Concluso il “Grest” dell’oratorio Rosario di Adrano, che ogni anno vede coinvolti centinaia di ragazzi di tutto il paese. Quest’anno tuttavia, è stato l’ultimo anno che padre Antonino La Manna ha guidato l’oratorio.
Così alcuni giovani hanno voluto ricordare con una lettera e un video, i suoi diciotto anni trascorsi all’interno della realtà nella quale sono cresciuti e si sono formati.
Caro Padre Nino:
Giovanni: Saccu di malanni ri zuccu e chienu spanni! Certamente se leggessi da questo foglio questo detto siciliano a te molto caro, con il tuo amore per la puntualizzazione grammaticale, troveresti di che ridire! Tuttavia, nella misura in cui oggi leggiamo noi, stai sereno e non ci pensare! Il fatto è che tutto questo discorso, è un po’ come la storia di panaru iusu, panaru susu, semplice e comprensibile. Nella misura in cui tuttavia ti sembrerà opportuno starci ad ascoltare, vorremmo narrare qui, molto semplicemente, anche attraverso queste frasi stereotipate, che per anni abbiamo sentito risuonare nelle nostre orecchie (altre ce ne sarebbero ma ti usiamo misericordia…) quanto ormai, oltreché nel cuore, tu ci sia entrato anche nel cervello! Chi di noi alzandosi al mattino dopo aver superato le 7.30 non si è un po’ sentito in colpa? Chi non ha visto in cielo, a mo’ di allucinazione, proiettato il tuo viso – tipo bat-segnale – ogni qual volta usciva un sabato di quaresima per una semplicissima pizza?! Chi di noi il 5 agosto non ha provato ogni anno una certa sensazione di disagio e ansia, non so per quale motivo, incistata nella propria psiche? Chi, mettendosi alla guida e incontrando un automobilista un po’ maldestro, sapendo di averti sul sedile accanto, non ha provato un po’ quel brivido sulla schiena, tipo guerra del Vietnam? Lo ammettiamo, abbiamo passato ore a cercare chiavi che Tu avevi lasciato sul baldacchino sopra il tabernacolo, colpevolizzandoci a vicenda e cercando al più presto il responsabile di tale atto sacrilego di dimenticanza al fine di placare Molock. E vogliamo parlare della ricerca affannata del microfono? Come l’arca perduta uno stuolo di animatori, confusi ed ansiosi, spaventati e timorosi, batté in lungo ed in largo l’oratorio per poi scoprire che non avevi fatto altro che riporlo nel tuo borsello, essertelo portato a casa ed averlo riportato il pomeriggio stesso!
Carmela: Come vedi, potremmo andare avanti per ore, sei responsabile di non pochi traumi nelle nostre storie e questo, ob torto collo, ci segnerà a vita!
Ti siamo grati anche per questo! Se oggi siamo qui non è per rivangare dolorosamente e con nostalgia il passato, che è utile solo se diventa memoria, ma per elevare a Gesù Cristo e a Maria il nostro ringraziamento e la nostra lode per tutto quello che in questi anni di meraviglia ci hanno donato! Per la tua umanità presbiterale che ci è stata offerta senza risparmiare nulla, senza risparmiare tempo, spazio, fiato e sudore, senza risparmiarti! In questi anni di luce, in questi anni di lavoro, in questi anni di umanità piena, ognuno di noi ha sperimentato nella tua presenza la paternità di Dio. Una paternità forte e decisa, che non indica il compromesso con il Vangelo ma la sua radicalità liberante, che non gioca al ribasso nell’invito a mercanteggiare i talenti che ognuno di noi ha ricevuto. Indubbiamente oggi le nostre vite non sarebbero le stesse senza la tua presenza, senza il tempo trascorso insieme a te in questo luogo benedetto che è il Rosario!
Dario: Oggi hai davanti a te uomini e donne, bambini e ragazzi, famiglie giovani e meno giovani, occhi e volti che per anni tra queste mura si sono nutrite del Vangelo e, pur zoppicando, hanno provato a seguire il Signore cercandolo nei piccoli e nei giovani, incontrandoLo sorridente nei loro occhi sorridenti, gioioso nei loro giochi spensierati, dubbioso ed incerto nei loro smarrimenti, ferito e umiliato nelle brutture che la vita a volte ha riservato a qualcuno di loro. E tutto questo lo abbiamo imparato da te, dalla tua premurosa generosità nel servire il Signore, dal tuo non avere dove posare il capo seguendo il Figlio dell’Uomo, dal tuo non esserti mai nascosto dietro un sacerdozio esibito come corazza per nascondere l’uomo ferito che ognuno di noi è. Ti ringraziamo per tutto questo, per la franchezza con la quale ci hai sempre parlato, per la costanza con la quale ci hai sempre atteso anche quando tutto sembrava ormai perduto, per non averci mai fatto sconti sulla serietà della Sequela, sul rispetto che ognuno di noi deve a sé stesso ed alla propria storia così come pensata da Dio, per averci sempre “chiamati a guardare in alto”, per essere stato il testimone, il custode, l’amico, il padre di tutti noi.
Claudio: La bellezza dell’essere comunità, la bellezza dell’essere Chiesa sta nel fatto che nessun legame, costruito dal Signore, può mai venire meno anche quando Egli ci chiama ad essere suoi discepoli in luoghi diversi, ad amarlo con lo stesso amore nelle nuove persone che ci dona di incontrare e servire. È vero! Hai messo un gran ordine nelle nostre vite e, come ci ricorda Teresina, il cielo non basterà per ringraziare il Signore per le grazie ricevute con il tuo ministero. Ora però sei chiamato a mettere ordine nelle vite di nuove persone ed anche, attraverso questo, a dare un nuovo ordine alla tua di vita. In questo nuovo cammino noi vogliamo essere presenti: vogliamo sostenerti con la preghiera e rispondere generosamente ogni qualvolta avrai bisogno dei tuoi figli. Insomma… non sarà facile liberarti di noi! Sappi che invaderemo il Viale Odorico da Pordenone. Verremo a romperti le scatole tutte le volte che sarà possibile, per creare nuovi legami con quella realtà che stiamo imparando ad amare e che è il cuore della nostra diocesi. Sappiamo che il nuovo compito a cui sei chiamato è uno dei più delicati ed ardui che ti si potessero affidare, ma sappiamo pure che con te le cose facili non esistono. Il nostro affetto filiale ti sia sostegno in questo cammino e tutte le volte che proverai sconforto o fatica nel tuo ministero ripensa a tutti i nostri volti, a tutti i bambini che hai incontrato lungo la via in questo luogo santo e pensa che il tuo nuovo compito adesso è quello di formare nuovi padri secondo il cuore di Cristo che sappiano amare loro così come Lui li ama e come tu hai provato a fare con noi.
Padre Nino: E no! Questo non è il momento della tristezza ma della gioia, il momento in cui il Signore ci chiede (perché prima lo ha chiesto a te) di continuare a seguirlo sulle acque della storia cercando di riscattare il rimprovero rivolto a Pietro: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” Che rosariani saremmo se non fossimo sempre disposti a seguire gioiosamente il Signore ovunque Egli ci indichi di andare? Come ci hai insegnato, se non obbedissimo alla Sua voce, forse apparterremmo semplicemente a un Rosario di plastica, asfittico, limitato alle nostalgie ed ai ricordi dei bei tempi andati, costruito sulla sabbia degli uomini e non sulla roccia di Pietro. Allora vorremmo qui ancora non smentire quanto ci hai insegnato in questi anni, vorremmo con te rinnovare la nostra promessa, come abbiamo sempre fatto ogni anno la notte dell’Assunta, di continuare a servire i giovani in qualsiasi luogo essi si trovino, ovunque noi siamo e nella forma di vita in cui il Signore ci chiama, qualsiasi essa sia. Nella comune appartenenza alla Chiesa, visibile e mistica, nella comune sequela, nella partecipazione all’unico Spirito, nell’obbedienza a questa promessa noi saremo sempre uno, saremo sempre rosariani insieme sotto la guida della Mamma celeste.
Grazie Pa’!