di Giuseppe Adernò
Cala il sipario sulla “straordinaria” festa di Sant’Agata, interamente social celebrata nel silenzio, a porte chiuse, senza le tradizionali processioni e manifestazioni cittadine.
Una festa inusuale, tutta casalinga, dove sullo schermo della Tv e dai social è apparso il volto di “Agata bella, Agata buona” ed il suo sorriso benedicente ha portato conforto, benedizione, serenità, armonia, speranza che presto finirà il turbine della pandemia che ha creato innumerevoli disagi sociali, economici, lavorativi ed ha imposto nuovi stili di relazione e di comunicazione tra le persone.
Il ritornello del salmo responsoriale: “Alle tue mani, o Signore, affido la mia vita “dovrebbe diventare – ha detto l’Arcivescovo – l’invocazione costante specie in questi difficili momenti segnati dalla pandemia”.
Il volto sereno e dolce di Agata ha sollecitato preghiere, invocazioni di grazie e devoti ringraziamenti per i beni ricevuti nel corso dell’anno e tutto ciò è segno di fede e si chiama “devozione”.
Nell’incontro dell’Ordine dei Giornalisti si è dibattuto il tema del come “comunicare il sacro” e “incontrare Sant’Agata” anche “senza la festa”, ma “con Lei nel cuore” come hanno detto tanti devoti rispettosi delle norme di prevenzione del contagio.
Sembra che quest’anno si sia rinnovato il brano evangelico dell’incontro di Gesù con Zaccheo: “Scendi oggi vengo a casa tua” e, grazie alle dirette streaming delle celebrazioni coordinate dall’Ufficio di Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi, diretto da don Giuseppe Longo, Sant’Agata è entrata nelle case dei catanesi e non solo, come viene confermato dal numero delle 273.909 visualizzazioni della Messa dell’Aurora – solo nella pagina della Diocesi-, arricchite dai numerosi e commoventi messaggi d’invocazione, preghiera, ringraziamento. L’incontro con Sant’Agata è stato così allargato ad un numero maggiore di persone e sono stati osservati alcuni particolari della “cammaredda” che per molti è carica di misteri e di racconti popolari.
Nei diversi interventi televisivi e nelle omelie dell’Arcivescovo il tema della devozione popolare – adesione agli aspetti spirituali e formali del culto o delle pratiche religiose – è stato ricorrente ed è stato sempre collegato all’impegno cristiano di testimonianza facendo un espresso riferimento al termine martirio di Agata (dal greco martus:’testimone’, colui che annuncia, attesta e grida la gioia della Resurrezione).
La vera testimonianza impegna la coerente imitazione di Agata, del suo eroico gesto di fedeltà, di amore e dono per la sua città.
Nell’appello-invito ripetuto quest’anno nel silenzio; “ Siamo tutti devoti tutti. Cittadini Via Sant’Agata” si concentra l’intensità di amore e di devozione del “popolo di Sant’Agata” che ama la sua città, la onora e la rispetta.
Il richiamo all’essere “cittadini” sollecita, appunto un impegno civico di rispetto della città e di cooperazione nel farla crescere e sviluppare in maniera armonica e positiva nella ricerca del bene comune.
Nella tradizione antica della festa il Busto reliquario la mattina del 4 febbraio veniva consegnato alla cittadinanza per la processione del giro esterno.
“La devozione fa rima con imitazione” ed il vero devoto imita le virtù di Sant’Agata nella purezza della vita; nella fedeltà al Vangelo e agli impegni del battesimo; nella carità verso i bisognosi e non solo di cose materiali, ma si mette a servizio della comunità, operando nella costante dimensione di “sentirsi ed essere un dono per gli altri”.