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Don Giuseppe Bellia, riflessione sulla domenica della parola: «primato di Dio nella vita della Chiesa»

di Giuseppe Bellia

Per presentare la – domenica della parola- nelle parrocchie, si propone una riflessione che si suddivide in cinque parti: 1. Introduzione; 2. Alcune considerazioni biblico-teologiche per entrare nello spirito di questa domenica; 3. Che cos’è e come fare la lectio divina in parrocchia o nei gruppi di ascolto; 4. Suggerimenti sui cinque punti richiamati dalla lettera del Papa per onorare la Domenica della Parola; 5. Un eventuale promemoria per diaconi (e presbiteri) per la celebrazione domenicale.

  1. Introduzione

Lo scopo di questa domenica, voluta da papa Francesco è quello di promuovere «la celebrazione, la riflessione e la divulgazione della Parola di Dio». Per fare questo al n. 3 della Lettera apostolica sono date le seguenti cinque precise e dettagliate indicazioni:

– «Nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede.

– In questa domenica, in modo particolare, sarà utile evidenziare la sua proclamazione e adattare l’omelia per mettere in risalto il servizio che si rende alla Parola del Signore.

– I Vescovi potranno in questa Domenica celebrare il rito del Lettorato o affidare un ministero simile, per richiamare l’importanza della proclamazione della Parola di Dio nella liturgia.

È fondamentale, infatti, che non venga meno ogni sforzo perche si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata, cosi come avviene in maniera ormai usuale per gli accoliti o i ministri straordinari della Comunione.

Alla stessa stregua, i parroci potranno trovare le forme per la consegna della Bibbia,

o  di un suo libro, a tutta l’assemblea in modo da far emergere l’importanza di continuare nella vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con un particolare riferimento alla lectio divina».

(traccia indicativa di riflessione biblica e liturgica per presentare la Domenica della Parola. rivolta ai parroci, ai diaconi e a quanti hanno a cuore di crescere nella conoscenza delle Scritture).

La nostra diocesi, attraverso il Verbum Domini, ha svolto sin dal 1995 un servizio alla centralità della Parola di Dio nella vita delle nostre comunità, organizzando settimane bibliche, sussidi per i tempi forti e corsi di formazione per i lettori. Con il mese di ottobre il Verbum Domini ha ripreso gli incontri diocesani di ascolto settimanale della Parola, ogni lunedì alle 20.30 nella Parrocchia di Santa Maria della Mercede. Fino a giugno, si segue l’itinerario di una lettura continuata e integrale della Bibbia, libro per libro, nella coscienza che la Parola di Dio deve essere ascoltata per intero. Come ricorda papa Francesco, è il mezzo privilegiato, unitamente all’Eucarestia e ai poveri, per «un incontro personale con Gesù Cristo vivo nella sua Chiesa». In quest’anno, 2019/2020, d’accordo con alcuni parroci, stiamo leggendo il libro del Deuteronomio che ci accompagnerà fino alla Quaresima.

La crisi di fede che stiamo attraversando è dovuta anche alla nostra scarsa conoscenza delle Scritture, soprattutto al fatto che non frequentandole abitualmente in modo comunitario e personale, la nostra relazione con il Signore si affievolisce, la nostra preghiera diventa meccanica e abitudinaria, il nostro cuore si addormenta e i nostri pensieri si adeguano inconsapevolmente a una piatta mondanità. «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo», ci ricorda il Concilio, citando S. Girolamo, che ha dedicato tutta la sua vita allo studio e alla traduzione della Bibbia.

Non si tratta soltanto d’ignoranza. La Scrittura è veramente parola viva, relazione in atto con Gesù, ogni volta che ci mettiamo in ascolto di essa in modo non superficiale o frettoloso. La sua è una parola potente, capace di operare nella nostra vita. Leggere e meditare le Scritture è veramente ascoltare Gesù e lasciarsi trasformare dentro dalla relazione con lui. Non farlo è chiuderci in noi stessi e affievolire la fiamma dello Spirito in noi, divenendo sempre più incapaci di consegnare la fede a chi viene dopo di noi.

La vita delle nostre parrocchie ha immenso bisogno di immergersi nelTascolto personale e comunitario della Parola, per ritrovare l’unità dei cuori e degli intenti e per lasciare operare davvero il Signore in ogni cosa che viviamo e negli impegni che assumiamo in famiglia, nella Chiesa, nel lavoro e nel mondo.

Per molti la lettura della Bibbia è una impresa difficile, improponibile ai fedeli che di fatto la sconoscono non preoccupandosi di averne una comprensione come è richiesto da Gesù nella prima delle parabole: «tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende. viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada» (Mt 13,19). Purtroppo questa considerazione è familiare anche ad alcuni catechisti e diaconi (ma anche a certi presbiteri come si vede dal tipo di omelie, lontane da quanto consigliato dal Papa). Per alcuni la lettura della Bibbia è una pratica discontinua, solo per pochi è una risorsa abituale. Ai primi il Papa raccomanda che non sia condotta in modo improvvisato e superficiale, come fanno i fondamentalisti, trascurando quelle indicazioni sapienti che la Chiesa ha dato lungo i secoli.

A ben vedere questo modo improvvido di accostarsi alla Bibbia è causato da una mancanza di ascolto comunitario, soprattutto nei momenti ordinari che la comunità parrocchiale vive. Nessuno di noi può ritenersi troppo inesperto o incapace se, davanti a un testo o a una frase difficile, con umiltà invoca allo Spirito «un raggio della sua luce», chiedendo aiuto a quanti hanno una maggiore conoscenza dei testi biblici. In ogni caso, è parola del Vangelo, dove Gesù ricorda che la sua parola è rivelata proprio ai piccoli: questi hanno parte del Regno di Dio e della vera comunione con Cristo. A costoro sono svelati i segreti di Dio, nascosti ai dotti e ai sapienti (Mt 11,25-30; 1 Cor 1,19-2,16).

L’invito è dunque rivolto a tutti e in particolare:

Si tratta soltanto di cominciare, con cuore semplice e aperto, spinti dalla simpatia che i battezzati non possono non avere per la persona di Gesù, attirati dal Padre per ascoltare e comprendere la sua amabile voce (Gv 10,4.16).

Certamente, tra le iniziative più utili ed efficaci, c’è la diffusione più ampia della lectio divina. La lettura orante della Bibbia, permette di sperimentare quanta fecondità viene dal testo sacro, letto alla luce dell*intera tradizione spirituale della Chiesa. Lettura guidata della Sacra Scrittura che si può svolgere in parrocchia o in piccoli Gruppi di ascolto.

I Gruppi di Ascolto offrono la possibilità di accogliere il dono della Parola di Dio nella vita quotidiana, mediante rincontro all*interno delle case in un clima semplice di preghiera e di fraternità. Questi gruppi sono variamente presenti nel nostro tessuto diocesano e si propongono come uno strumento di vera evangelizzazione, adattabile ed efficace ai singoli uditori della Parola. Per alcuni sono ormai diventati un’importante esperienza personale e pastorale, soprattutto per gli adulti. Attraverso la lettura e l’ascolto della Scrittura, il dialogo e il confronto, con l’aiuto del l’animatore, i partecipanti al gruppo, cercano risposte concrete che li aiutino ad assumere stili di vita coerenti con quanto richiede la Parola di Dio. La proposta di formazione si realizza soprattutto attraverso:

l’elaborazione di un sussidio con un itinerario biblico da svolgere nei vari Gruppi di Ascolto articolato normalmente in 5 o 7 argomenti su un tema annuale scelto in accordo con tutta la Chiesa diocesana;

L’incontro con la Parola, quando arriva al cuore, ricorda il Papa, ci immette nella festa di Dio, ci riempie di gioia ed è la nostra forza: «non si capisce la festa della domenica senza l’incontro con la Parola di Dio».

Aprire il cuore all’incontro con la Parola di Dio ci rende gioiosi. Il Papa invita ad ascoltare con attenzione, «senza lasciare che la Parola entri da un orecchio ed esca dall’altro». Papa Francesco ci ricorda che «la Parola di Dio ci fa gioiosi, l’incontro con la Parola di Dio ci riempie di gioia e questa gioia è la mia forza, è la nostra forza. I cristiani sono gioiosi perché hanno accettato, hanno ricevuto nel cuore la Parola di Dio e continuamente incontrano la Parola, la cercano». Inoltre suggerisce a ogni uditore della Parola, come riprova, un breve esame di coscienza:

–          «Come ascolto la Parola di Dio?

–          O semplicemente non la ascolto?

–          Come m’incontro con il Signore nella sua Parola?

–          Sono convinto che la gioia del Signore è veramente la mia forza?»

Schema semplice per chi volesse avere un’indicazione di massima per la lettura/ascolto, personale e comunitaria della Scrittura. Suggeriamo la traccia che da anni seguiamo nelle riunioni del Verbum Domini:

Col lume celeste. Signore, previenici sempre e dovunque, affinché accogliamo con degno affetto e contempliamo con sguardo puro il mistero di cui tu ci hai voluto partecipi.

Consigli utili per non disperdersi in distrazioni, smarrendo il legame inevitabile che c’è tra lettera e spirito, segno sacramentale delFunione indivisibile in Cristo Gesù della sua umanità con la sua divinità.

Naturalmente non si tratta di passare in rassegna tutti questi singoli punti ma di conoscerli e di farne tesoro di volta in volta.

–          Raccogliti in un luogo adatto. 11 silenzio e la posizione di riposo aiutano la docilità all’ascolto.

–          Invoca lo Spirito Santo (preghiere brevi. Salmi) perché ti apra il cuore alla relazione con il Signore.

–          Leggi e rileggi il testo: fare attenzione al suo contesto prossimo, al senso delle singole parole e delle frasi nel loro insieme.

–          Ricordati del contesto remoto: il testo che leggiamo è una traduzione, è stato scritto molti secoli addietro; i primi cristiani avevano una maggiore accessibilità al linguaggio usato dagli evangelisti mentre a noi è richiesto un minimo di studio paziente per andare oltre l’usura del tempo.

–          Chiediti come il testo si può spiegare accostandolo ad altri testi delle Scritture (espressioni analoghe, termini ricorrenti, temi simili).

–          Attendi una parola ispirata proprio per te, senza fretta e con umile docilità. E il Signore ad attirarci nella sua relazione: se ritarda, attendilo, non mancherà.

–          Metti insieme le letture capite, le illuminazioni ricevute per comprendere come tutto parla di Cristo, del suo amore fedele che ci invita a seguirlo nella quotidianità della vita.

–          Lascia che sgorghino dal tuo cuore il pentimento, la supplica, la gratitudine e l’intercessione, che preparano il cuore al silenzio della lode, vertice di ogni preghiera cristiana. Fai diventare invocazione ripetuta una frase del testo, come tua risposta al Signore, come preghiera che ti accompagnerà lungo il giorno o lungo la settimana.

–          Concludi sereno con la preghiera che Gesù ci ha insegnato: nulla è perso di quanto si è cercato con pazienza, a suo tempo mieteremo il suo frutto.

–          «Nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede».

Avere un lezionario o un evangelario impreziosito da una rivestitura adeguata che il diacono porta in processione all’altare perché lo apra dai sigilli con gesto solenne e profetico di pura configurazione cristologica (vedi Ap 5,1-9), per rivelare la Parola di Dio al popolo riunito in ascolto orante. Tutto si svolga senza fretta e con la dignità richiesta dalle celebrazioni dette solenni. È bene ricordare di poter valorizzare con un canto corale l’importanza del versetto che introduce alla lettura del Vangelo.

–          «In questa domenica, in modo particolare, sarà utile evidenziare la sua proclamazione e adattare l’omelia per mettere in risalto il servizio che si rende alla Parola del Signore».

Vedi quanto è stato detto sopra (al n. 2), nella lettera ai parroci e ai diaconi, per presentare in modo adeguato alla circostanza il senso di questa gioiosa celebrazione domenicale. Si può sempre fare riferimento ai Praenotanda e alla introduzione teologica premessa a ogni lezionario domenicale.

–          «I Vescovi potranno in questa Domenica celebrare il rito del Lettorato o affidare un ministero simile, per richiamare Timportanza della proclamazione della Parola di Dio nella liturgia».

Potrebbe essere un rito solenne di investitura da svolgere in Cattedrale per chi ha partecipato ai corsi di preparazione biblica e di conveniente declamazione o eventualmente dai singoli parroci nella ricorrenza annuale della Domenica della Parola.

Il vescovo potrebbe proporre ogni anno alla sua Chiesa la lettura comunitaria di un libro della Scrittura a parrocchie e a movimenti per rafforzarsi nella comunione vicendevole. Potrebbe anche chiedere alle librerie cattoliche di promuovere per tempo un’offerta scontata della Bibbia o di singoli libri e commenti.

–          «È fondamentale, infatti, che non venga meno ogni sforzo perché si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata, così come avviene in maniera ormai usuale per gli accoliti o i ministri straordinari della Comunione».

Vedi quanto indicato come proposta, sopra al numero 2, senza nulla togliere alla serena, competente e composta creatività delle singole comunità celebranti.

–          «Alla stessa stregua, i parroci potranno trovare le forme per la consegna della Bibbia, o di un suo libro, a tutta l’assemblea in modo da far emergere l’importanza di continuare nella vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con un particolare riferimento alla lectio divina».

In questa domenica si può consegnare il Vangelo ai piccoli del catechismo, agli accoliti e ai ministri straordinari della Comunione che, insieme al Corpo di Cristo, sanno di portare innanzitutto ai fratelli ammalati o anziani, la luce della Parola ascoltata e meditata che prepara l ‘incontro con il suo Spirito.

1. La preparazione. La Messa festiva va preparata, desiderata, celebrata con dignità. La preparazione significa anche la meditazione personale della parola di Dio offerta dalla liturgia domenicale, anche se non si prevede di dover predicare. Alcuni diaconi preparano la liturgia della Parola della domenica successiva insieme ai presbiteri e ai fedeli della comunità. I diaconi cercano, per quanto è possibile, di partecipare alla celebrazione eucaristica anche durante la settimana.

Pregare mentre si celebra. Il diacono si preoccupa anzitutto di pregare realmente mentre celebra; solo cosi potrà educare altri alla preghiera. Egli farà memoria del fatto che la liturgia è prima di tutto azione di Gesù a nostro vantaggio, non qualcosa che noi facciamo per lui; nella celebrazione liturgica è possibile riconoscere il primato di Dio che agisce, il primato dello Spirito che opera. In questo senso, la celebrazione liturgica è anche esercizio del distacco da noi stessi, nella certezza che siamo in Gesù. Egli si prende cura di noi quando non riusciamo a esprimere quei sentimenti profondi che desidereremmo avere: «la liturgia è davvero una grande educatrice al primato della fede e della grazia: è quello che chiamo l’aspetto “mistico’’ della liturgia, che non vanifica il cammino ascetico di cura minuziosa di tutte le osservanze liturgiche, ma ne costituisce il cuore e l’anima» (C.M. Martini).

Il diacono presta il cuore e la voce e tutta la sua persona alla preghiera universale della Chiesa, la sua è una “preghiera di servizio alla Chiesa”.

Il diacono insegna a pregare. Il diacono insegna a pregare anzitutto coltivando sull’assemblea di fronte alla quale è posto lo stesso sguardo di Gesù che, vedendo le folle, «ne ebbe compassione» (Me 6,34). Il diacono coltiva il gusto di una celebrazione fatta bene, verifica che ognuno conosca il compito che gli è affidato nella celebrazione e si preoccupa che per ogni compito nell’ambito della celebrazione (chi è chiamato ad accogliere, i lettori, i ministranti e i cantori) vi sia nei limiti del possibile qualcuno incaricato di svolgerlo.

Il diacono insegna a pregare facendo proprio uno stile di preghiera semplice e vero, che evita gli estremi del narcisismo, delPestetismo e della trasandatezza.

Il diacono prega e insegna a pregare anche nel contesto concreto del suo vissuto: quindi nel contesto di coppia o familiare, nel contesto professionale o dove svolge il suo ministero diaconale.

La vita secondo lo Spirito a partire dal ministero. Il Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti afferma che «fonte primaria del progresso nella vita spirituale è senza dubbio l’adempimento fedele e instancabile del ministero in un motivato e sempre perseguito contesto di unità di vita» (n. 51).

Sulla stessa linea, si può ricordare che «il ministero, se svolto secondo lo Spirito, conduce a tratti inediti di vita spirituale che avvicinano a Dio, configurando a Gesù, il servo obbediente. Per fare qualche esempio: il diacono impara di nuovo a pregare proprio perché deve curare, guidare, formare la preghiera della comunità; il diacono impara la consistenza della carità perché la esercita nella paziente edificazione della comunione con i presbiteri, con gli altri diaconi, con il popolo cristiano. In particolare nell’assistenza dei malati, nella premura verso i poveri. nell’ascolto delle persone; il diacono approfondisce la conoscenza e l’amore della Chiesa perché se ne fa carico con diretta responsabilità nel consigliare, nel collaborarc, nel dirigere alcuni aspetti delPattività pastorale. Il diacono sposato approfondisce la sua spiritualità diaconale, proprio perché in comunione con la moglie compie un continuo discernimento su impegni, priorità ed eventuali momenti di condivisione di attività pastorale: il diacono celibe approfondisce il significato del suo celibato proprio perché nel ministero unifica la sua storia e la sua persona nel segno del servizio e del l’imitazione di Gesù».

La preghiera d’intercessione. Preghiera nobile, molto gradita a Dio. Intercedere significa vivere l’amore di Dio per il mondo pregando: intercedere è pregare per tutti coloro che ci sono affidati, come fece Gesù fin dagli inizi della sua vita pubblica. I diaconi pregano intercedendo anche per quanti incontrano non soltanto nel loro ministero ma anche nella loro condotta quotidiana.

Pregare la Parola. Per la lectio divina. il criterio di organizzazione del diacono non è normalmente quotidiano ma piuttosto settimanale. (Si può svolgere in un momento preciso durante la settimana o distribuendo la lectio su un unico testo “spalmato” nel corso della settimana). Per il diacono, la parola di Dio è spesso “nomade”, trascritta in brevi versetti da portarsi in giro, su foglietti tascabili, da riprendere ogni tanto durante la giornata: briciole saporose della Parola.

I ritmi della preghiera del diacono. A). La preghiera quotidiana: ogni giorno deve essere ritmato dalla preghiera liturgica; il diacono s’impegna a pregare almeno Lodi. Vespri e Compieta. B). La preghiera settimanale: perché la vita spirituale si nutra, la settimana deve essere caratterizzata in modo da prevedere almeno un momento settimanale di lectio divina approfondita e un momento di preghiera prolungata per es. nella forma del l’adorazione eucaristica. C). La preghiera annuale: l’anno liturgico è un atto di sapiente pedagogia della Chiesa; ogni anno è doveroso, nei limiti del possibile, vivere un corso di esercizi spirituali.

Si possono indicare alcune dinamiche di maturazione della preghiera, di progresso nell’assimilazio-ne dell’autentico spirito di preghiera da parte dei diaconi. Esse sono state formulate dalla sapienza degli accompagnatori della formazione ma sono emerse anche dal vissuto dei diaconi stessi e di coloro che sono in formazione:

  1. il passaggio dal dovere di pregare al gusto per la preghiera, dalla preghiera subita alla preghiera ricercata, avvertita come un bisogno e di cui si soffre la mancanza, come un momento di respiro, di distensione: si impara ad avvertire il piacere della preghiera;
  2. il passaggio dalla preghiera come “qualcosa da fare” alla preghiera come “luogo” in cui “ci si lascia fare”, ci si lascia plasmare dallo Spirito, ci si lascia trasformare interiormente, conseguendo quindi i frutti dello Spirito, che sono gioia e pace e benevolenza e soprattutto la gratuità del dono, la carità (vedi Gal 5,22);
  3. il passaggio dal mistero al ministero: dal semplice adempimento di riti alla cura per fare entrare l’assemblea nella preghiera della Chiesa, anzitutto facendo propria la preghiera stessa della Chiesa e lasciando spazio alPaffermarsi del primato della dimensione ecclesiale della preghiera;
  4. l’acquisizione progressiva della regolarità della preghiera, l’ordine, il metodo della preghiera: il passaggio dalla spontaneità un po’ casuale alla regolarità che non spegne la verità della partecipazione personale; è un     acquisire la fedeltà vera, oltre gli infruttuosi
  5. slanci;
  6. imparare a familiarizzare sempre di più nella preghiera con l’umanità di Cristo, uomo di preghiera che ci insegna continuamente a pregare:
  7. la scoperta e la valorizzazione dell’ascolto come anche del silenzio della Parola: serve ad aver cura e crescere nella qualità della propria interiorità;
  8. trasformare il centro della propria vita: non più incentrati su se stessi per superare le opposte derive dell’intimismo e dell’iperattivismo, cioè dello gnosticismo e del pelagianesimo.
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