di Don Antonino De Maria
C’è sempre la tentazione tipicamente giornalistica e mondana di leggere i viaggi del Papa attraverso le categorie della diplomazia del potere, della politica. E anche questo viaggio facilmente avrebbe potuto essere letto alla stessa maniera. Prima di tutto la politica dell’ecumenismo che guarda al Metropolita di Cipro come ad un possibile alleato della politica ecclesiastica dell’unità con la Chiesa ortodossa. Non sono infatti sconosciuti gli atteggiamenti di favore nei confronti di una ritrovata unità tra cattolici e ortodossi del Metropolita di Cipro, espressi più volte, anche durante il concilio panortodosso che proprio a Cipro si è svolto. Come il nuovo atteggiamento della gerarchia greca nei confronti dei cattolici e del Papa (basti pensare al difficle incontro tra san Giovanni Paolo II e Christodulos di Atene in un contesto di contestazione della visita papale per cui non ci si deve scandalizzare del grido di un prete che chiama il Papa eretico, senza dimenticare che per secoli abbiamo detto lo stesso noi di loro).
I cattolici a Cipro e in Grecia sono una piccola minoranza variegata tra le diverse comunità che nel passato si sono riunite a Roma: Melchiti, Armeni, Greco-cattolici, latini. Una piccola e vivace comunità in un luogo non certo estraneo a contraddizioni e tensioni di fronte al mondo mussulmano di una Turchia non più laicista ma integralista. Eppure tutto questo sembra muoversi sulla testa delle persone che convivono da secoli insieme.
Io credo che invece si possa assumere una chiave di lettura diversa che dà ragione dei gesti e delle parole, anche quando sono dure per la triste realtà di un Mediterraneo che ha visto il sorgere della civiltà umana e ora nell’esperienza della morte diventa testimone del suo declino.
Questa chiave di lettura è lo stupore: della filosofia, della fede, dell’uomo, nel bene e nel male. Per questo è la fraternità che vince sui protocolli della politica e delle strutture umane.
Credo che nel dialogo con i giovani con il quale si è concluso questo breve viaggio sia proprio espresso questo sguardo nuovo e propriamente cristiano sull’uomo e sulla storia: sui suoi peccati e sulla sua bellezza martoriata, crocifissa.
Così come un Amen conclusivo il Papa ha risposto alla giovane Caterina esprimendo nello stupore uno sguardo nuovo perché è lo stupore dell’incontro con un Amore diverso e totale svelato nella divino-umanità di Cristo: “Ma lo stupore non è solo l’inizio della filosofia, è anche l’inizio della nostra fede. Il Vangelo parecchie volte ci dice che quando qualcuno incontra Gesù si stupisce, sente lo stupore. Nell’incontro con Dio sempre c’è lo stupore: è l’inizio del dialogo con Dio. Sì, E questo è così, perché il nostro aver fede non consiste prima di tutto in un insieme di cose da credere e di precetti da adempiere. Il cuore della fede non è un’idea o, non è una morale, il cuore della fede è una realtà, una realtà bellissima che non dipende da noi e che lascia a bocca aperta: siamo figli amati di Dio! Questo è il cuore della fede: siamo figli amati di Dio! Figli amati: abbiamo un Padre che veglia su di noi senza smettere mai di amarci. Riflettiamoci: qualsiasi cosa tu pensi o faccia, fossero anche le peggiori, Dio continua ad amarti. Io vorrei che questo lo capiate bene: Dio non si stanca di amare. Qualcuno può dirmi: “Ma se io scivolo nelle cose più brutte, Dio mi ama?” Dio ti ama.
“E se io sono un traditore, un peccatore tremendo, e finisco male, nella droga… Dio mi ama?” Dio ti ama. Dio ama sempre. Non può smettere di amare. Ama sempre e comunque. Guarda la tua vita e la vede molto buona (cfr Gen 1,31). Non si pente mai di noi. Se ci mettiamo davanti allo specchio magari non ci vediamo come vorremmo, perché rischiamo di concentrarci su quello che non ci piace. Ma se ci mettiamo davanti a Dio la prospettiva cambia. Non possiamo che stupirci di essere per Lui, nonostante tutte le nostre debolezze e i nostri peccati, figli amati da sempre e per sempre. Allora, anziché cominciare la giornata davanti allo specchio, perché non apri la finestra della camera e ti soffermi sul tutto, su tutto il bello che c’è, su tutto il bello che vedi? Esci da te stesso. Cari giovani, pensate: se ai nostri occhi è bello il creato, agli occhi di Dio ciascuno di voi è infinitamente più bello! Egli, dice la Scrittura, “ha fatto di noi delle meraviglie, delle meraviglie stupende” (cfr Sal 139,14). Noi, per Dio, siamo una meraviglia stupenda. Lasciati invadere da questo stupore. Lasciati amare da chi crede sempre in te, da chi ti ama più di quanto tu riesca ad amarti. Non è facile capire questa larghezza, questa profondità dell’amore, non è facile capirla, ma è così: basta lasciarsi guardare dallo sguardo di Dio.”