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Messaggio dalla “clausura” di Biancavilla nel giorno in cui San Francesco ricevette le stimmate

di Sr. Ch. Cristiana Scandura osc

Carissimi Fratelli e Sorelle,

verso il tramonto della sua vita terrena, San francesco d’Assisi, infiammato dall’amore per Cristo e desideroso di conformarsi pienamente a Lui, gli rivolgeva insistentemente questa preghiera: “O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti prego che tu mi faccia, prima che io muoia: la prima, è che io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione, la seconda si è che io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quell’eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori.”

La sua preghiera non rimase inascoltata. Fu fatto degno, infatti, di ricevere nel proprio corpo i segni visibili della Passione di Cristo. Il prodigio avvenne in maniera così mirabile che i pastori e gli abitanti dei dintorni riferirono ai Frati di aver visto per circa un’ora il monte della Verna, su cui Francesco si era ritirato per trascorrere nel silenzio e nella solitudine, quaranta giorni di digiuno, incendiato di un vivo fulgore, tanto da temere un incendio o che si fosse levato il sole prima del solito.

S. Bonaventura da Bagnoregio, uno dei suoi primi biografi, così ci racconta l’evento:

“Un mattino, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della santa Croce, raccolto in preghiera sulla sommità del monte, mentre era trasportato in Dio da ardori serafici, vide la figura di un Serafino discendente dal cielo. Aveva sei ali risplendenti e fiammanti. Con volo velocisissimo giunse e si fermò, sollevato da terra, vicino all’uomo di Dio. Apparve allora non solo alato, ma anche crocifisso, a quella vista Francesco fu pieno di stupore e nel suo animo c’erano, al tempo stesso, dolore e gaudio: provava letizia sovrabbondante vedendo Cristo in aspetto benigno, apparirgli in modo tanto ammirabile quanto affettuoso, ma al mirarlo così confitto alla croce, la sua anima era ferita da una spada di compaziente dolore.

Dopo un arcano e intimo colloquio, quando la visione disparve, lasciò nella sua anima un ardore serafico e, nello stesso tempo, lasciò nella sua carne i segni esterni della passione, come se fossero stati impressi dei sigilli sul corpo, reso tenero dalla forza fondente del fuoco.

Subito cominciarono ad apparire nelle sue mani e nei suoi piedi i segni dei chiodi; nell’incàvo delle mani e nella parte superiore dei piedi apparivano le cappocchie, e dall’altra parte le punte. Il lato destro del corpo, come se fosse stato trafitto da un colpo di lancia, era solcato da una cicatrice rossa, che spesso emetteva sangue.

Dopo che l’uomo nuovo Francesco apparve insignito, mediante insolito e stupendo miracolo, delle sacre stimmate, discese dal monte. Privilegio mai concessso nei secoli passati, egli portava con sé l’immagine del Crocifisso, non scolpita da artista umano in tavole di pietra o di legno, ma tracciata nella sua carne dal dito del Dio vivente”.

Le stimmate che Francesco ricevette in dono, furono come il suggello e il segno visibile di quella profonda e  perfetta conformità a Cristo che egli aveva raggiunto, perché è proprio vero che

NOI CI TRASFORMIAMO IN CHI AMIAMO

Come ha fatto nella vita di Francesco D’Assisi, così Dio può operare meraviglie stupende anche nella vita di ciascuno di noi, se Gli permettiamo di agire, aprendo totalmente il nostro cuore a Lui.

Possa la vita di ogni cristiano irradiare Cristo. Ogni cellula del nostro corpo possa annunciare Lui, manifestre Lui, dar gloria a Lui. Questo il mio augurio e la mia preghiera che innalzo a Dio per intercessione del serafico Padre San Francesco e dell’umile sua pianticella e fedele seguace Chiara d’Assisi.

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