Una caratteristica forma di espressione di pietà popolare più conosciuta al mondo è sicuramente la festa di S. Agata, che si svolge nei tre giorni dal 3 al 5 febbraio a Catania, un miscuglio di fede ed emozione, inno alla vita giovanile e supplica di protezione, bisogno di identificazione collettiva e orgoglio di appartenenza.
Il 5 febbraio, si ha la partecipazione di una enorme folla di devoti al solenne Pontificale in onore della santa martire catanese Agata, quest’anno presieduto dal cardinale Leonardo Sandri – già Arcivescovo argentino, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e dallo scorso 24 gennaio Sottodecano del Collegio cardinalizio -, e come ogni anno si è registrata la presenza di molti membri dell’episcopato siciliano. Questo appuntamento costituisce un momento irripetibile di fede e di condivisione di comuni valori religiosi ancora rintracciabili nell’anima di un popolo alimentato dalla devozione verso l’amata Patrona. Dopo il saluto cordiale ed affettuoso dell’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, il Cardinale Sandri entra nel vivo della solenne Concelebrazione. Di seguito si riporta il testo dell’omelia.
Eminenza Reverendissima, Cardinale Paolo Romeo,
Eccellenza Reverendissima e cara, Arcivescovo Salvatore Gristina,
Eccellenze Reverendissime,
Distinte Autorità Civili e Militari,
Reverendi Sacerdoti, Religiosi, Religiose, Seminaristi,
Sorelle e Fratelli nel Signore!
1. Sono lieto e onorato di essere qui con voi quest’oggi, per onorare la Patrona Sant’Agata, e dire insieme a ciascuno di voi l’acclamazione della preghiera e della fede Semu tutti devoti tutti! Con questo grido deponiamo ai piedi della santa tutte le intenzioni che portiamo nel cuore, l’anelito alla salvezza e alla benedizione che solo il Signore ci può garantire, e che vuole diffondersi nei cuori e nella società, con il dono della prosperità, della salute, della riconciliazione tra i contendenti, della giustizia e della legalità, del perdono, della crescita del bene comune attraverso l’impegno e la dedizione di tutti, della speranza per il futuro dei nostri figli e delle nostre figlie, le giovani generazioni. Preghiamo specialmente con loro e per loro, qui a Catania, in Sicilia, nella nostra Italia, nell’Europa e nel mondo: l’esempio di fortezza e di integrità della giovane Agata li sostenga nelle scelte coraggiose che sono chiamati a prendere nella propria vita, imparando a donarla ogni giorno nei piccoli gesti come nelle grandi scelte, ciascuno secondo la propria vocazione.
2. Ieri mattina, quando ancora era buio, nel silenzio di questa Cattedrale avete atteso l’inizio solenne dei festeggiamenti con la Santa Messa dell’Aurora, celebrata dall’Arcivescovo: le reliquie della santa hanno poi iniziato quel pellegrinaggio per le strade della città che continuerà anche nelle prossime ore. Ora è il Signore Gesù che ancora una volta ci raduna in questo tempio, ci fa sentire Chiesa – Ekklesia, comunità radunata per ascoltare la sua parola e spezzare il pane, Corpo di Cristo dato per noi e Sangue versato per la nostra salvezza. E’ il segreto di Agata: senza il Signore Gesù amato, desiderato, accolto nei sacramenti la sua forza nel resistere alla persecuzione si sarebbe esaurita quasi subito. Lei con la sua vita e la sua testimonianza ci ricorda il detto di Gesù “senza di me non potete fare nulla”: lo ricordano bene gli Atti del martirio quando ci fanno ascoltare dalle sue labbra “le vostre parole sono venti, le vostre minacce fiumi, che per quanto imperversino contro i fondamenti della mia casa, essa non potrà cadere, fondata com’è sopra pietra ben ferma”. La fermezza nella fede e la perseveranza di Agata nonostante le violenze subite sono l’eco di quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura, tratta dal secondo libro dei Maccabei: anche lì siamo ammaestrati dall’esempio di sette giovani fratelli, insieme con la loro madre, perseguitati perchè non vogliono tradire il Signore Dio d’Israele e la Legge che aveva dato al suo popolo. Le loro risposte al re che si fa loro carnefice sembrano a noi come un panno prezioso intessuto di gemme e ricamato con il filo luminoso della speranza “il re dell’universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna.. da Lui spero riavere di nuovo queste membra.. è preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di esser da lui di nuovo resuscitati..”. Lungo i secoli e la storia, il filo luminoso della speranza raggiunge anche la giovane Agata, ed intesse su di lei l’abito della grazia che nessun tiranno le può strappare: esso è un vestimento interiore che avvolge il suo cuore e lo custodisce per Cristo. Proprio lui è l’origine e il fondamento della speranza, ed Egli ci ha lasciato un segno tangibile del suo accompagnare la Chiesa nel trascorrere dei giorni: è il Successore dell’apostolo Kefas-Pietra, Pietro, il Santo Padre Francesco: a lui va oggi da Catania il nostro pensiero e la nostra preghiera, perchè il Signore lo custodisca e lo protegga e doni a noi nell’ascolto del Suo magistero e guardando alla sua testimonianza quella stabilità nella fede che fu di sant’Agata e di tutti i martiri, di ieri e di oggi.
3. Si rimane colpiti nel leggere la vita di Sant’Agata anche per il contesto in cui avvenne il suo martirio: la persecuzione dell’epoca di Decio in cui la giovane cade vittima è animata dal desiderio di ripristinare la pietas romana e il culto agli dei tradizionali di fronte all’invasione dei culti stranieri, soprattutto orientali. Paradossalmente dunque, ciò che anima il carnefice di Agata, il proconsole Quinziano, oltre alla concupiscenza che vuole rapire la sua bellezza e verginità data a Dio, è un desiderio “religioso”. Si intende ripristinare qualcosa di esteriore che dovrebbe garantire una pace sociale imponendolo come un atto formale, che in quanto tale non potrà mai giungere a toccare il cuore delle persone. Agata non teme di contrapporsi a tale impostazione vuota e di apparenza: lei che è di famiglia aristocratica si definisce schiava, perchè appartenente a Cristo, ed al tempo stesso autenticamente libera, con il suo desiderio di donarsi al Signore. Il proconsole, che si sente onnipotente, è invece il vero schiavo, interiormente delle sue passioni e al di fuori con l’adesione ad una religiosità soltanto formale. Anche oggi il recupero dei valori cristiani nella nostra Europa passi attraverso la vita e la testimonianza credibile dei fedeli, nella preghiera e nella carità: nel volto dell’altro, anche straniero, possiamo sempre riconoscere il volto del Cristo che si fa incontro a noi.
4. Anche la pagina proclamata di san Paolo ai Corinzi ci ha messi di fronte alla stessa potenza che abbiamo contemplato nella forza di sant’Agata: sotto le apparenti contraddizioni, emerge il modo in cui il Signore ci salva. Non quello maestoso e potente che l’uomo si sarebbe potuto immaginare da parte di Dio, ma quello della Croce di Cristo: “come impostori, eppure siamo veritieri; come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo; come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti”. Tale coraggio che nasce in cuore conquistato da Cristo e tutto proteso a Lui, non è soltanto quello di Sant’Agata, ma anche di fratelli e sorelle che in questi anni ed anche oggi subiscono il martirio a causa del nome del Signore. A motivo del mio incarico come Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali non posso non pensare al dramma che si consuma non lontano da qui, nel Vicino e Medio Oriente, in particolare in Siria ed Iraq. Oggi la presenza di due Vescovi provenienti dal Burkina Faso, con il quale sono attivi da anni alcuni progetti di collaborazione nella vostra Chiesa catanese, ci ricorda la strage di cristiani avvenuta all’inizio di dicembre del 2019, alle quali si sommano le persistenti violenze o rapimenti in Nigeria. Ma non voglio dimenticare quell’appartenenza ha Cristo che ha generato in Sicilia una lotta per la liberazione dell’uomo e soprattutto delle giovani generazioni dai tentacoli delle organizzazioni malavitose: penso tra tutti al beato don Pino Puglisi. La Chiesa di Roma oggi ricorda infine i quattordici anni dalla uccisione di don Andrea Santoro. Le sue parole riassumono tutte le vicende di martirio che ho evocato: “Il vantaggio di noi cristiani nel credere in un Dio inerme, […] in un Dio che attira con l’amore e non domina col potere, è un vantaggio da non perdere. E’ un ‘vantaggio’ che può sembrare ‘svantaggioso’ e perdente e lo è, agli occhi del mondo, ma è vittorioso agli occhi di Dio e capace di conquistare il cuore del mondo”.
5. All’intercessione di Sant’Agata affidiamo dunque il nostro desiderio di essere saldi nella fede, ardenti nella speranza, perseveranti nella carità che giunge a donare la vita. Chiediamo che con la sua preghiera vegli su tutte le donne del mondo: su quelle che sono state violate nella loro dignità, alle madri che piangono per i loro figli, alle spose abbandonate, a quelle che sono sfruttate o che buttano la propria esistenza con scelte sconsiderate. La nostra società vegli sul ruolo prezioso della donna, e non consenta mai che nemmeno una canzone possa violarne la dignità con linguaggi volgari o che incitano alla violenza. Ci aiutino e veglino su di noi la Tutta Santa Madre di Dio, Maria Santissima, e sant’Agata. Amen