di Don Antonino De Maria
Eccellenza Rev.ma,
non scrivo a nome di questa chiesa né del presbiterio perché non ho titolo per farlo ma a nome mio, per questo tratto della nostra vita percorso insieme da quando davanti alla parrocchia che allora guidavo si è inchinato a baciare per terra, quella terra che evoca un luogo, una casa dove vive quella porzione della Chiesa di Dio che è la Chiesa Catanese, volti, vite, percorsi che da quel momento si sarebbero intrecciati con la sua vita personale e la sua sequela di Cristo.
Credo che oggi si debba ringraziare il Signore per questi anni passati insieme, per il mistero della grazia che ci è stata donata dallo Spirito attraverso di Lei, attraverso la sua fatica pastorale e umana, le sue doti e le sue fragilità, la sua persona.
A volte ci dimentichiamo che siamo stati chiamati tra i poveri: non sempre poveri economicamente o culturalmente, ma di quella povertà di cui è intessuta la nostra umanità, deboli per confondere quelli che presumono di essere forti, che vivono nella pretesa di sé, di essere qualcuno e che troppo facilmente si dimenticano di essere quel fango amato da Dio; fango amato, non dimentichiamolo mai.
Il Signore in un momento tragico disse dei suoi: “Io conosco quelli che ho scelto”. C’è Pietro, c’è Giuda: due poveracci eppure due scelte diverse. Il Signore ci conosce bene per questo ci ha scelto, perfettamente imperfetti, sempre a rischio di perderci. Ma quanta grazia, quanto amore in questa parola.
Spesso nei momenti celebrativi le ho sentito chiedere perdono per le sue mancanze, per i suoi peccati, per le sue inadempienze. E noi? Non dovremmo chiederle perdono, a lei e al Signore, per i giudizi, le pretese, le sofferenze che le abbiamo inflitto? So che Lei si schernisce, ma so anche quante volte ho pianto per quello che sentivo e pregato per Lei, al quale rendevamo più pesante la sarcina dell’episcopato.
Sicuramente sono state altrettanto grandi le sue gioie, condivise con noi e con il santo popolo di Dio: per quello che la misericordia di Dio donava a ciascuno di noi e la gioia di accogliere nella comunione episcopale due figli di questa Chiesa.
Ora mi permetta di chiederle una cosa: continui ad essere guida di questa Chiesa fino all’ultimo giorno, sia del suo mandato sia della sua vita. Continui a testimoniarci il suo attaccamento al Signore e alla Chiesa. Continui a richiamarci alla sequela di Cristo con la gioia della giovinezza del cuore, di chi si allieta della misericordia del Signore. Possa ciascuno di noi sentirsi accompagnato e sostenuto dalla sua fede, sempre. Le voglio bene e con me sono sicuro le vuole bene la maggior parte dei fedeli di questa diocesi. Preghi sempre per questo clero, grande e povero allo stesso tempo. Ci benedica con la benedizione del Signore e che Lui la conservi nella Pace.
Buon 50° Eccellenza.