«L’emergenza Covid-19, in tutta la sua gravità, ci sta aprendo gli occhi su tante cose, non ultimi i limiti dell’assistenza non ospedaliera. Limiti normativi, evidenziati dalle oggettive difficoltà che le strutture stanno affrontando per proteggere ospiti e operatori».
Duro j’accuse, quello pronunciato dall’Uneba Sicilia, ramo regionale della più rappresentativa e longeva organizzazione nazionale di categoria del non profit, principalmente di matrice cattolica, in ambito socio-sanitario, assistenziale ed educativo.
Degli oltre 900 enti associati, 50 sono quelli siciliani e da soli, tramite servizi domiciliari, ambulatoriali, diurni e residenziali, quasi sempre erogati in convenzione con le Asp e i Comuni, coprono le esigenze di un bacino d’utenza di circa 5000 utenti: anziani non autosufficienti, diversamente abili, minori a rischio.
L’ente datoriale sta facendo squadra con i propri iscritti per fronteggiare l’emergenza del contagio da Covid-19, che non sta risparmiando i più fragili. «Stiamo vivendo un momento molto delicato e doloroso – spiega il neo presidente di Uneba Sicilia, Santo Nicosia –: vediamo spegnersi anziani e persone con disabilità. Siamo in guerra contro un nemico invisibile, e non siamo armati come dovremmo. Mancano i dispositivi di protezione individuale, i tamponi. Solo grazie all’ingegno e all’abnegazione degli operatori, in alcuni casi le strutture assistenziali e riabilitative sono riuscite a mettere in autoproduzione mascherine e soluzioni igienizzanti per le mani. Siamo consapevoli del dramma quotidiano vissuto negli ospedali da tutto il personale sanitario, che sta facendo un lavoro immane per salvare vite umane. Ma anche noi siamo in piena emergenza: siamo tenuti al rispetto delle linee guida nazionali e regionali in materia di contenimento del contagio, ma, dal punto di vista normativo, molte realtà vengono inquadrate come ‘para ospedaliere’ e non risulta prioritario, da parte delle istituzioni sanitarie, dotarle dei dpi».
Per Nicosia, l’emergenza è resa ancora più grave dalla fragilità dell’utenza delle case di riposo e dei centri di riabilitazione: «Si tratta di persone con patologie gravi – sottolinea il presidente di Uneba Sicilia – e quasi sempre non autosufficienti; nel caso dei diversamente abili, parliamo poi di soggetti che non sono in grado di comprendere, e rispettare, la regola del distanziamento sociale, con tutti i rischi che questo comporta per loro e gli operatori. E per il personale che li assiste, fra cui molti medici e infermieri, è doppiamente faticoso e rischioso».
«Per questo motivo – conclude Santo Nicosia –, rinnoviamo l’appello già lanciato alle Istituzioni competenti: non lasciateci soli».