di Giuseppe Adernò
Venerdì 25 marzo, durante la Celebrazione della Penitenza che presiederà alle ore 17:00 nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco consacrerà all’Immacolato Cuore di Maria la Russia e l’Ucraina. Lo stesso atto, lo stesso giorno, sarà compiuto a Fatima da Sua Eminenza il Cardinale Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità, come inviato del Santo Padre”
Questa notizia ripresa da giornali e televisioni risuona come un campanello di allarme, un raggio di luce e di speranza, che eleva il pensiero verso l’alto, che mette al primo posto non il pensare umano, ma il piano di Dio, Creatore e Datore di ogni bene.
La richiesta della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria è uno dei messaggi della Vergine ai tre pastorelli nella Cova di Ria a Fatima il 13 luglio 1917, quando la Madonna dice che “l’allontanamento da Dio dei popoli europei conduce al castigo divino della guerra” e poi ancora il 29 agosto 1931, comunica a Lucia la profezia che oggi si avvera: . “La Russia avrà sparso i suoi errori nel mondo provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa. Il Santo Padre dovrà soffrire molto”.
L’invito alla consacrazione della Russia venne ribadito il 13 giugno 1929 da suor Lucia, nel monastero di Tuy, la quale suggerisce che questa consacrazione fosse fatta “in unione con tutti i vescovi del mondo”.
In diverse occasioni sono state formulate formule di consacrazione alla Vergine: il 31 ottobre 1942 e poi ancora nel 1952 da Papa Pio XII; durante il Concilio Vaticano II da Paolo VI il 21 novembre 1964; da Giovanni Paolo II il 7 giugno 1981° Roma, il 13 giugno 1982 a Fatima e poi ancora il 25 marzo 1984 a Roma in occasione dell’Anno Santo della Redenzione.
Sono passati 38 anni dal 25 marzo 1984. La spettacolare autodissoluzione del regime sovietico senza insurrezioni o rivolte, nel 1991, è sembrata essere, e forse è stata, un risultato parziale di quella consacrazione. Ma la Russia non si è convertita e il comunismo non è morto. Vladimir Putin è un nazional-bolscevico che non ha rinnegato gli errori del comunismo e la Cina è una nazione ufficialmente comunista e la sua amicizia con la Russia è “solida come una roccia”.
Lo scorso 2 marzo, i Vescovi cattolici ucraini di rito latino hanno chiesto a Papa Francesco di compiere questo solenne anno di fede in unione a tutti i Vescovi del mondo.
Il messaggio di Fatima non è un generico invito alla preghiera e alla penitenza, è innanzitutto l’annuncio di un castigo e del trionfo finale nella storia della misericordia divina. è la chiave di interpretazione dei drammatici eventi degli ultimi due anni, e in particolare di quanto sta accadendo in Ucraina. Si può comprendere che questa prospettiva sia estranea all’uomo contemporaneo immerso nel relativismo, ma ciò che più colpisce è l’accecamento di tanti cattolici, incapaci di elevarsi a quelle altezze che sono le sole a permetterci di comprendere gli eventi nelle ore drammatiche della storia. Oggi, dopo la pandemia di Covid, stiamo vivendo l’ora drammatica della guerra.
La data del 25 marzo, festa dell’Annunciazione, giorno del “sì” di Maria al progetto di Dio, giorno di inizio del viaggio dantesco, giorno della cultura che si intreccia con la fede e diventa risposta dell’uomo alla cooperazione nel piano di salvezza, diventa una tappa fondamentale nel cammino della storia di questi giorni. Segna l’inizio di un nuovo percorso e i benefici saranno ben visibili.
Nei giornali cattolici la notizia si commenta con la formula “Non sappiamo se questa consacrazione allontanerà la minaccia della guerra, della fame e della persecuzione alla Chiesa e al Santo Padre che la Madonna previde a Fatima se il mondo non si fosse convertito, ma certamente l’atto annunciato dalla Santa Sede è destinato a portare grandi grazie alla Russia, all’Ucraina e al mondo intero”
La fede dei cristiani che dovrebbe essere ancorché piccola e minuta –
“Se aveste fede quanto un granello di senape” dovrebbe portare la certezza che Dio non abbandona il suo popolo e il Cuore Immacolato di Maria trionferà.
Dio è fedele alle sue promesse e la Madre non tradisce mai i suoi figli.
Questa si chiama fede.