di Padre Giovanni Calcara, o.p.
Il ricordo del grande “artista e maestro di vita” Franco Battiato segna come una colonna sonora la vita degli italiani di tutte le generazioni, con la sua abilità di musicista capace di potere esprimere attraverso le note e la melodia, i valori più profondi dell’animo umano.
Artista impegnato anche in politica e nella vita sociale, teso in una ricerca delle esigenze spirituali dell’animo umano, aperto a tutte le scuole mistiche e filosofiche, partendo dalla radice cristiana della sua fede. Capace di esprimere la bellezza in musica, ma soprattutto di infondere il desiderio della ricerca e dell’approfondimento personale, come impegno per dare senso alla propria esistenza. E alcuni fra i titoli che vengono subito in mente: avrò cura, povera patria, la voce del padrone, cuccurucù riflettono pienamente la sua genialità nel coniugare la musica con la realtà concreta con cui siamo chiamati a confrontarci.
Battiato è stato, fra l’altro, uno “spirito libero” capace della protesta e della proposta politica che, attraverso linguaggi propri, ha espresso con una capacità tutta sua l’idea di come il pensiero come la riflessione, la fede e la spiritualità potessero fondare l’agire concreto di ognuno di noi. Evitando quella massificazione ed omologazione del pensiero che, purtroppo, segna la nostra epoca. Chiamati come siamo, non a pensare “secondo la pancia”, ma secondo la “propria ragione”, perché come insegnava il grande cardinale Carlo Maria Martini “a me, non interessa che una persona creda, ma che ragioni”.
Cantante pop, ironico, capace di potere prendersi gioco degli intellettuali come dei politici, proponendo attraverso religioni e filosofie diverse, ma tutte capaci di potere dare senso al vivere per un fine e non fermarsi al frammento del momento.
Franco è l’ultimo esponente di quella cultura siciliana, aperta al trascendente come all’incontro delle diversità come momento di arricchimento e non di pericolo, incontro di culture e di civiltà, per ridare al Mediterraneo, la sua vocazione di un “mare di pace” come è stato vissuto per secoli. Lascia un’eredità bella, ma pesante. A ognuno di noi, il compito di raccoglierne un germe da trapiantare, per farlo diventare un albero che, a suo tempo, possa dare i suoi frutti.