Prospettive

In scena “Il martirio di Agata” di Don Sapienza: «Stimolo per accostarsi di più alla Parola di Dio»

La Comunità parrocchiale Madonna del Divino Amore in Catania presenterà il dramma sacro di Don Piero Sapienza “Il Martirio di S. Agata”, domenica 26 gennaio 2020 alle ore 18,30, nella Chiesa di S. Agata La Vetere. 

Si tratta di un lavoro teatrale, che la comunità realizza sin dal febbraio del 1985, quindi da ben 35 anni, con lo scopo preciso di attuare una catechesi popolare sul senso e il valore della testimonianza di fede che S. Agata ci ha lasciato con il suo martirio, affrontato per amore di Gesù Cristo.  Intanto, bisogna  notare che è significativo il luogo in cui si terrà la sacra rappresentazione.

Infatti, nella Chiesa di S. Agata La Vetere si custodisce il sarcofago in cui venne deposto il corpo della giovane Agata dopo il martirio. Inoltre, la Chiesa è ubicata nel sito dove sorgeva il Pretorio romano e il carcere (come è stato evidenziato dagli scavi promossi dal Rettore della Chiesa, don Ugo Aresco, il quale suole ripetere “Le pietre parlano e raccontano la Storia di Agata e Catania”); quindi il dramma sacro ci farà rivivere la passione di S. Agata nei luoghi dove questa si svolse.

E’ importante questa conoscenza, perché aiuta a inquadrare storicamente la vicenda martiriale di Agata. Anche per questo, il testo teatrale prevede la presenza di due lettori che illustrano le caratteristiche della persecuzione, “generale e sistematica”, contro i cristiani decretata dall’imperatore Decio nel 250 d.C.

Lo svolgimento della Sacra rappresentazione è arricchito dalla proiezione di diapositive che accompagnano gli spettatori attraverso quelle parti della città di Catania che ricordano la presenza di S. Agata. Il papa S. Giovanni XXIII aveva definito la nostra martire “Agata splendidissima”, e questo grande splendore il testo teatrale da noi proposto lo evidenzia partendo dagli Atti del martirio (o meglio dalla Passio di Agata) sfrondati da leggende e luoghi comuni, come per esempio quello che vuole far credere che Quinziano fece martirizzare Agata perché questa rifiutò la sua proposta di matrimonio.

La Sacra rappresentazione, messa in scena dalla comunità parrocchiale Madonna del Divino Amore, ripercorre le tappe del processo che la cristiana Agata affronta in un crescendo continuo prima di lusinghe, poi di minacce, e infine di carcere e  torture, come d’altronde previsto dallo stesso Decio, il quale non voleva creare “martiri”, ma “rinnegati”, che aderissero alla religione romana, allo scopo di rafforzare maggiormente il potere imperiale.

Durante la persecuzione di Decio i “rinnegati” chiamati “lapsi”, ovvero “caduti”, uomini e donne che avevano rinnegato la fede cristiana per salvarsi la vita furono molti.

Ma Agata, nonostante la sua giovane età,  non si lasciò trascinare da questo andazzo generale, e ben radicata nell’amore per il Signore Gesù vinse il carcere e le torture fino alla condanna a  morire bruciata su una brace di carboni ardenti.

I dialoghi  del processo tra Agata e Quinziano, riportati negli Atti del martirio, e rielaborati nel nostro testo teatrale, ci mostrano una giovane di animo forte, capace di controbattere anche con espressioni taglienti: ad esempio, dopo la tortura ai seni, Agata con coraggio apostrofa così il Magistrato romano: “Empio e crudele tiranno, non ti vergogni di troncare in una donna quelle sorgenti da cui tu stesso traesti alimento, succhiando al petto di tua madre?”.

In tanti passaggi del processo, si può notare l’attualità della figura di Agata che testimonia, con grande fierezza, la dignità della donna. Pensiamo cosa vuol dire oggi nel nostro tempo in cui si consumano tanti femminicidi. Quest’ anno, la rappresentazione su S. Agata, coincide con la Giornata della Parola, che Papa Francesco ha voluto per tutta la Chiesa nella Terza domenica del Tempo Ordinario: si tratta di una bella coincidenza perché il nostro lavoro teatrale  evidenzia che la vita della martire Agata è stata alimentata dalla Parola di Dio, al punto di uniformare tutti i suoi  sentimenti a quelli di Cristo.

In tal modo, la rappresentazione del martirio della nostra santa Patrona può diventare per tutta la comunità ecclesiale catanese stimolo per accostarsi ancora di più alla Parola di Dio, alimentando le radici della vita cristiana per essere testimoni credibili del Nome di Cristo, sapendo dare a tutti “ragione della speranza che è in noi”.

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