di don Giuseppe Longo
Ispirato dal versetto del Vangelo di Matteo “[ero] malato e mi avete visitato” S.E. Mons. Luigi Renna prosegue, quasi rispondendo ad un imperativo morale, la vista nei Santuari della sofferenza.
A fare gli onori di casa all’Osp. Policlinico – San Marco sono stati il Direttore Generale Dott. Gaetano Sirna, il Direttore Sanitario Dott. Antonio Lazzara, il Direttore Amministrativo Dott. Rosario Fresta ed il Cappellano ospedaliero Mons. Salvatore Scribano.
L’Arcivescovo, ringraziando per il calore e l’attenzione ricevuta, mette in risalto la diversità del Policlinico rispetto alle altre strutture ospedaliere, perché al suo interno ci sono dei giovani medici in via di formazione ad una particolare professione, rispondendo ad una vocazione che, facendo tesoro delle acquisizioni scientifiche, si relaziona con l’ammalato per un miglioramento della qualità della vita nel rispetto della persona umana in maniera integrale, dal fisico alla psiche, financo agli aspetti morali.
Qualche tempo fa la Santa Sede ha prodotto un documento dal titolo “Samaritanus bonus” con particolare riferimento alla parabola del buon samaritano, dove si alternano diverse figure i briganti, i leviti e “il samaritano, che, malgrado al tempo di Gesù fosse considerato un eretico, viene preso a modello di prossimità descritta nei minimi particolari”. Da questa parabola, visto il contesto in cui ci si trova, emergono diversi aspetti.
Innanzitutto “nella locanda del buon samaritano oggi si può riconoscere ogni luogo di cura, al quale si affidano le persone più care perché stiano bene, secondo un operato che fa ricorso non solo alla scienza ma anche alla coscienza”.
Un altro aspetto della parabola è “l’avere compassione”; con riferimento non ad “una compassione che, lasciandosi travolgere dai sentimenti, blocchi l’azione, bensì ad una compassione che, lasciandosi coinvolgere, spinga alla ricerca della cura migliore”.
L’augurio di Mons. Renna per medici e specializzandi è “poter gioire della soddisfazione impressa nel volto dell’ammalato al quale si è restituito qualcosa di veramente importante. Perché è dalla compassione che si genera la speranza”. Infatti Gesù, mosso a compassione per la sofferenza delle folle, realizza la promessa di Dio dell’invio del Salvatore del mondo, ragion d’essere della speranza non solo di ogni cristiano ma dell’umanità intera.
“Ringrazio S. E. Mons. Renna per la grande sensibilità che ha avuto, all’inizio del Suo mandato, nel decidere di visitare subito gli ospedali ed incontrare le persone che soffrono –ha detto il direttore generale dott. Sirna-. Negli ultimi due anni le strutture sanitarie hanno dovuto affrontare innumerevoli difficoltà per via della pandemia. Sono stati due anni duri sia per la popolazione, sia per i nostri professionisti che hanno combattuto un nemico sconosciuto, trovandosi per la prima volta di fronte ad una doppia responsabilità: da una parte quella di curare i malati, dall’altra quella di prendersi cura a 360 gradi della persona isolata dal resto del mondo e dai suoi affetti più cari. Questo luogo in particolare, questa Università, proprio in virtù dell’obiettivo didattico che ha, con il suo personale, ha quindi dovuto insegnare, soprattutto ai più giovani, ad assistere il paziente ma anche e specialmente ad accogliere l’uomo e la donna, a sviluppare con loro un rapporto di empatia, cercando di andare incontro e soddisfare quel bisogno di compassione di cui hanno avuto bisogno nei terribili momenti della malattia”.
Prima della visita degli ammalati nei diversi reparti della struttura ospedaliera, il Direttore Generale dona all’Arcivescovo un calice che faceva parte di un piccolo tesoro, ricavato dalla dismissione di alcuni antichi presidi ospedalieri confluiti nell’attuale Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G. Rodolico – San Marco”.