Allarme povertà e maltrattamenti, sono 1 milione e 208mila minori che nel nostro paese vivono in una situazione di povertà assoluta, pur con rilevanti differenze regionali e territoriali. A fare saltare all’occhio questi dati, è la seconda edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, intitolato “L’ombra della povertà”, realizzato da Cesvi e presentato presso la Camera dei deputati.
La situazione peggiore si riscontra al Sud, con il 44% della popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale. Sono infatti Napoli, Palermo e Catania le città che presentano una maggiore vulnerabilità a livello sociale e materiale.
Proprio a Catania nello scorso report sulla povertà redatto dalla Caritas, sono stati registrati 225 mila interventi complessivi effettuati dai servizi della Caritas Diocesana nel corso dello scorso anno tra pasti, ascolti, contributi per bollette e affitti, per studiare e per nuove imprese, farmaci, ospitalità, vestiario, e ancora molto altro.
Situazione che a Catania è aggravata dal dissesto finanziario, che mette a rischio servizi essenziali per i più poveri. Lo stesso sindaco Salvo Pogliese ha sottolineato che se il governo nazionale non si dovesse mobilitare, potrebbe esplodere una vera e propria “bomba sociale”.
Spiega il report del Cesvi, che la povertà costituisce un fattore di rischio a elevata criticità, tanto da essere considerata come uno dei fattori predittivi per il maltrattamento minorile e ancor più per la trascuratezza.
Infatti rispetto al 2018, la seconda edizione dell’Indice Cesvi indaga anche la stretta relazione tra maltrattamento infantile e povertà materiale, emozionale, relazionale ed educativa.
“Il maltrattamento avviene trasversalmente in tutte le classi sociali – afferma Daniele Barbone, amministratore delegato Cesvi – tuttavia la condizione economica della famiglia può avere un effetto diretto sul maltrattamento e la trascuratezza” o “un effetto indiretto, aumentando la situazione di stress dei genitori”.
La povertà rende inoltre difficile partecipare ad attività culturali e ricreative. Ulteriori fattori di rischio sono basso livello di istruzione e/o disoccupazione dei genitori e loro consumo di alcol e/o droghe.