La processione con il fercolo e il busto reliquiario di Sant’Agata ha percorso il cosiddetto “giro esterno”, che in passato tracciava il perimetro delle mura cittadine, raggiungendo i luoghi indicati dalla tradizione come quelli della sua sepoltura e del martirio, con l’importante messaggio dell’Arcivescovo alla città in Piazza Stesicoro (di seguito riportato integralmente)
Fratelli e Sorelle nel Signore,
Carissimi devoti di S. Agata,
1. Anche quest’anno ci rivediamo qui in Piazza Stesicoro, così numerosi e devoti, per un momento di riflessione e di preghiera durante la processione in onore della nostra Santa Patrona.
Un concorso di popolo, al quale si uniscono i tanti fratelli che ci seguono ormai attraverso i mezzi di comunicazione, una folla che quasi si stringe alla sua Santuzza per dirle tutto il suo affetto, la sua vicinanza, quì proprio dove, secondo la tradizione avvenne il suo martirio, nei luoghi dove questa giovane ragazza venne offesa, violata, giudicata empiamente ed uccisa.
Negli ultimi anni questo incontro con Sant’Agata è reso particolarmente significativo da un gesto che ancora una volta compiremo: il rinnovo delle promesse battesimali, lo stesso che compiamo la notte di Pasqua, lo stesso che fanno i genitori in occasione del battesimo dei loro figli, ancora piccoli, e, quindi, incapaci di assumere personalmente gli impegni battesimali, lo stesso che compì Sant’Agata nostra Santa Patrona.
Rinnovare le promesse del Battesimo, significa ricordarci anzitutto che siamo battezzati, siamo cioè figli di Dio e della Chiesa, siamo amati dal Padre ed accolti dalla comunità ecclesiale, non siamo cioè mai soli, mai abbandonati, sempre in buona compagnia e siamo chiamati a vivere in Cristo, con Cristo e per Cristo.
La vita cristiana, infatti, si costruisce sul Battesimo ed essere cristiani significa essere coerenti con il dono ricevuto, con le promesse fatte a nome nostro o da noi stessi.
2. Negli Atti degli Apostoli ci sono tante esperienze di persone che sono state battezzate. Ma qual è lo scopo del battesimo e qual è il suo significato per la nostra vita cristiana?
Lo insegna San Paolo, nella lettera ai Romani (6, 3-4): “O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita”.
La “morte” di cui parla Paolo è una morte per la mia vecchia vita; significa smettere di vivere secondo la mia natura umana peccaminosa e le sue tendenze. Allora posso iniziare a camminare in “novità di vita” obbedendo ai comandamenti di Dio.
Essere battezzati, però, non ci libera per sempre ed una volta per tutte dalle tentazioni, ma possiamo, come afferma l’autore della lettera agli Ebrei (4,15), vincere nelle tentazioni come ha fatto Gesù: “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa compatire con noi le nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato”.
Il beato Antonio Rosmini [1797-1855] affermava che “il battezzato subisce una segreta ma potentissima operazione, per la quale egli viene sollevato all’ordine soprannaturale e vien posto in comunicazione con Dio” (cfr. Del principio supremo della metodica…, Torino 1857, n. 331).
Ma il Battesimo da solo non basta. È necessario che, dopo il Battesimo, ci impegniamo ad educarci nella fede, ad istruirci secondo la sapienza della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa, così che cresca in noi il germe della fede per raggiungere la piena maturità cristiana con la Cresima e la partecipazione alla Santa Messa domenicale. Sappiamo bene quanto è pure necessaria la preghiera personale e comunitaria.
3. Come sapete, le promesse battesimali costituiscono un momento importante del rito del Battesimo e consistono anzitutto nella rinunzia a Satana, alle sue seduzioni ed alle opere del male e comportano ancora la professione di fede in un solo Dio in tre Persone.
La vita cristiana è una lotta quotidiana contro il male, è un crescere nella fede, cioè nel restare sempre uniti al Signore.
Tutti noi, sia pur in misura e modi diversi, sperimentiamo l’azione del male nella nostra vita. Il male semina discordia, divisione, inquietudine e, soprattutto, ci fa perdere la pace. Anche se la sua seduzione può apparire inizialmente gratificante, in realtà, l’esperienza ci insegna che essa diventa come un tarlo che svuota la nostra vita e ci logora dall’interno.
Ecco perché la Chiesa, nella sua sapienza, ci invita anzitutto a rifuggire dal male e dalle tentazioni che possono insidiare la nostra vita.
Ma soprattutto ci esorta a ricordarci dell’importanza di affidarci a Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Ci induce anche a rivolgere lo sguardo sempre in alto, come ha fatto la nostra martire Agata e come ancora oggi, fanno i tanti martiri del nostro tempo.
Guardare in alto significa contemplare l’Amore trinitario che un grande Padre della Chiesa, Sant’Agostino d’Ippona, esprimeva con il cosiddetto “circolo dell’amore”. Dobbiamo saper guardare al Padre che è l’amante, al Figlio che è l’amato, allo Spirito che è l’amore, il flusso d’amore vitale che lega il Padre e il Figlio e che ci introduce in questo circolo vitale.
Oh! se riuscissimo veramente ad entrare in questo circolo di amore e di luce! Oh! se Sant’Agata ci ottenesse dal Signore questo grande dono per noi e per la nostra Comunità cittadina.
Le relazioni umane rifiorirebbero, la libertà e la giustizia sarebbero le regole e l’orientamento della vita personale e sociale, la gioia e la pace diverrebbero il frutto della nostra esistenza.
Lo ottenga per noi dal Signore la vergine nostra Patrona.