Giovanni. Mi soffermerò in modo particolare sull’episodio della pesca sul lago. È facile l’accostamento ad un altro brano in cui si narra di una pesca miracolosa, quello del Vangelo secondo Luca, al capitolo quarto. Ma qui Gesù Cristo e gli apostoli sono passati attraverso il mistero della morte e della risurrezione, ed è iniziata una nuova storia di salvezza. La scena avviene di buon mattino, nell’ora in cui comincia ad albeggiare e ci si trova in un momento in cui le cose diventano visibili pian piano, alla luce del sole. Anche la vita degli apostoli viene illuminata come un’aurora dalla presenza del Risorto, passando da paure e dubbi a conferme. Gli apostoli sono tornati a pescare, ma dopo una notte di lavoro non hanno preso nulla. Il Signore appare e sta sulla riva: il suo “stare” ci dice che non ha abbandonato la storia dell’umanità, ma che è ancora in quella Galilea, territorio difficile e lontano dalla religiosità della Città santa, dove la missione di evangelizzare ricomincia. Ma la vita degli apostoli come può ricominciare senza la presenza di Gesù Cristo? Come può essere fruttuosa una pesca se egli non è sulla barca, come all’inizio, quando chiamò Pietro e gli altri divenuti da allora “pescatori di uomini”? Il Signore sta sulla riva e parla: quella sua Parola raggiunge i cuori degli apostoli sfiduciati e chiede di gettare la rete dalla parte destra. È il richiamo a tentare ancora “sulla parola del Signore”; quella parte destra è molto probabilmente il richiamo alla profezia di Ezechiele, nella quale dal fianco destro del Tempio scaturisce una sorgente che diventa un fiume, ricco di pesci e di promessa di vita per la terra. La rete si riempie: la barca di Pietro, nella quale la Tradizione dei Padri ha sempre visto la Chiesa, non ha esaurito la sua missione e la rete è piena, ma non si spezza, perché ormai è il Signore che guida ogni pesca, ogni uomo e donna che si affidano alla Parola del Signore. Sono centocinquantatre grossi pesci, quelli che vengono portati a riva! Un numero preciso: potrebbe indicare i popoli della Terra allora conosciuti, e ci dice che la missione degli apostoli raggiungerà tutte le genti, dalla Palestina, alla Grecia, ai popoli dell’est, ai quattro punti cardinali. È la storia che continua, anche nei sogni dei santi, come quello di Don Bosco, che mandò i suoi missionari in Patagonia, nella Terra del Fuoco, dopo un sogno illuminante sui progetti di Dio! Sant’Agostino, nel Commento al vangelo di Giovanni, dà una interpretazione che ci fa riflettere sul protagonista della pesca, che non è né Pietro, né Giovanni, né il resto dell’equipaggio. Sant’Agostino dice che poiché la salvezza ci viene dallo Spirito Santo con i sui sette doni e dalla Legge di Dio con i suoi 10 comandamenti, noi sommando queste due cifre abbiamo il numero 17. Se poi mettiamo in fila i numeri da 1 a diciassette e li addizioniamo (1+2: 3;3+3: 6; 6+4: 10, etc.), abbiamo il numero centocinquantatre. È il segno cioè, che le pesche miracolose, nella vita della Chiesa, avvengono quando ci affidiamo alla forza dello Spirito e agiamo secondo i comandamenti di Dio. Facciamo cioè, tutto ciò che è in nostro potere nella rettitudine della nostra vita; facciamo tutto ciò che è nei poteri di Dio, quando ci affidiamo totalmente a Lui. Questa pagina del Vangelo continua dicendo che il discepolo amato riconosce il Signore, che Pietro lo raggiunge a nuoto sulla riva e che il Signore Gesù ha preparato un cibo per i suoi discepoli: dona la sua presenza, il suo cibo, la sua misericordia, in particolare a Pietro.

Voglio fermarmi con voi nel considerare il senso di quelle reti piene, che mi richiama alla missione della Chiesa e di queste donne consacrate al Signore, le Figlie di Maria Ausiliatrice. La rete oggi è meno nota come strumento di pesca e più come legame comunicativo: si parla di reti social più frequentemente che di reti da pesca! Si parla anche di sistemi educativi che fanno rete tra loro. Le Figlie di Maria Ausiliatrice fanno rete: scuola, famiglia, società civile, per continuare a formare nello stile amorevole di don Bosco e di santa Maria Domenica. Tante volte oggi rischiamo di cadere nell’autarchia della formazione: la parrocchia vuole bastare a se stessa, lo Stato vuole bastare a se stesso, la comunità religiosa si chiude nei suoi sistemi, la famiglia, ed è la cosa peggiore, si chiude in una autoreferenzialità che ha paura di condividere i suoi problemi. Se un padre o una madre non chiedono aiuto quando il figlio comincia ad avere delle difficoltà, ad esempio non vuole andare più a scuola, o si abbandona ad una vita superficiale, magari condizionata dall’uso di stupefacenti o diventa vittima di dipendenze, se quella famiglia rimane fuori dalla “rete” di relazioni perché non vuole sembrare “fragile”, prima o poi si trova a soccombere. Care Suore, la vostra comunità sia esperta nel fare “rete”, con le famiglie, con i ragazzi, con le parrocchie, con la società civile. Non abbiate paura di non farcela: la “rete” di chi si fida del Signore, come Pietro, come santa Maria Domenica, come San Giovanni Bosco e la beata Maria Maddalena Morano, non si spezza!

Ma dico anche a voi cari giovani: sappiate stare in questa rete di relazioni, non per essere catturati, ma per essere più liberi. A volte vi isolate in quella che paradossalmente chiamiamo rete, ma per qualcuno diventa una “prigione” di incomunicabilità, quella dei social. Sappiate fare rete non solo in maniera virtuale, ma reale: l’oratorio, la scuola, la strada stessa, diventino il luogo delle relazioni. È meglio avere quattro amici in carne ossa, che diecimila followers o “amicizie” sui social, perché con quei quattro amici ti puoi confrontare guardandogli negli occhi, puoi sentire persino forse il loro odore, puoi camminarci, divertirti, servire! La rete delle amicizie vere, benedette da Dio, non si spezza, e vi rende protagonisti, non spettatori del mondo. La rete della fraternità, non cattura, ma libera la nostra umanità.Il brano del vangelo di oggi si conclude con un dialogo stupendo fra Gesù Cristo e Pietro: per tre volte il Signore chiede all’apostolo se lo ama. Vuole dirgli che nonostante il triplice rinnegamento, che poteva essere quadruplice o ancora più grande, il Signore gli dona fiducia. E se anche Gesù gli chiede se Pietro lo ama, usando il verbo “agapao”, che dice amore che dono gratuito e che è simile a quello di Dio, e Pietro risponde che “gli vuole bene”, Gesù è capace anche di “scendere di un gradino”, e la terza volta gli chiede semplicemente se “gli vuole bene”. Care suore, un ultimo pensiero è per voi: un giorno il Signore ha chiesto anche a voi se amavate il Signore Gesù. Gli avete risposto di sì, non per amarlo in un sol giorno, come in un flirt, ma per tutta la vita. Quando entravo nella casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Cerignola, incontravo anche le più anziane, e mi commuovevo davanti a queste nonne che avevano donato totalmente la vita al Signore alla formazione dei ragazzi: avevano amato per tutta la vita. E ne erano felici. Che il Signore vi renda felici della vostra vocazione e, sia quando siete in oratorio, sia quando dalla vostra sedia a rotelle udite di lontano gli schiamazzi dei ragazzi, dite sempre “Signore tu sai tutto, tu sai che ti amo!”

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