di Don Antonino De Maria
Si è svolta nella chiesa del Seminario di Catania l’assemblea delle Consulte della macro area[1] di Catania intorno al tema suggerito dalla Fratelli tutti e dal cammino sinodale della Chiesa Universale.
Dopo i saluti dei vari segretari diocesani e di Mons. Gristina (telefonicamente e attraverso il Vicario Generale) come di Mons. Muratore, Vescovo di Nicosia, Mons. Peri, vescovo di Caltagirone ci ha introdotti nel cuore dell’enciclica Fratelli tutti che, ha detto, non può essere letta senza l’enciclica che la precede Laudato sì. Sottolineando alcuni aspetti che potrebbero confondere il significato del cammino sinodale che stiamo cercando di vivere, Mons. Peri ci ha regalato la sua lettura francescana dell’enciclica segnalando che proprio il suo incipit proviene dalle Ammonizioni di San Francesco e non da una vaga e astratta idealizzazione della fraternità. Il riconoscimento della paternità divina, irriducibile ai paradigmi della paternità umana, ideali o concreti, dalla quale ogni vera esperienza di paternità ha origine, è stato il punto di partenza per rileggere la vita di san Francesco e la sua peculiare esperienza, liquefacendo ogni visione idealista ed edulcorata di cui si nutrono le biografie e anche la vulgata sul santo di Assisi. Questa chiave di lettura permette di cogliere la trama del discorso papale e la incisività del suo magistero, al di là delle frasi-slogan alle quali spesso lo riduciamo. Si può camminare insieme se si ha coscienza di un’unica origine e si vogliono allacciare relazioni per imparare a scrivere il cammino dell’uomo, superando i conflitti lasciandosi introdurre in essi e non semplicemente subendoli, proprio perché coscienti che non si cammina da soli e non ci si salva da soli. In questo senso ogni identità religiosa o culturale può incontrare l’altro proprio riscoprendo il cuore della propria identità ma anche accettando di uscire dagli steccati che a grandi livelli come a livelli più bassi solleviamo paurosi di perdere la purezza della nostra identità: in realtà chiudendosi si muore e l’invocazione di valori non ci salva dalla scarnificazione della persona e della sua coscienza.
Interessanti gli interventi durante il dibattito hanno colto criticità e bellezza dell’esperienza ecclesiale delle aggregazioni che si radunano nelle consulte diocesane, ponendo anche domande di ampio respiro.
A Mons. Raspanti, Vescovo di Acireale, è stato dato il compito di tracciare le fila di quanto emerso durante l’assemblea.
Questa esperienza non può ridursi al momento celebrativo ma ci auspichiamo possa essere l’inizio di un cammino, di un esercizio di sinodalità vissuto nello spirito della sinodalità, cioè come manifestazione della Chiesa nella sua natura e missione.
Vorrei concludere con un plauso alle Segreterie delle Consulte presenti ma anche con una sensazione critica: dopo decenni di esperienza di nuovi movimenti, nuove associazioni, itinerari di fede non si riesce ancora a coglierne la novità, preoccupati di inquadrarli in una struttura istituzionale che andrebbe ripensata non semplicemente affermata. Ciò è anche emerso: non basta pensare la parrocchia come luogo naturale dell’esperienza di fede perché questo è contraddetto dalla realtà viva della Chiesa nella quale la fede si accoglie e si vive fuori dal suo recinto. Forse bisogna imparare a riconoscere che esiste un’altra realtà istituzionale e carismatica di fatto e già di fatto riconosciuta dalla Chiesa Universale che deborda dai confini spesso angusti delle strutture pensate dal Concilio tridentino.
Concludo con due testi tratti dalla Fratelli tutti 77-78: “Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni. Dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite. Oggi siamo di fronte alla grande occasione di esprimere il nostro essere fratelli, di essere altri buoni samaritani che prendono su di sé il dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti. Come il viandante occasionale della nostra storia, ci vuole solo il desiderio gratuito, puro e semplice di essere popolo, di essere costanti e instancabili nell’impegno di includere, di integrare, di risollevare chi è caduto (…) È possibile cominciare dal basso e caso per caso, lottare per ciò che è più concreto e locale, fino all’ultimo angolo della patria e del mondo, con la stessa cura che il viandante di Samaria ebbe per ogni piaga dell’uomo ferito. Cerchiamo gli altri e facciamoci carico della realtà che ci spetta, senza temere il dolore o l’impotenza, perché lì c’è tutto il bene che Dio ha seminato nel cuore dell’essere umano. Le difficoltà che sembrano enormi sono l’opportunità per crescere, e non la scusa per la tristezza inerte che favorisce la sottomissione. Però non facciamolo da soli, individualmente. Il samaritano cercò un affittacamere che potesse prendersi cura di quell’uomo, come noi siamo chiamati a invitare e incontrarci in un “noi” che sia più forte della somma di piccole individualità; ricordiamoci che «il tutto è più delle parti, ed è anche più della loro semplice somma».”
[1] La Regione ecclesiastica Sicilia è stata divisa in macro aree che raggruppano consulte di diverse diocesi nel tentativo di favorire l’esercizio della comunione su temi condivisi dalla Consulta Regionale. La macro area di Catania raggruppa le consulte delle diocesi di Catania, Acireale e Caltagirone, Nicosia.
Grazie padre De Maria,ho personalmente ricevuto un forte richiamo ad una profonda e matura conversione,dalle parole di Mons.Raspanti e dal tuo commento.Forte e pertinenti gli interventidi Mons. Peri, di Mons. Muratore. Grazie anche alla nostra Segreteria🔥🔥🔥