A Catania il parroco della Chiesa di Monserrato Alfio Barbagallo, ha destinato la somma dei regali ricevuti, i risparmi personali e i contributi di generosi parrocchiani e amici, per completare a Luanda in Angola – Africa un “Centro di salute” aprendo 10 ambulatori medici, per venire incontro alle popolazioni bisognose.
Il lodevole gesto di servizio e di attenzione ai poveri in una terra lontana, senza attendere la ricompensa ed il riconoscimento di gratitudine, deriva dalla cultura della “diaconia” e del servizio, di cui Padre Barbagallo è stato maestro, avendo guidato come delegato arcivescovile, il primo Corso Teologico “Sant’Euplio” per la formazione al diaconato permanente dei laici.
In questo modo i suoi gesti diventano un’espressione di concretezza e di realizzazione nell’essere a servizio della comunità, stile connotativo del sacerdote e del diacono.
Mons. Alfio Barbagallo, ha partecipato in Angola alla solenne cerimonia d’inaugurazione del Centro, alla presenza del Sindaco, della Municipalità dei medici, degli infermieri e di tantissimi malati poveri, ha sviluppato così un’intensa consapevolezza dello stato di povertà di quella gente, vedendo con i suoi occhi la vera e drammatica povertà della gente che nasce, vive e muore nella miseria e nell’abbandono.
Quella povertà , molto diversa dalla nostra, che merita anch’essa tanta attenzione e servizi da parte delle Istituzioni e dei singoli cittadini, reclama una specifica attenzione da parte della politica delle Nazioni.
Mentre oggi tanti parlano di accoglienza dei migranti e la televisione ha riempito i suoi palinsesti con le immagini dei barconi, con le connesse polemiche anche giudiziarie, nel silenzio operoso di un albero che cresce più che di una foresta che brucia, Padre Barbagallo, constatando che la casa canonica della parrocchia in Via Balduino, a pochi passi dalla Chiesa, non veniva utilizzata, l’ha messo a disposizione, in comodato d’uso gratuito, affidandone la cura alla Comunità di S Egidio, la quale si è fatta carico della ristrutturazione e lo scorso 27 ottobre è stata inaugurata e benedetta dando ospitalità a tre giovani nigeriani e a due italiani.
Gesto concreto che prende ispirazione dal detto evangelico “Mi avete visto straniero e mi avete accolto” diventa così segno di concreta accoglienza, che ha fatto seguire i fatti alla proclamazione della “cultura dell’accoglienza” in linea a molti gesti che Papa Francesco in questi anni ha ampiamente incoraggiato.
Catania è ricca di segnali concreti di carità e la storia ricorda il grande Cardinale Beato Giuseppe Benedetto Dusmet che distribuiva ai poveri anche la biancheria e le lenzuola oltre al “panettello”.
Nel quartiere di Monserrato cento anni ha ben operato Suor Anna Cantalupo, Figlia della Carità, la quale, grazie alla generosa munificenza della baronessa Anna Zappalà, ha costruito la “Casa della Carità” per l’assistenza dei poveri a domicilio.
«È da gridare – sottolinea Mons. Alfio Barbagallo – a squarciagola tutto ciò che le comunità cristiane fanno per i bisognosi, vicini e lontani, perché il mondo veda, perché il mondo creda. L’Angola mi ha sconvolto. Constatare l’immane sofferenza di milioni e milioni di poveri senza acqua e senza fogne, che scappano non solo per la guerra, ma soprattutto per l’atroce miseria che li attanaglia. Se fossi nato lì, sarei scappato mille volte anch’io. Le colonie, dopo avere sfruttato per secoli quei territori hanno lasciato quella gente in una condizione disumana. Meravigliosa l’opera dei missionari e dei volontari che costruiscono e gestiscono ospedali e scuole. Aspetto ancora che le Nazioni europee e l’Italia in particolare aiutino sul posto questi fratelli. I ciarlatani di turno seminano paura e odio, ma vadano a vivere per quindici giorni in quella miseria. Il Centro di salute a Luanda, la casa alloggio di migranti e bisognosi sono un piccolo segno che Gesù continua ad essere vivo nel cuore dei veri discepoli».
Durante le cerimonia di benedizione dei locali, il responsabile della Comunità di S. Egidio ha presentato ai fedeli della parrocchia le diverse modalità di accompagnamento e d’integrazione dei migranti e dei bisognosi, organizzati in piccole fraternità, con la guida di un responsabile della Comunità a garanzia del sereno coinvolgimento nella condivisione delle diversità e nel reciproco rispetto.