LA PREPARAZIONE E LA CELEBRAZIONE DELLE FESTE PASQUALI
Il 16 gennaio 1988 la Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti pubblicò una lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali intitolata Paschalis sollemnitatis (= PS). Si tratta di una lettera semplice e chiara, che costituisce tuttora l’ultimo aggiornamento valido in materia. Ne suggeriamo una rilettura a tutti i sacerdoti e diaconi, invitandoli anche a trasmettere il testo a tutti i loro collaboratori per la liturgia (ministri istituiti, lettori di fatto, ministranti, salmisti e responsabili del coro e della musica, religiose, sacristi, ministri straordinari della comunione). La celebrazione del Triduo è il vertice dell’anno liturgico.
La ricchezza dei segni richiede disponibilità di persone competenti e generose ed esige una preparazione fatta con largo anticipo e meticolosa cura. Si eviti di sommergere la ricchezza dei gesti e dei segni con troppe parole e lunghe monizioni esplicative. Basterà un intervento del commentatore prima dell’inizio delle singole celebrazioni in cui si richiami il senso della giornata e della celebrazione. Gli interventi del commentatore e dello stesso celebrante vadano valutati con molta parsimonia. Si approntino i sussidi liturgici necessari per favorire la partecipazione dei fedeli con il canto: tutti dovrebbero avere a disposizione testi delle acclamazioni, delle risposte ai salmi, dei canti corali.
DOMENICA DELLE PALME
«La processione sia una soltanto e fatta sempre prima della Messa con maggiore concorso di popolo, anche nelle ore vespertine, sia del sabato che della domenica. Per compierla si raccolgano i fedeli in qualche chiesa minore o in altro luogo adatto fuori della chiesa, verso la quale la processione è diretta. I fedeli partecipano a questa processione portando rami di palma o di altri alberi. Il sacerdote e i ministri precedono il popolo portando anch’essi le palme» (PS 29).
Possibilmente non si rinunci alla forma lunga della Passione. La forma breve è proposta dal Lezionario per celebrazioni e contesti particolari (con i bambini, negli ospedali, ecc.). Il Vangelo, come sempre, si ascolta in piedi. Naturalmente, chi ha bisogno potrà sedersi.
«Il “Passio” viene cantato o letto dai diaconi o dai sacerdoti o, in loro mancanza, dai lettori, nel qual caso la parte di Cristo deve essere riservata al sacerdote. La proclamazione della Passione si fa senza candelieri, senza incenso, senza il saluto al popolo e senza segnare il libro; solo i diaconi domandano la benedizione del sacerdote, come le altre volte prima del Vangelo». (PS 33) Al ricordo della morte del Signore si fa una pausa e tutti si inginocchiano, stando rivolti all’altare.
GIOVEDÌ SANTO – MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE
Per tutto il giorno non è consentita la celebrazione di messe esequiali. Si può celebrare il solo rito esequiale con la Liturgia della Parola (il sacerdote indossa il piviale di colore violaceo). «La Messa nella Cena del Signore si celebra nelle ore vespertine, nel tempo più opportuno per una piena partecipazione di tutta la comunità locale. Tutti i presbiteri possono concelebrarla, anche se hanno già concelebrato in questo giorno la Messa del crisma, oppure se sono tenuti a celebrare un’altra messa per il bene dei fedeli». (PS 46) «Prima della celebrazione il tabernacolo deve essere vuoto. Le ostie per la comunione dei fedeli vengano consacrate nella stessa celebrazione della Messa. Si consacri in questa Messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente. «Si riservi una cappella per la custodia del Santissimo Sacramento e si orni in modo conveniente, perché possa facilitare l’orazione e la meditazione: si raccomanda il rispetto di quella sobrietà che conviene alla Liturgia di questi giorni, evitando o rimuovendo ogni abuso contrario. Se il tabernacolo è collocato in una cappella separata dalla navata centrale, conviene che in essa venga allestito il luogo per la reposizione e l’adorazione» (PS 48-49).
Questa norma chiede di essere rettamente intesa e puntualmente applicata, anche rimuovendo alcune situazioni di vero e proprio abuso. Si chiede di riservare una cappella e un tabernacolo, ovvero il luogo della custodia abituale del SS. Sacramento, per quella che è una custodia con adorazione solenne protratta nella notte e finalizzata alla comunione nel giorno seguente. Non è prevista la possibilità di realizzare scenari sul modello del presepio che propongono allegorizzanzione di episodi della passione, del sacerdozio, dell’Eucaristia, della fedeltà dei discepoli o del tradimento di Giuda. Non si deve ricostruire l’ambiente del Cenacolo, né tentarne la trasposizione nell’oggi del quartiere.
Diverse parrocchie realizzano da tempo queste scenografie per il giovedì santo, in un luogo distinto dalla chiesa come per esempio nel salone parrocchiale o in qualche aula di catechismo; ma diventa certamente disturbante creare questi apparati nella cappella del Santissimo. La lavanda dei piedi è un rito facoltativo. Su richiesta di Papa Francesco, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nel gennaio 2016 ha mutato la rubrica del Messale che riservava questo gesto agli uomini. Secondo il giudizio dei parroci si potranno quindi ammettere anche le donne.
Si possono coinvolgere anche bambine e bambini ma non in modo esclusivo: sarebbe opportuno che il gruppo esprimesse opportunamente la variegata composizione di una comunità cristiana, che comprende anche anziani, poveri, sofferenti. «Durante la processione delle offerte, mentre il popolo canta l’inno “Dov’è carità e amore”, possono essere presentati i doni per i poveri, specialmente quelli raccolti nel tempo quaresimale come frutti di penitenza» (PS 52). È l’unico caso in cui il Messale indica il canto per l’offertorio: un canto che peraltro è conosciuto da tutti i fedeli, è presente in tutti i repertori parrocchiali, in latino o in italiano, con varie melodie. Non è il caso di cercare altri canti. Si raccomanda la processione dei doni portati dai fedeli: innanzitutto il pane e il vino per l’Eucaristia, quindi, se ci sono, doni veri per la chiesa e i poveri. I doni non destinati alla mensa eucaristica, come pure le offerte in denaro, non vanno mai deposti sull’altare, ma su una apposita credenza ben distinta dai luoghi liturgici. Si evitino monizioni esplicative dei doni (la processione è accompagnata dal canto) e doni simbolici o allegorici.
Si consiglia l’uso del Canone Romano, che il Messale riporta con le varianti proprie del giorno. Si valuti la possibilità di distribuire a tutti i fedeli la comunione sotto le due specie. «Terminata l’orazione dopo la Comunione, si forma la processione che, attraverso la Chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l’incenso. Intanto si canta l’Inno “Pange lingua” o un canto eucaristico. La processione e la reposizione del Santissimo Sacramento non si possono fare in quelle chiese in cui il Venerdì santo non si celebra la Passione del Signore». (PS 54) «Il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può mai fare l’esposizione con l’ostensorio, perché questa non è una esposizione del Santissimo Sacramento. Il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro.
Si eviti il termine stesso di “sepolcro”: infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare “la sepoltura del Signore”, ma per custodire il pane eucaristico per la Comunione, che verrà distribuita il Venerdì nella Passione del Signore» (PS 55). «Si invitino i fedeli a trattenersi in chiesa, dopo la Messa nella Cena del Signore, per un congruo spazio di tempo nella notte, per la dovuta adorazione al Santissimo Sacramento solennemente lì custodito in questo giorno. Durante l’adorazione eucaristica protratta può essere letta qualche parte del Vangelo secondo Giovanni (Cap. 13-17).
Dopo la mezzanotte si faccia l’adorazione senza solennità dal momento che ha già avuto inizio il giorno della Passione del Signore». (PS 56) Questa adorazione notturna deve essere preparata con molta cura, predisponendo anche sussidi scritti per la preghiera personale. Nel caso di una animazione con preghiere e canti si lasci sempre uno spazio cospicuo di silenzio per la preghiera di adorazione personale. «Terminata la Messa viene spogliato l’altare della celebrazione» (PS 57).
VENERDÌ SANTO – PASSIONE DEL SIGNORE
Il Venerdì nella Passione del Signore è giorno di penitenza obbligatoria in tutta la Chiesa, da osservarsi con l’astinenza e il digiuno. In questo giorno sono del tutto proibite le celebrazioni dei sacramenti, eccetto quelli della Penitenza e dell’Unzione degli infermi. Le esequie siano celebrate senza canto e senza il suono dell’organo e delle campane. Si raccomanda che l’Ufficio delle letture e le Lodi mattutine di questo giorno siano celebrati con la partecipazione del popolo. Si faccia la celebrazione della Passione del Signore nelle ore pomeridiane e specificamente circa le ore quindici nel pomeriggio. Per motivi pastorali si consiglia di scegliere l’ora più opportuna, in cui è più facile riunire i fedeli: per es. dal mezzogiorno o in ore più tarde, non oltre però le ore ventuno (PS 63).
Si rispetti religiosamente e fedelmente la struttura dell’azione liturgica della Passione del Signore (Liturgia della Parola, Adorazione della Croce e santa Comunione), che proviene dall’antica tradizione della Chiesa. A nessuno è lecito apportarvi cambiamenti di proprio arbitrio. (PS 60-64) 5 Non è consentito unire (per fusione o giustapposizione) la celebrazione della Passione con i pii esercizi (via crucis, quadri viventi, processioni). «La Croce da mostrare al popolo sia sufficientemente grande e di pregio. Per questo rito si scelga la prima o la seconda formula indicata nel Messale.
Si presenti la Croce all’adorazione di ciascun fedele, perché l’adorazione personale della Croce è un elemento molto importante in questa celebrazione. Si adoperi il rito dell’adorazione fatta da tutti contemporaneamente solo nel caso di un’assemblea molto numerosa. Per l’adorazione si presenti un’unica Croce, nel rispetto della verità del segno. Durante l’adorazione della Croce si cantino le antifone, i “Lamenti del Signore” e l’Inno, che ricordano la storia della salvezza, oppure altri canti adatti». (PS 68-69) «Dopo la celebrazione si procede alla spogliazione dell’altare, lasciando però la Croce con alcuni candelieri.
Si prepari in chiesa un luogo adatto (per es. la cappella di reposizione dell’Eucaristia nel Giovedì Santo, rimuovendo i fiori), ove collocare la Croce del Signore, che i fedeli possano adorare e baciare e dove ci si possa trattenere in meditazione. Per la loro importanza pastorale, non siano trascurati i pii esercizi, come la “Via Crucis”, le processioni della Passione e la memoria dei dolori della Beata Vergine Maria. I testi e i canti di questi pii esercizi siano in armonia con lo spirito liturgico. L’orario dei pii esercizi e quello della celebrazione liturgica siano composti in modo tale che l’azione liturgica risulti di gran lunga superiore per sua natura a tutti questi esercizi» (PS 71-72).
SABATO SANTO
«Il Sabato santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua Passione e morte, la discesa agli inferi ed aspettando nella preghiera e nel digiuno la sua Risurrezione. È molto raccomandata la celebrazione dell’Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine con la partecipazione del popolo. Dove ciò non è possibile, sia prevista una celebrazione della Parola di Dio o un pio esercizio rispondente al mistero di questo giorno.
Possono essere esposte nella chiesa per la venerazione dei fedeli l’immagine del Cristo crocifisso o deposto nel sepolcro o un’immagine della sua discesa agli inferi, che illustra il mistero del Sabato santo; ovvero l’immagine della beata Maria Vergine Addolorata. Oggi la Chiesa si astiene del tutto dal celebrare il sacrificio della Messa. La santa Comunione si può dare solo in forma di Viatico. Si rifiuti la celebrazione delle nozze e degli altri sacramenti, eccetto quelli della Penitenza e dell’Unzione degli Infermi» (PS 73-75).
VEGLIA PASQUALE
L’intera celebrazione della Veglia pasquale si svolge di notte; essa quindi deve o cominciare dopo l’inizio della notte o terminare prima dell’alba della domenica (PS 78). Tale regola è di stretta interpretazione e pertanto è bene rimuovere gli abusi e le consuetudini contrarie, che talvolta si verificano, così da anticipare l’ora della celebrazione della veglia pasquale nelle ore in cui di solito si celebrano le Messe prefestive della domenica (PS 78).
1. IL LUCERNARIO
«Per quanto possibile, si prepari fuori della chiesa in luogo adatto il rogo per la benedizione del nuovo fuoco, la cui fiamma deve essere tale da dissipare veramente le tenebre e illuminare la notte. Nel rispetto della verità del segno, si prepari il cero pasquale fatto di cera, ogni anno nuovo, unico, di grandezza abbastanza notevole, mai fittizio, per poter rievocare che Cristo è la luce del mondo» (PS 82). Va definitivamente abbandonata la prassi del finto cero pasquale, ovvero un tubo di plastica che simula forma e colore di un cero, ma che non lo è, non si consuma e non finisce: questo è in aperto contrasto con le indicazioni liturgiche e contraddice ciò che viene cantato nel preconio (si pensi al riferimento all’ape madre che ha prodotto la cera che si consuma).
2. LA LITURGIA DELLA PAROLA
L’attenzione pastorale consente di limitare le letture dell’Antico Testamento fino a un minimo di tre, con obbligo di non omettere la narrazione della prima pasqua (terza lettura), ma si tratta di una concessione pastorale legata a situazioni particolari, non della normalità, che prevede le nove letture, seguite dai salmi cantati e dalle singole orazioni. Il Gloria è un inno: come tale, soprattutto in questa notte, richiede il canto.
3. LA LITURGIA BATTESIMALE
La Pasqua è per eccellenza e fin dall’antichità la notte battesimale. Occorre però distinguere tra l’iniziazione cristiana degli adulti, che nella veglia trova il suo luogo proprio, e il battesimo dei bambini. In quest’ultimo caso occorrerà individuare una famiglia sensibile, che conosca, apprezzi e viva con fede la celebrazione della veglia. Ove non ci siano battesimi, si benedice comunque il fonte. Invece la formula per la benedizione dell’acqua lustrale è riservata alle chiese non parrocchiali (che non hanno il fonte).
4. LA LITURGIA EUCARISTICA
Si valuti la possibilità di distribuire a tutti i fedeli, oltre che ai neofiti, la comunione sotto le due specie. IL GIORNO DI PASQUA Si suggerisce di sostituire l’atto penitenziale con la memoria battesimale e l’aspersione con l’acqua benedetta nella Veglia. Il canto della sequenza è obbligatorio il giorno di Pasqua, facoltativo dell’ottava.
IL TEMPO PASQUALE
La celebrazione della Pasqua continua nel tempo pasquale. I cinquanta giorni che si succedono dalla domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste si celebrano nella gioia come un solo giorno di festa, anzi come «la grande Domenica» (PS 100). «Le domeniche di questo tempo vengono considerate come domeniche di Pasqua e hanno la precedenza sulle feste del Signore e su tutte le solennità. Le solennità che coincidono con queste domeniche si anticipano al sabato. Le celebrazioni in onore della beata Vergine Maria e dei Santi, che ricorrono durante la settimana, non possono essere rinviate a queste domeniche» (PS 101).
È opportuno inoltre che i fanciulli in queste domeniche celebrino i sacramenti della iniziazione cristiana. Si raccomanda molto che soprattutto nell’ottava di Pasqua la santa Comunione sia portata agli infermi. Dove vi è l’uso di benedire le case in occasione delle feste pasquali, tale benedizione sia fatta dal parroco o da altri sacerdoti o diaconi, da lui delegati. Il parroco si rechi a far visita pastorale nella casa di ciascuna famiglia, abbia un colloquio con i suoi membri e preghi brevemente con loro, adoperando i testi contenuti nel libro “Rituale delle Benedizioni”. (PS 103 – 105) Armonizzare sapientemente il Tempo pasquale con il devozionale Mese di maggio dando precedenza al primo, senza tralasciare la lectio continua della celebrazione eucaristica anche feriale.
«Questo sacro tempo dei cinquanta giorni si conclude con la domenica di Pentecoste, in cui si commemora il dono dello Spirito Santo effuso sugli Apostoli, i primordi della Chiesa e l’inizio della sua missione a tutte le lingue, i popoli e le nazioni. Sia favorita la celebrazione protratta della Messa della Vigilia, che non riveste un carattere battesimale come nella 8 Veglia pasquale, ma di intensa preghiera sull’esempio dei discepoli, che perseveravano unanimi in preghiera, con Maria, Madre di Gesù, nell’attesa dello Spirito Santo» (PS 107). Si dia giusto rilievo al settenario in preparazione alla solennità della Pentecoste (cfr. At 1, 4- 5).