Anche quest’anno, nella vasta aula liturgica della Cattedrale, il Vescovo ha presieduto la solenne Veglia di Pentecoste che da qualche hanno vede l’attiva e fattiva partecipazione della Consulta delle Aggregazioni laicali.
Ogni associazione o movimento o comunità che aderisce liberamente alla Consulta diocesana era presente con una piccola delegazione, secondo le indicazioni del parroco della Cattedrale, anche se c’era ancora posto nell’aula liturgica.
«Quella comunione che in Cristo si è compiuta tra l’umano e Dio Trinità agapica – dice all’inizio della celebrazione il delegato dell’Arcivescovo per la Consulta Don Antonio De Maria che ha presentato il saluto riprendendo il tema scelto dalla segreteria: Noi, popolo sacerdotale, testimoni dello Spirito – diventa esperienza generativa della Chiesa per opera dello Spirito Santo. Per questo è nello Spirito che possiamo dire Noi: noi siamo il popolo sacerdotale, la nazione santa, primizia dell’umanità redenta dal Risorto.
Questa consapevolezza, questo noi, non nasce dallo sforzo dell’uomo ma è dono dello Spirito: in lui siamo nati dentro questo noi che ci costituisce: per questo, questo Noi ci precede e svela il senso della nostra appartenenza a Cristo ».
Questo il cuore del discorso di padre Antonio, che ha poi sottolineato che
« Lo Spirito è l’armonia che genera la Chiesa del Risorto come un’armonia la cui unità è data dalla polifonia di voci concordanti nella loro diversità e nei loro specifici doni: così ogni aggregazione è frutto di questo Spirito, in quanto lo Spirito stesso la genera dentro questa unità armonica. Si tratta di prenderne sempre più consapevolezza, riconoscendosi dentro quel Noi che ci fa essere e che siamo».
Più volte è stato ricordato anche il 50° di sacerdozio dell’Arcivescovo e il suo desiderio che si lavori per le vocazioni sacerdotali.
«una vera pastorale vocazionale – Continua il delegato – nasce dentro una comunità viva, nella quale la gioia della fede diventa fraternità. Questa fraternità, a sua volta, diventa ambito educativo alla personalità cristiana e luogo di discernimento delle diverse chiamate del Signore. Può capitare di confondere un proprio pio desiderio con la convinzione di una chiamata del Signore al sacerdozio o alla vita consacrata: mentre una comunità viva è capace di discernere i segni di Dio e a sostenere la fragilità della risposta del chiamato o della chiamata. Essi sono innanzitutto figli e frutto di questa comunità dove il Signore fa la sua pesca».
L’Arcivescovo ha ripercorso le letture proclamate come il definirsi di una scelta progettuale che non può nascere solo dall’impegno dell’uomo ma che nasce e si compie nell’opera dello Spirito che fa della Chiesa il sacramento della salvezza e una Pentecoste vivente. Ha esortato il laicato rappresentato a discernere i segni di questo tempo e a lasciarsi investire dalla creatività dello Spirito, per un rinnovamento della testimonianza e dell’impegno ecclesiale nel mondo.
La segretaria della Consulta, la professoressa Febronia Lamicela, ha rinnovato il ringraziamento all’Arcivescovo per la grazia di quel momento di comunione vissuto nella Veglia, e ha auspicato che l’impegno della Consulta che, pur nelle ristrettezze non si è mai fermato, possa continuare. A nome della Consulta ha poi offerto un piccolo dono all’Arcivescovo per il suo 50° e sottolineato l’impegno della Consulta a sostenere la Caritas diocesana. Uno dei responsabili della Caritas, il sig. Salvatore Pappalardo, ha poi ringraziato per il dono economico che permetterà di aiutare molte famiglie che si rivolgono ai suoi servizi. I rappresentanti della Consulta, infatti, in modo autonomo e anonimo, hanno donato alla Caritas una cospicua somma di denaro.
Nella gioia dello Spirito, vissuta, in un clima sereno e pieno di Dio, ognuno ha ringraziato il Signore per l’esperienza fatta e per questo dono di Grazia.