di Don Giovambattista Zappalà
In questi giorni, diversi parroci e cappellani d’ospedale, sono chiamati a fare discernimento sulla scelta dei nuovi ministri straordinari della santa comunione, inestimabili operatori della pastorale degli infermi.
Data di nascita
La Sacra Congregazione per la disciplina dei Sacramenti, con l’Istruzione Immansae Caritatis pubblicata il 29 gennaio 1973, ha dato facoltà agli Ordinari del luogo di scegliere persone idonee come ministri straordinari della comunione; cioè il semplice battezzato, cresimato adulto, uomo o donna può venire incaricato della distribuzione del pane eucaristico sia durante che fuori la santa Messa.
Un fatto di notevole importanza pastorale che allora suscitò meraviglia ma anche rifiuto. Alcune notizie storiche. Questo ministero a molti è apparso come una novità senza precedenti. Ma così non è; basta conoscere un po’ di storia. Sappiamo che dal II secolo incaricati di portare la santa comunione agli infermi erano i diaconi; ma risulta che più di un caso fu affidato ad un ragazzo.
Nei primi tre secoli, tempo di persecuzioni, troviamo dei laici, specialmente quando il sacerdote era impossibilitato, che si recavano nelle carceri o nelle case, portando la comunione. Fino al V secolo non era molto raro che un laico, anche donna, fosse incaricato di portare il viatico ad un moribondo per urgente necessità, o per un grande distanza dalla chiesa o per un impedimento del sacerdote.
Qualità del ministro straordinario della distribuzione della santa Comunione.
L’Istruzione vaticana delinea chiaramente le qualità del ministro straordinario. Infatti si legge: Il fedele, ministro straordinario della santa Comunione, debitamente preparato, si deve distinguere per la vita cristiana, la fede e la condotta.
Dovrà cercare di essere all’altezza di questo grande compito, di coltivare la pietà verso la santissima Eucaristia e di essere di esempio agli altri fedeli con la sua devozione e il suo rispetto verso l’augustissimo Sacramento dell’altare. Nessuno sia scelto a tale ufficio, se la sua designazione possa essere motivo di stupore ai fedeli (Immensae Caritatis VI). Come si vede, nel designare il fedele a tale ministero si dovrà tenere conto di diverse aspetti: abbia fatto un cammino di vita cristiana, viva la fede e pratichi di vita ecclesiale; viene ribadita la necessità di una adeguata e basilare formazione biblica-teologica-liturgica.
Oltre a ciò è importante che siano scelte persone in buona salute ed equilibrate anche dal punto di vista umano; fedeli che per un complesso di doti umane e di virtù cristiane siano credibili alla comunità, veri testimoni della fede e che siano bene accolti dal popolo (Nessuno sia scelto a tale ufficio, se la sua designazione possa essere motivo di stupore ai fedeli: Immensae Caritatis VI) .
In base a tutto questo, non si dovranno accogliere autocandidature ma dovranno essere scelti, perché alla base di qualsiasi servizio nella Chiesa – compreso il ministero straordinario – c’è la chiamata. Assolutamente da evitare perché pericolosissima e che talvolta si è rivelata nefasta, è la pratica da parte del parroco di raccogliere la disponibilità di chi vuole essere ministro straordinario dal microfono a fine Messa! Certamente deve esserci la generosità e la disponibilità del fedele ma precedute e accompagnate dalle designazione, frutto di un discernimento comunitario.
Precisazioni
La Congregazione del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il 23 aprile 2004 con l’Istruzione Redemptionis Sacramentum ha precisato che la giusta denominazione non è ministro straordinario dell’Eucaristia (come se ‘straordinariamente’ potrebbero celebrare l’Eucaristia!) ma “ministri straordinari distribuzione della santa comunione”. Il nome di ‘ministro dell’Eucaristia’ spetta propriamente al solo Sacerdote (Redemptionis Sacramentum, 156). Ancora, la suddetta Istruzione asserisce che Se è di solito presente un numero di ministri sacri sufficiente anche alla distribuzione della santa Comunione, non si possono deputare a questo compito i ministri straordinari della santa Comunione.
In simili circostanze, coloro che fossero deputati a tale ministero, non lo esercitino. È riprovevole la prassi di quei Sacerdoti che, benché presenti alla celebrazione, si astengono comunque dal distribuire la Comunione, incaricando di tale compito i laici. (157; leggi pure il n. 158). Significa che il ministro straordinario agisce in assenza o impedimento dei ministri ordinati o dell’accolito; al contrario, il ministro straordinario starà al suo posto. Per estensione, non spetta al ministro straordinario aprire e chiudere il tabernacolo, se non per necessità.
L’ aggettivo straordinario è in riferimento al tempo e allo spazio. E’ un ufficio temporaneo; il nostro arcivescovo ha stabilito che dopo sei anni il ministro straordinario deve fermarsi. E tale servizio è limitato in tutte le diocesi, anche se con durata diversa. Inoltre, è un ministero limitato all’ ambito di una parrocchia o cappellania d’ospedale.
Tra il serio e il faceto, dico ai ministri straordinari agli incontri diocesani, che la Chiesa benedice i loro sei anni di ministero e l’ambito in cui sono stati inviati. Il “di più” … non proviene dalla Chiesa. So che non è sempre facile trovare delle persone idonee e disponibili ad esercitare tale prezioso ufficio; ma credo che i parroci insieme agli attuali ministri straordinari, debbano largamente in anticipo alla scadenza, sensibilizzare fedeli che potrebbero in futuro svolgere tale ministero.
Gli operatori pastorali – ministri ordinati compresi – devono essere animatori di comunità, cioè capaci di coltivare i carismi, operare il discernimento, impegnarsi che sboccino altri ministeri nelle nostro comunità parrocchiali. Se ci adagia al “sempre disponibile” operatore
pastorale (che sia ministro straordinario o catechista o sacrista), non si vedranno altri fedeli capaci e desiderosi di servire la comunità. Quando arrivò la decisione dell’arcivescovo che dopo sei anni i ministri dovevamo lasciare il ministero straordinario e fermarsi per almeno un anno, io stesso, come parroco, ebbi un momento di smarrimento. Convocai i ministri straordinari in carica, chiesi di pregare e di darmi pure una rosa di nome di fedeli che avrebbero potuto svolgere negli anni successivi il suddetto ministero.
Vi assicuro che questo discernimento (popolo e pastori insieme…) portò dei nomi inaspettati e luminosi; mi spinse ad allargare gli orizzonti su altri fedeli che si sono inseriti nella vita parrocchiale esercitando egregiamente tale ministero. Ricordate ai ministri straordinari – l’Ufficio liturgico lo fa sempre – che una volta ricevute le particole consacrate, devono andare direttamente a casa dell’infermo e non fermarsi a parlare con altre persone, scambiare saluti, andare al supermercato visto che è di passaggio…. Purtroppo ci risultano casi del genere.
Inoltre i ministri straordinari non devono assolutamente portare a casa la particola consacrata se dovesse rimanere in più (esempio è la indisponibilità improvvisa da parte di un infermo a ricevere la santa comunione); devono quindi fare l’impossibile a riportare in chiesa il pane consacrato rimasto in più, anche se hanno la buona intenzione di farlo al più presto (altra soluzione è darne due all’ultimo infermo da visitare). Vigilate che i ministri straordinari usino il rito previsto dalla Chiesa. Ci risulta infatti che alcuni utilizzano riti da loro inventati a sfondo devozionale.
E’ bene che il ministro straordinario abbia tre o quattro infermi da visitare per poter esercitare con serenità il ministero e dedicare qualche tempo al colloquio con l’infermo. Secondo Redemptionis Sacramentum n. 159 si legge che Non è in nessun modo consentito al ministro straordinario della santa Comunione delegare all’amministrazione dell’Eucaristia qualcun altro, come ad esempio un genitore, il marito o il figlio del malato che si deve comunicare.
La santa comunione si porta in domenica (il sabato pomeriggio per la Chiesa è già domenica!); no invece alla comunione il sabato mattina (il sabato mattina è feriale!); né ha senso portare la comunione il primo venerdì del mese (o qualsiasi giorno feriale) e non la domenica.
Infine, di grande utilità potrà giovare a tutti rileggere le Premesse al libro liturgico rosso Rito della comunione fuori della Messa e culto eucaristico, testo ufficiale per i ministri ordinati, accoliti e ministri straordinari. L’Ufficio liturgico – con i carissimi don Pasquale, don Vincenzo e il diacono don Silvio – diocesano è sempre a disposizione della comunità diocesana