di Don Giuseppe Longo
Se un singolo episodio può essere attribuito al caso, il ripetersi della stessa circostanza può trasformarsi non solo in uno stile di vita, ma, addirittura, potrebbe far nascere un vero progetto che via via acquisterà concretezza. Così non è stato un caso che Mons. Luigi Renna, prima ancora del suo insediamento canonico nell’Arcidiocesi di Catania, abbia voluto incontrare i detenuti del carcere minorile di Bicocca; infatti nel giorno dell’inizio della quaresima ha celebrato la S. Messa con l’imposizione delle ceneri nella casa circondariale di Piazza Lanza.
All’arrivo l’Arcivescovo è stato accolto dal Direttore, dott.ssa Elisabetta Zito, affiancata dal Comandante di reparto, Dirigente di Polizia Penitenziaria Dr. Francesco Salemi, dal Vice Comandante di reparto, Dirigente aggiunto di Polizia Penitenziaria, Dr.ssa Simona Carla Verborosso, dal Vice Comandante, Commissario di Polizia Penitenziaria Dr. Alfio Bosco, e dal Responsabile dell’Area Trattamentale Dr. Giuseppe Avelli.
Mons. Renna, coadiuvato dal cappellano del carcere don Antonio Giacona, dopo il saluto introitale, ha fatto riferimento alla più grande beatitudine proclamata da Gesù nel “discorso della montagna”: la povertà. Condizione, quest’ultima, che accomuna tutti i carcerati perché non solo privi di risorse economiche, ma, soprattutto, della libertà. Esortando a riporre ogni speranza all’evento successivo alla quaresima, la Pasqua di Resurrezione.
L’Arcivescovo ha affermato che il “chiedere il perdono è un grande gesto di carità”. Equivale a tendere la mano per chiedere il (per)dono dell’altro. Come esempio viene citato San Disma, meglio noto come il buon ladrone, col quale Gesù aveva solidarizzato accettando di incontrarlo sulla croce. Mons. Renna, usando una metafora, afferma che “Disma riuscì a concretizzare il più grande furto della sua vita, facendo vibrare le corde della misericordia di Gesù proprio con la richiesta di perdono”.
Se il peccato originale fu la conseguenza del desiderio di volere essere come Dio, si può essere quell’immagine e somiglianza del Creatore anche comportandosi come Lui. Gesù ci indica la strada: “siate misericordiosi come il padre vostro è misericordioso”.
“Il perdono accompagna il cammino di conversione di ciascuno di noi, segna una svolta nella nostra vita, dando a tutti la possibilità di ‘con-vergere’, cioè dirigersi insieme con Gesù”.
L’Arcivescovo ha, poi, parlato della cenere, simbolo dell’inizio della quaresima, evidenziandone l’attuale scarso valore. Ma ha ricordato che “nel passato veniva usato al posto del sapone per detergere ed, inoltre, come nutriente per le piante”. Quindi la cenere diventa segno di purificazione.
Ad imporre la cenere sul capo di Mons. Renna è stato un detenuto di Santo Domingo.
Nella preghiera dei fedeli alcuni detenuti del ramo femminile e maschile hanno rivolto il loro pensiero ai poveri dell’Ucraina, privati delle loro case a causa della guerra.
A conclusione della celebrazione il Direttore, dott.ssa Elisabetta Zito, ha ricordato che, in un certo senso, la pandemia ha fatto vivere a ciascuno di noi, anche se solo marginalmente, quel senso di privazione della libertà che i detenuti vivono quotidianamente. La dott.ssa Zito ha presentato alcuni detenuti che hanno offerto all’Arcivescovo dei dipinti e delle opere in creta frutto dell’intenso lavoro di insegnamento di molti formatori che operano per il reintegro sociale dei detenuti.
La struttura carceraria ha ben 15 classi di studio, dalle elementari financo ad un corso universitario, alcune delle quali sono state visitate, dopo la cerimonia, da Mons. Renna, il quale ha voluto salutare di persona i detenuti di alcune sezioni della casa circondariale.